Mentre spulciavo il sito della casa editrice Naxos per capire com’era stata realizzata la straordinaria raccolta austeniana edita nel 2009 (per tutti i dettagli: link in fondo al post), sono incappata in un bellissimo articolo che fin dal titolo, A sense of Pride: how to do justice to Jane Austen, ha solleticato il mio senso di giustizia verso un’autrice ancora troppo superficialmente incompresa e sempre troppo biecamente sfruttata.
Ma mi ha anche fatto capire perché trovi così piacevole l’ascolto di un audiolibro, che va ben al di là del suo carattere propedeutico all’apprendimento della lingua inglese.Non a caso, proprio nei paesi anglosassoni questo tipo di lettura è sempre stata molto praticata, non solo da chi la offre, cioè attori e case editrici, ma anche da chi la utilizza, cioè i lettori. In Italia sta cominciando a prendere piede negli ultimi tempi.
Che cosa dice l’articolo?
L’ennesima trasposizione filmica o televisiva dei romanzi di Jane Austen o l’ennesimo romanzo derivato ci interessano perché ogni volta speriamo di vedere/leggere una versione che soddisfi la nostra visione della sua opera; e, a loro volta, i realizzatori desiderano esprimere la propria interpretazione.
Un audiolibro è forse diverso? Se sì, in che modo?
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Archivi autore: Silvia Ogier
I romanzi di Jane Austen come non li avete mai… sentiti
Questo è il regalino che mi sono concessa per queste festività natalizie: 1 cofanetto in cartone robusto, contenente ben 69 CD con custodia in cartoncino, per un totale di 83 ore di ascolto.
Si tratta dello scrigno che custodisce il tesoro di zia Jane: i suoi sei romanzi completi nonché Lady Susan ed i due incompleti (Sanditon e The Watsons), nella preziosissima edizione in versione audiolibro della casa editrice Naxos, Jane Austen, The complete novels.
I romanzi sono letti nell’originale inglese, in versione integrale, da tre ottime attrici britanniche che hanno compiuto questa impresa titanica: Juliet Stevenson (Mrs Elton in Emma, del 1996, ma anche la madre di Keira Knightley in Sognando Beckham del 1992) a cui vengono affidati 4 dei 6 romanzi (Sense and Sensibility, Emma, Mansfield Park, Northanger Abbey); Emilia Fox (l’indimenticabile Georgiana del Pride and Prejudice del 1995 targato BBC) che legge proprio il beneamato Pride and Prejudice; Anna Bentink (grande professionista della voce recitante per BBC Radio e Naxos), che legge Sanditon e The Watsons. Ad altri tre attori (Harriet Walter, Kim Hicks, Carol Boyd) è infine affidata la lettura del romanzo epistolare Lady Susan.
(In fondo al post, i link per ascoltare qualche brano in anteprima)
Se Paola dà voce ad Elizabeth
Ho sempre pensato che Paola Cortellesi, tra le più brave e versatili attrici italiane di sempre, sarebbe perfetta come Elizabeth Bennet: di lei possiede, oltre ai tratti somatici (statura a parte), anche quella “bellezza non-bellezza” fascinosissima e l’aria ironica e attenta tipica del personaggio, insomma il vero physique du role.
E così, quando curiosando in rete ho scoperto questo Orgoglio e Pregiudizio letto da lei, non ci ho pensato due volte, l’ho acquistato subito e me lo sono gustato tutto – ed ora lo raccomando a chiunque capiti in questa sala da tè! Ecco perché…
In fondo al post, due piccole chicche ci prtano dietro le quinte dell’audiolibro:
– Ma… come nasce un audiolibro austeniano? E che cosa ha in serbo per noi Emons, magari ancora in collaborazione con Paola Cortellesi? Le risposte nell’intervista a Flavia Gentili, direttrice di produzione di Emons, direttamente impegnata nel progetto Austen.
– Un filmato ci porta alla registrazione dell’audiolettura austeniana di Ragione e Sentimento con Paola Cortellesi.
Quanti pregiudizi su Jane Austen e la sua opera!
Intorno all’intera opera di Jane Austen aleggia una nomea ingiusta e falsa. Che, cioè, si tratti di letteratura leggera, quasi “rosa”, comunque molto femminile e del tutto trascurabile per un lettore di genere maschile, perché è roba da donne, per di più disgustosamente romantiche.
E che i suoi romanzi siano lenti, noiosi, densi di lunghe descrizioni, lunghi scambi di lunghe battute, lunghe lettere, e dove l’unica cosa che succede è che delle giovani donne non pensano ad altro che a maritarsi, per di più spinte dall’interesse ancor prima che dall’amore.
