Il suo nome non era mai stato ufficialmente rivelato.
E per quanto si fosse data da fare per tenerlo nascosto (o, quanto meno, non dirlo esplicitamente) pubblicando le sue opere in modo anonimo, la bellezza dei suoi scritti aveva fatto correre il suo nome di voce in voce – così che, prima di pubblicare Emma, un’ampia cerchia di persone (tra cui lo stesso Principe Reggente) sapeva chi era l’autrice di Mansfield Park e dei due romanzi precedenti.
(Per un approfondimento, vedi il post Il nome mio nessun saprà)
Ma la sua morte cambia le carte in tavola.
La pubblicazione postuma di Northanger Abbey e di Persuasion in un unico volume, nel dicembre del 1817, è curata dal fratello prediletto, nonché suo “agente”, Henry – il quale, come omaggio estremo alla sua grande sorella, raccoglie i propri ricordi e li fissa per sempre, a beneficio di tutti, nella Biographical Notice of the Author che precede i due romanzi.
E’ così che il nome di Jane Austen viene regalato al mondo ed all’eternità.
Ed è così che nasce la prima biografia di Jane Austen – che avrà ripercussioni notevoli su tutto quanto di lei sarà raccontato successivamente…
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Shirley, così vicina a Jane Eyre
E’ doverosa una premessa.
Jane Austen vs Charlotte Bronte. Chi crede a questa rivalità, non ha capito nulla né della prima né della seconda. Sì, Charlotte non amava Jane ma semplicemente perché, votata all’espressione diretta delle emozioni come contestazione dell’ipocrisia vittoriana che nascondeva e reprimeva tutto, non ne carpiva l’impetuosità implicita, che scorre come un fiume sotterraneo. Perciò, mettiamoci l’animo in pace.
Non potrei fare a meno di nessuna delle due, per quanto la mia predilezione vada alla Zia. Chi mi conosce sa bene che, subito dopo Jane Austen, il mio amore letterario è per Charlotte Bronte. Non a caso, a Jane Eyre riservo un posticino speciale nel mio altarino austeniano… con buona pace dei faziosi a tutti i costi!
Perciò so che nessuno, tanto meno le dirette interessate (troppo grandi, troppo superiori a queste nostre meschine rivalità terrene!), si risentirà se parlo di Shirley, romanzo di Charlotte Bronte, nella sala da tè di dear aunt Jane.
Lo confesso con molta vergogna: di Charlotte Bronte conoscevo soltanto il suo eccelso capolavoro, Jane Eyre, che ho letto e riletto, ed anche studiato all’università, e visto e rivisto nelle tante riduzioni per lo schermo. Quando mi è stato proposto di leggere Shirley in GdL su Anobii, non sapevo che cosa aspettarmi… di certo, visto la sua poca fama, qualcosa di meno entusiasmante. E invece…
Hold on to your bonnets: Mr. Darcy takes a Wife!
Tenete ben stretti i vostri deliziosi cappellini e ben salde le vostre vezzose cuffiette, care Janeite, proprio come suggerisce il tema di questo tè delle cinque.
E restate ben salde sulle vostre sedie, poltroncine, divani, ottomane, sofà.
Attenzione alle vertigini improvvise e agli svenimenti.
Preparatevi a sussultare, trasalire, sospirare, trattenere il fiato, sbuffare, alzare le sopracciglia, distogliere lo sguardo, arrossire come mai prima d’ora.
Vedrete le ombre di Pemberley profanate non dall’arrivo della moglie di Mr. Darcy, la sua (e nostra) adorata Lizzy, ma dalla penna fantasiosa (e sto usando un eufemismo…) di Mrs. Linda Berdoll, scrittrice di una serie di sequel di Orgoglio e Pregiudizio.
All’inizio di quest’anno, tra febbraio e marzo, io e le mie due compagne di avventure spinoffiane Georgiana1792/Gabriella e MissClaire ci siamo avventurate in questa selva di ombre rosse in cui questa autrice ha trasformato Pemberley con tutto quanto contiene.
E ci siamo fatte delle grandi risate terapeutiche che ci hanno aiutato ad arrivare fino in fondo a questo libro un tantino eccessivo…
Si tratta di Mr. Darcy takes a wife (Mr. Darcy prende moglie), un seguito – peraltro di grandissimo successo negli Stati Uniti e, in misura minore, nel Regno Unito – di Pride and Prejudice/Orgoglio e Pregiudizio.
