WWJD = What would Jane do?, Che cosa farebbe Jane?.
In realtà, tale acronimo nacque con ben altro significato essendo il sottotitolo (what would Jesus do? – che cosa farebbe Gesù?) di un’opera religiosa del 1896. Negli Stati Uniti divenne famoso negli anni ’90 del secolo scorso come motto della Chiesa Evangelica ma, con la proverbiale disinvoltura che permette agli Americani di mescolare innocentemente il sacro ed il profano, fu poi presto utilizzato in altri ambiti, lontanissimi da quello d’origine, facendo riferimento ad altri personaggi con l’iniziale J o sostituendola con altre iniziali (vedi Nota 1 in fondo al post).
Complice proprio l’iniziale del nome, questo acronimo è stato adattato anche al mondo austeniano nonché coinvolto nella martellante mercificazione delle all things Austen.
Del resto, alzi la mano chi non se lo è mai chiesto, in situazioni spinose, se non spiacevoli, addirittura disdicevoli o, peggio, deprecabili. Che cosa farebbe Jane Austen? (o una qualunque delle sue brillanti eroine?…)
Archivi autore: Silvia Ogier
Mr Darcy, l’eroe imperfetto dei nostri sogni
Bello, alto, prestante, ricco, aristocratico nei modi ancora prima del nome, riservato ed introverso con il mondo intero, circondato da una ristrettissima cerchia di persone che gli sono apertamente devote.
Così ce lo descrive Jane Austen in Pride and Prejudice (Orgoglio e Pregiudizio), con estrema precisione, riuscendo a renderlo smaccatamente detestabile alla prima apparizione, quando entra alle Assembly Rooms di Meryton accanto all’attesissimo Mr Bingely e al trascurabile Mr Hurst. Dapprima, è accolto da un’acclamazione di sguardi ammirati:
[…] l’amico, Mr. Darcy, attirò subito l’attenzione della sala per la figura alta e raffinata, i bei lineamenti e il portamento nobile, e la voce, che passò di bocca in bocca nel giro di cinque minuti dal suo ingresso, della sua rendita di diecimila sterline l’anno. I signori lo giudicarono un uomo dall’aspetto raffinato, le signore proclamarono che era molto più attraente di Mr. Bingley, e fu oggetto di grande ammirazione per circa metà della serata […]
(Cap.3 – trad. G. Ierolli, jausten.it)
Ma poi, ahimé, l’incantesimo di quelle diecimila sterline dura ben poco:
[…] fino a quando i suoi modi suscitarono una disapprovazione che rovesciò il corso della sua popolarità; si scoprì infatti che era superbo, che si riteneva al di sopra della compagnia e non faceva nulla per rendersi piacevole, e nemmeno la sua vasta tenuta nel Derbyshire poteva salvarlo dall’avere un volto ostile e antipatico, e di non essere degno di paragone col suo amico.
(Cap.3 – trad. G. Ierolli, jausten.it)
Durante tutto il romanzo, Jane Austen non perde occasione per sottoporlo alla nostra osservazione con la stessa scrupolosa attenzione che gli riserva fin da questi primi istanti. Eppure, a fronte di questa dovizia di particolari esterni, nulla ci viene svelato dei suoi pensieri e delle sue emozioni – almeno non “in presa diretta”… Dunque, chi è costui, sotto la superficie?
Senno e sensibilità, più che ragione e sentimento
Le parole sono come gli esseri viventi. Non restano mai uguali, l’uso che ne facciamo le modifica nel corso del tempo.
Nel post precedente, 1811-2011 Due secoli di ragione e sentimento, Irene del blog Cipria e Merletti ha giustamente rilevato nel suo commento questa verità universalmente riconosciuta riguardo il titolo Sense and Sensibility: la traduzione italiana non rende il concetto espresso in inglese.
Verissimo.