Basta, riabilitiamo la cara zia Jane e ristabiliamo la verità!
La mia droga si chiama Jane Austen
Premessa. Questo è il primo post che ho scritto quando decisi di immergermi nel grande mare di internet e provare ad affidare alle sue onde i miei pensieri in libertà su Jane Austen.
Era il 6 dicembre 2010 quando la pubblicazione di questo post segnò la nascita di Un tè con Jane Austen, e non avrei mai potuto immaginare, nemmeno nei miei pensieri più sfrenati, quali gioiose conseguenze sarebbero sate generate da questa mia prima, ingenua, sincera elucubrazione.
Questo blog nacque sulla piattaforma di Google, Blogger (che non smetterò mai di ringraziare perché è stata una palestra insostituibile per fare pratica con “le cose da blogger” che non conoscevo) ed era firmato da me con quella che ritenevo essere un’adeguata “identità da blogger”, Sylvia-66 (poi diventata, più austenianamente, LizzyS-Sylvia66).
Nel trasloco a questa piattaforma, WordPress, per qualche oscuro inghippo informatico (nel quale, di certo, c’è anche il mio insepertissimo zampino), questo leggendario post restò indietro, come se si rifiutasse di essere sradicato dal suo terreno di nascita… L’ho fedelmente ricopiato qui per completezza di informazione, senza alcuna modifica – un po’ per fedeltà affettiva, un po’ perché il contenuto è ancora valido oggi (con la sola eccezione del viaggio nei luoghi austeniani, che in seguito ho effettivamente compiuto).
Ma lui, il Primo Post, continua ad esistere nell’Universo parallelo del Dominio di blogspot.com, con tutta la sua rutilante grafica originaria ed i suoi splendidi, primi commenti, a imperitura memoria e testimonianza dell’eziologia dei miei tè delle cinque austeniani.
Grazie e Buona lettura!
Silvia Ogier, 11/06/2015
Sul mio comodino, è sempre pronto all’uso il volume che raccoglie tutti i romanzi completi di Jane Austen (ed. BUR) – come una personale copertina di Linus per l’anima, da leggere nelle lunghe notti di tempesta cerebrale, riscaldate da una fumante, consolatoria tazza di tè.
E un’intera sezione della nostra libreria è occupata da libri, audiolibri, DVD, etc. che hanno un qualche riferimento alla scrittrice o alla sua opera (il cosiddetto “altarino austeniano”) – tutti ovviamente letti, guardati, ascoltati, insomma usati innumerevoli volte.
Ho quasi paura ad avventurarmi in un viaggio alla scoperta dei luoghi della vita della cara zia Jane perché so già che sarei colta da un attacco persistente di mania compulsiva e tornerei a casa con gli oggetti più disparati a tema austeniano.
Già in libreria (online oppure off line, non importa), devo compiere un certo sforzo per dominarmi. Mi picco di essere molto democratica e di non escludere a priori le opere concepite “intorno a Jane Austen”, anche se applico sempre un minimo di selezione preventiva. Ma la verità è che sono facile vittima del bieco marketing editoriale o cinematografico che non perde occasione per sfruttare la sua inesauribile vena aurea.
Così, se ho scartato a priori certe evidenti nullità come Orgasmo e Pregiudizio, non ho esitato ad avventurarmi nella lettura di deludentissimi prodezze librarie come Orgoglio e Pregiudizio e Zombi o Mr Dacry, vampyre.
Tuttavia, rifiutando tutto a priori, non avrei mai avuto il piacere di incontrare la trilogia su Mr Darcy di Pamela Aidan né le indagini di Jane scritte da Stephanie Barron. Nè avrei visto la miniserie della BBC Lost in Austen, o l’ennesimo Orgoglio e Pregiudizio, quello di Joe Wright del 2005.
In breve, la mia austen-mania è multiforme ed in continua evoluzione.
E poiché scrivere ha da sempre su di me un potere catartico e riflessivo, ho deciso di usare questo blog come quaderno dei pensierini in cui riversare in libertà tutte le elucubrazioni intorno alla materia austeniana, senza escludere incursioni in territori diversi ma affini, come le sorelle Bronte, Elizabeth Gaskell, Virginia Woolf – in breve, la letteratura al femminile (dove una donna può essere libera di esprimere la propria sensibility senza perdere un grammo del proprio sense).
Vi ringrazio fin d’ora se avrete la pazienza di leggermi e di condividere con me la vostra dipendenza, sorseggiando insieme un’inebriante tazza di tè.
Sylvia-66
– vai al post originale (sì, è ancora là, fedele nei secoli alla sua Prima Piattaforma)