E’ opinione diffusa, e talvolta sostenuta anche da studiosi e critici letterari, che le due sorelle Dashwood protagoniste di Sense and Sensibility/Ragione e sentimento, siano modellate sulle due sorelle Austen, e che quindi nella emotiva e solare Marianne, appassionata di letteratura e musica, si possa vedere Jane Austen stessa mentre, nella riflessiva e seria Elinor, punto di riferimento della famiglia, sua sorella Cassandra.
Di certo, non è mai giunto fino a noi alcun riscontro inconfutabile; ed i dati biografici delle due sorelle Austen sono insufficienti per fare deduzioni fondate. D’altro canto, siamo consapevoli che uno scrittore tende a parlare molto di sé nelle prime opere, e che Jane Austen in particolare descriveva la propria realtà quotidiana. Eppure, una cosa è certa: è almeno dal 1870 che questa associazione viene messa in discussione. E non da erudite confutazioni degli esperti. Ma da colui che è considerato il primo biografo ufficiale di Jane.
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Dear Aunt Jane: come nacque il mito – Il Memoir di J.E. Austen-Leigh (2)
Il Memoir più che una biografia è un vero e proprio ricordo familiare, come dice il titolo.
Scritta da James Edward Austen-Leigh nel 1869 sulla base dei ricordi raccolti per il vasto parentado austeniano, e pubblicata il 16 dicembre (questa data vi dice qualcosa?) dello stesso anno ma datata 1870, è di fondamentale importanza per l’origine del “mito” Jane Austen.
Dopo aver chiacchierato della genesi di quest’opera nel post Dear Aunt Jane: come nacque il mito – 1, vi invito ad immergerci nelle sue pagine e scoprire come sono nati alcuni dei miti più radicati intorno alla figura di Jane Austen.
Dear Aunt Jane: come nacque il mito – Il Memoir di J.E. Austen-Leigh (1)
Un elemento accomuna le prime notizie biografiche ufficiali di Jane Austen: sono una questione di famiglia, per di più attentamente sorvegliata e centellinata da coloro che si sono assunti il compito di comunicarle al mondo.
Così, dopo l’exploit di Henry (il fratello prediletto nonché suo “agente”) nella Biographical Notice da lui scritta ad introduzione di Persuasione e Northanger Abbey pubblicati postumi nel 1818 e 1833 (vedi il post La madre di tutte le biografie), il testimone passa al nipote James Edward Austen-Leigh, figlio di James (il fratello maggiore di Jane), vicario di Bray, assiduo frequentatore delle zie Jane e Cassandra da bambino, che scrive A Memoir of Jane Austen (in edizione italiana col titolo Ricordo di Jane Austen, Sellerio 1992, fuori catalogo, ahimé).
Malgrado il tono talvolta fin troppo edificante e vittorianissimo, che può far sollevare più di un sopracciglio, questo scritto resta fondamentale per la fama di Jane – per molti motivi.
Ma soprattutto perché è con questo Memoir che viene scolpito per sempre il mito Jane Austen.
La “madre” di tutte le biografie: la Biographical Notice di Henry Austen
Il suo nome non era mai stato ufficialmente rivelato.
E per quanto si fosse data da fare per tenerlo nascosto (o, quanto meno, non dirlo esplicitamente) pubblicando le sue opere in modo anonimo, la bellezza dei suoi scritti aveva fatto correre il suo nome di voce in voce – così che, prima di pubblicare Emma, un’ampia cerchia di persone (tra cui lo stesso Principe Reggente) sapeva chi era l’autrice di Mansfield Park e dei due romanzi precedenti.
(Per un approfondimento, vedi il post Il nome mio nessun saprà)
Ma la sua morte cambia le carte in tavola.
La pubblicazione postuma di Northanger Abbey e di Persuasion in un unico volume, nel dicembre del 1817, è curata dal fratello prediletto, nonché suo “agente”, Henry – il quale, come omaggio estremo alla sua grande sorella, raccoglie i propri ricordi e li fissa per sempre, a beneficio di tutti, nella Biographical Notice of the Author che precede i due romanzi.
E’ così che il nome di Jane Austen viene regalato al mondo ed all’eternità.
Ed è così che nasce la prima biografia di Jane Austen – che avrà ripercussioni notevoli su tutto quanto di lei sarà raccontato successivamente…
Il nome mio nessun saprà!
Prendo in prestito un verso della famosa aria Nessun Dorma, dall’opera Turandot del grande maestro Giacomo Puccini, per ricordare un aspetto oggi poco conosciuto tra i lettori e le lettrici di Jane Austen.
Ella non volle mai rendere noto il proprio nome come autrice ed i suoi libri furono pubblicati anonimi.
Le motivazioni credo derivino da una mescolanza tra, da un lato, la naturale riservatezza ed umiltà dell’autrice stessa e, dall’altro, la convenzione sociale tristemente consolidata che di fatto impediva alle donne di pubblicare ufficialmente a proprio nome.
…Basti pensare che la stessa Frances “Fanny” Burney pubblicò il suo primo romanzo anonimo e, solo dopo che la sua identità fu scoperta e diffusa riscontrando grande successo, pubblicò con il proprio nome.
I romanzi di Ann Radcliffe uscirono quando era già sposata – forse l’avere un marito fosse considerata una sorta di garanzia di solidità anche editoriale?… E del resto, qualche decennio più tardi, anche le sorelle Bronte pubblicarono i loro scritti con degli pseudonimi…