Dalla sua prima comparsa in territorio italofono, nel 1945, il titolo Sense and Sensibility è stato tradotto innanzitutto con Sensibilità e Buon senso e poi, sempre più spesso, con Senno e Sensibilità, affermatosi per molti decenni. Ma l’italiano moderno, complice l’influenza potentissima dei mezzi di comunicazione di massa (nello specifico, il film di grande successo del 1995, diretto da Ang Lee), ha ormai codificato e consolidato il binomio Ragione e Sentimento che porta alle estreme conseguenze la semplificazione linguistica e rende più immediata la dicotomia dei due opposti in gioco nel romanzo, anche se risulta essere meno coerente con le parole del titolo originale.
Quelle due parole, sense e sensibility, e soprattutto quest’ultima, significano altro, soprattutto se le si considera immerse nel contesto dell’epoca in cui Jane Austen scrisse il romanzo.
Persino per gli anglofoni di oggi le due parole hanno una sfumatura di significato diversa, talvolta sfuggente, tant’è vero che sono un costante oggetto di analisi negli studi su Jane Austen.
Non sono un’esperta linguista ma proverò a chiarire questa differenza.
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1811-2011: due secoli di Ragione e Sentimento
Questo 2011 è un anno importantissimo: sono passati esattamente due secoli dal quel fatidico 1811 che ha permesso a tutto il mondo di conoscere l’opera di Jane Austen. Quell’anno, infatti, per la prima volta la zia Jane vide pubblicato un suo libro e quel libro era Sense and Sensibility (Ragione e Sentimento).
Quando l’ho letto per la prima volta, ho pensato alle Quattro Stagioni di Vivaldi, ed in particolare all’Estate (in fondo al post, un piccolo assaggio: il 3° mov. Presto, nell’interpretazione dei Solisti Veneti). Questo romanzo è burrascoso proprio come quelle giornate estive dal tempo instabile e imprevedibile, che passano da un estremo all’altro, che cominciano in un modo e procedono in altro modo e non si sa come potrebbero finire ma che, comunque siano andate, tra un improvviso temporale ed un cielo assolato, tra un caldo intenso ed un venticello frizzante, alla fine sono state giornate meravigliosamente piacevoli.
Per celebrarlo degnamente, si impone un’esplorazione di tutto quanto riguardi questo romanzo! Come?
Il primo passo è rileggerlo. E qui sono stata clamorosamente ed inconsapevolmente previdente perché ho appena finito di rileggerlo, in originale e per di più in formato audiolibro – un’esperienza che esalta le qualità narrative del testo austeniano.
I passi successivi sono ad ispirazione del momento perciò ognuno sarà libero di fare ciò che desidera. Ecco la mia lista, dove non mancano tappe quasi obbligate.
Mi sono letta il bel saggio di Tony Tanner Secrecy and sickness dal libro Jane Austen dedicato in particolare alla figura di Marianne.
Ho acquistato lo sceneggiato BBC del 2008 e ne ho già programmato la visione (le mie riflessioni e gli approfondimenti sono nella recensione dedicata a questo adattamento).
Lo alternerò con il bellissimo film di Ang Lee del 1995, sceneggiato da una bravissima Emma Thompson.
Poi, cercherò di esplorare i “derivati” da S&S, cioè i prequel/sequel/spinoff, per capire se è il caso di leggere Sense and Sensibility and Sea monsters guardandone il book-trailer (perbacco, la mostrificazione di zia Jane non finisce mai!).
Quanto ai vari Diari di Amanda Grange, dedicati ai personaggi maschili austeniani, dopo quello di Mr Darcy (recensito anche su questo blog), si potrebbe ripetere l’esperienza con il Colonel Brandon’s Diary o quel buon vecchio diavolo di Willoughby e (nota aggiunta il 26/05/2011) più passano i mesi, e più sono tentata. Entro la fine dell’anno, mi impegnerò in un Gruppo di Lettura per celebrare il bicentenario leggendo proprio qualcuno di questi titoli.