Per il momento, mi limiterò a dirvi che qui l’autrice racconta senza mezzi termini la vita a due della super coppia austeniana a partire dal giorno stesso delle nozze, nel punto esatto in cui li lasciamo, cioè sulla carrozza che li trasporta verso la loro nuova vita.
E mi guardo bene dall’aggiungere altro… (uh, ho rovesciato il mio tè!!)
Se avete abbastanza coraggio da proseguire, vi invito a leggere di seguito la recensione. Ma, è bene precisarlo fin d’ora, questo non è un seguito di P&P ma un vero e proprio historical romance particolarmente osée che poco ha a che, con il capolavoro austeniano, ha in comune soltanto i nomi propri.
Ruth è tutte noi – Gruppo di Lettura Ruth di E. Gaskell. La recensione
Benvenute/i nella Veranda di Mrs Gaskell!
Questo post è dedicato alla recensione del romanzo Ruth, oggetto di un Gruppo di Lettura su Anobii, conclusosi lo scorso 22/07/11. Per l’introduzione all’autrice, alla novità editoriale italiana, i commenti scritti durante lo svolgimento del GdL, che riportano le riflessioni emerse ad ogni tappa, vi invito a leggere il post Ruth di Elizabeth Gaskell – i commenti.
Se anche tu lo stai leggendo, lo hai già letto, prevedi di leggerlo, non esitare a consultarli o, ancora meglio, a lasciare il TUO commento qui o in uno degli altri post.
Ed ora, servitevi di tè e biscotti in quantità: Ruth richiede generi di conforto…
Che cosa aspettarsi da questo romanzo?
Chi ha già letto altre opere di questa autrice potrebbe essere portato a pensare a qualcosa che assomigli più al romanzo sociale North and South che ai romanzi più ricchi di commedia e ironia come Cranford, Wives and Daughters (Mogli e figlie) o Cousin Phillis (La cugina Phillis). Del resto, la data di pubblicazione (1853), tra Cranford e North and South, sembra indicare un cammino evolutivo.
In realtà, qui Elizabeth Gaskell sembra uscire dal tracciato perché siamo ben oltre il confine drammatico ma infine consolatorio di North and South.
Nell’edizione OUP che ho letto come testo a fronte di questa edizione italiana, Ruth è definito a novel-with-a-purpose with a vengeance, cioè un romanzo di denuncia ma con un intento vendicativo. Ecco com’è nato.
Le indagini di Jane Austen: lo spirito di Jane è tornato! (serie Barron, vol.4)
Le mie esperienze di lettura dei romanzi di Stephanie Barron, della serie “Le indagini di Jane Austen”.
Quarta puntata: Lo Spirito del Male (vol.4).
Per il giudizio generale su questo tipo di lettura e le note sull’autrice Stephanie Barron, rimando alla puntata dedicata al La disgrazia di Lady Scargrave, vol.1.
Per le puntate precedenti: Il Mistero del Reverendo, vol.2 – Il Segreto del Medaglione, vol.3
Finendo il terzo volume, Il Segreto del Medaglione, ero rimasta un po’ perplessa: per quanto di ottima fattura sotto tanti aspetti, questi romanzi cominciavano, secondo me, a mostrare qualche piccola crepa. Mi sono resa conto che, alla lunga, l’ambientazione che spinge sempre un po’ troppo sul mystery mi stava stancando.
Così, aprendo questo quarto volume, non mi aspettavo ciò che ho trovato. E cioè l’abbandono del mystery e l’affermazione di una vena semplicemente gialla e l’esaltazione di una protagonista finalmente un po’ più realistica (per quanto ci è dato sapere).
A questo cambio di registro contribuisce efficacemente l’immersione totale di Jane, e di noi fortunati lettori, nell’ambiente familiare austeniano. Ma anche l’aver mandato un po’ in vacanza (mi correggo: in missione segreta) il fascinoso Gentleman Rogue (Furfante Gentiluomo) Lord Harold Trowbridge, la cui presenza carismatica potrebbe rubare la scena alla nostra beniamina.