Nel frattempo, non mancherò di esplorare il web alla ricerca di riflessioni, celebrazioni, pubblicazioni né mancherò di scribacchiare qualche mio pensierino su queste pagine… (Scopri tutti i post dedicati a Sense and Sensibility)
E allora: buon bicentenario di Sense and Sensibility (Ragione e Sentimento) a tutti!
No, indeed, I am never too busy to think of S&S. I can no more forget it than a mother can forget her suckling child.
(No davvero, non sono mai troppo occupata da non pensare a S&S. Non posso scordarmelo, più di quanto una madre possa scordarsi di allattare un figlio.)da una lettera di Jane a Cassandra, 25 aprile 1811
Link Utili:
– Leggi online Sense and Sensibility in originale inglese
– Leggi online Sense and Sensibility in traduzione italiana (di Giuseppe Ierolli, con testo inglese a fronte)
– Guarda tutte le illustrazioni di C.E. Brock
Una varietà di esempi di amore
Sono un’inguaribile romantica, è evidente… Eppure, in tutti questi anni di frequentazione assidua ed approfondita del mio grande amore, non avevo mai colto questa suggestione, lo confesso. Chissà quanti fiumi di parole sono state scritte su questo aspetto, e quante persone ben più accorte di me non avranno mancato di coglierlo.
In Pride and Prejudice (Orgoglio e Pregiudizio), sono dipinti con estrema precisione diversi tipi di amore coniugale – intendendo con questo aggettivo proprio l’amore che coniuga insieme due anime diverse unendole nella coppia. Devo ringraziare Hugh Griffith e Helen Davies, i curatori del breve saggio sulla vita e l’opera di Jane Austen che impreziosisce l’audiolibro dei romanzi (completi ed incompiuti) edito da Naxos Audiobooks (per tutti i dettagli: I romanzi di Jane Austen come non li avete mai sentiti). Il brano in cui spiegano questo aspetto è breve ed illuminante e lo trascrivo integralmente perché vale la pena leggerlo tutto:
A variety of examples of love are illustrated during the course of the story. The affair of Lydia and Wickham exemplifies love at its most base, utterly different from the pure attachment of Jane and Bingley. Elizabeth and Darcy’s love is altogether deeper and more complex, arising as it does out of her prejudiced opinion of him and his proud attitude towards her. The unlikely pairing of Charlotte Lucas and Mr Collins, although causing Elizabeth some shock at the outset, subsequently appears to be quite successful, whilst a happy pairing between older people appears in the marriage of Mr and Mrs Gardiner (the oddly-matched Mr and Mrs Bennet demonstrating a less successful older partnership).
[ITA] Una varietà di esempi d’amore sono illustrati nel corso della storia. La relazione tra Lydia e Wickham rappresenta l’amore al suo più basso livello, del tutto differente dall’affetto puro tra Jane e Bingley. L’amore tra Elizabeth e Darcy è del tutto più profondo e complesso, in quanto nasce dall’opinione preconcetta che lei ha di lui e dall’atteggiamento orgoglioso che lui ha con lei. L’improbabile unione tra Charlotte Lucas e Mr Collins, malgrado all’inizio sconvolga Elizabeth, in seguito sembra funzionare bene. Un esempio di coppia felice tra i più adulti è rappresentato dal matrimonio tra Mr e Mrs Gardiner, mentre la strana coppia Mr e Mrs Bennet dimostra una relazione adulta meno riuscita. [la traduzione è mia]
Lampante, no? Come un trattato sull’amore! Ma senza arzigogolate dissertazioni sociologiche/psicologiche/culturali…
Forse, da qualche parte nella mia mente sapevo già tutto ciò pur senza rendermene conto.
Ma questo breve brano è riuscito a portare alla luce, codificandola con precisione invidiabile, una delle tante, potenti tracce sotterranee di cui è disseminato ogni scritto di Jane Austen – e che confermano, una volta di più, il fascino irresistibile esercitato da questa amabile, geniale scrittrice.