Charles Dickens, ritratto giovanile |
Lo scorso 7 febbraio è ufficialmente iniziato l’anno dickensiano, per celebrare la nascita del grande scrittore inglese.
E’ un grande piacere nonché un onore poter raccontare di questo fondamentale appuntamento con la storia dell’umanità attraverso la mia città…
Bologna, infatti, partecipa attivamente alla celebrazione di questa ricorrenza con un programma di conferenze, letture pubbliche, proiezioni cinematografiche, mostre, ed altri eventi culturali, che, unico in Italia, ha il patrocinio di enti prestigiosi come il British Council ed è inoltre inserito nel calendario internazionale degli eventi coordinati da Dickens 2012, in collaborazione con il Charles Dickens Museum di Londra.
Quale legame avrà mai avuto questo nume tutelare della letteratura di tutti i tempi con una città come Bologna? E, in generale, con l’Italia?…
Tra il 1844 ed il 1845, a soli 32 anni Charles Dickens si concesse una pausa dalla sua già intensa e gloriosa attività di scrittore (noi oggi diremmo che aveva bisogno di “staccare la spina”) per un lungo viaggio itinerante tra Francia e Italia con tutta la famiglia (all’epoca, aveva già 4 figli) arricchita dalla cognata e da tre cameriere.
Per dodici mesi soggiorna a Genova, da cui poi inizia il suo itinerario alla scoperta del nostro paese passando per Parma, Modena, Bologna, Ferrara, Venezia, Verona, Mantova, Milano, torna brevemente e casa e poi, tornato in Italia, scende verso a Roma, attraverso Pisa e Siena.
Dai luoghi che visita, è solito inviare a casa, a una quantità di persone, molte lunghe lettere che sono un vero e proprio diario di viaggio, anche se il suo corrispondente eletto a destinatario dei suoi più particolareggiati resoconti è l’amico e scrittore John Forster.
Le lettere, con qualche rimaneggiamento opportuno, nel 1846 diventano un vero e proprio libro, Pictures from Italy (Immagini dall’Italia).
Durante la programmazione del viaggio, sceglie Pisa come “campo base” per tutta la sua tribù ma alla fine la scelta cade su Genova, dapprima su Villa Saluzzo (oggi Mongiardino, ad Albaro), la villa in cui Byron aveva dimorato tra il 1822 ed il 1823 ma ormai in rovina (all’epoca) e poi su Villa di Bella Vista o Villa Bagnarello. Così comincia il suo viaggio in Italia, nonché il suo recupero in salute e denaro e, soprattutto, la raccolta (peraltro abbondantissima) di spunti ed esperienze per le opere degli anni seguenti.
Charles Dickens |
Abbiamo la fortuna di poter leggere quelle pagine anche in italiano. Ma se avete un poco di dimestichezza con l’inglese, non mancate di cimentarvi con la prosa dickensiana di queste lettere/diario di viaggio perché è molto scorrevole e piacevolissima, e ci permette di scoprire un Dickens lontano dai suoi capolavori, sì, ma più diretto, ironico, anche sarcastico o scandalizzato, spesso emozionato o commosso, che resta scombussolato da un paese ancora lontano dall’unità nazionale, dominato qua e là da nazioni diverse, dove tutto è più esagerato, nel bene e nel male, rispetto al suo ma che è un campionario vivissimo e ricchissimo di varia umanità, che sollecita irresistibilmente la sua immensa sensibilità di scrittore.
Basti leggere il suo nostaglico ricordo, inviato all’amico Forster, mentre attraversa la Svizzera nel viaggio di ritorno:
Il lindore delle minuscole casette e delle locande appare meraviglioso a chi viene dall’Italia. Ma le belle maniere italiane, la dolcezza della lingua, il rapido calore di uno sguardo cordiale o di una parola allegra, l’accattivante disponibilità a favorirti in ogni cosa restano al di là delle Alpi. Ricordandole, rimpiango ancora una volta lo sporco, i pavimenti di mattone, le pareti disadorne, i soffitti senza intonaco, le finestre rotte.
Interno della basilica di San Petronio, con la sua meridiana |
Dickens arriva a Bologna nel novembre del 1844, dopo aver lasciato Genova ed aver visto Parma e Modena: la descrive come una città dotta e austera, celebrandone l’arte, ma lasciando anche pagine di vivaci descrizioni dei suoi abitanti e della sua visita al cimitero monumentale della Certosa.
Il cimitero della Certosa di Bologna |
Se vi capita di fare un giro da queste parti, non mancate di partecipare a queste lunghe celebrazioni dickensiane tutte bolognesi…
…o anche soltanto di perdervi – anche voi, come Charles – nella passeggiata senza meta all’ombra dei portici, alla luce delle piazze, nel silenzio ovattato delle tante chiese, in compagnia di opere d’arte sorprendenti e della vita quotidiana di una città che vi ruberà il cuore, ne sono sicura.
Link Utili:
– Come arrivare e cosa vedere a Bologna (informazioni turistiche per viaggiatori curiosi) su Bologna Welcome
– Testo completo di Pictures from Italy scaricabile anche in epub oppure anche su Gutenberg
– Edizione italiana (che ho letto): Charles Dickens, Impressioni italiane, Robin, Roma 2001. Traduzione, introduzione e note di Claudio M. Messina (amazon.it)
– Recensione Impressioni italiane su Lankelot
– Recensione Povera e squallida, l’Italia di Dickens su Caffè Europa
Dalle ultime pagine, scelgo una citazione che sembra una premonizione per gli Italiani dell’epoca e, allo stesso tempo, un “promemoria” per noi Italiani di oggi:
[…] meschine gelosie […] e la divisione delle forze sono state il cancro alla radice della loro nazionalità e hanno imbarbarito il loro linguaggio; ma il buono che è sempre stato in loro è ancora in loro, e un grande popolo può, un giorno, sorgere da queste ceneri […].(Charles Dickens, Impressioni italiane, Robin, Roma 2001 – pag. 348)
Tutte le immagini del post sono tratte dal sito dell’Archiginnasio di Bologna
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Che bel post celebrativo di Dickens ma anche della nostra bellissima città…complimenti!! Mi hai fatto immaginare Dickens camminare sotto i portici di Strada Maggiore, entrare dentro Corte Isolani e sbucare in piazza S. Stefano, commentando meravigliato la bellezza delle sette chiese. Bellissima anche la citazione della lettera dalla Svizzera che coglie pienamente l’essenza di ciò che è l’Italia e l’italianità. ML
Mia cara, Ti confesso che il confronto Italia-Svizzera mi ha ricordato la famosa battuta di Orson Welles nel Terzo Uomo:
«In Italia per trenta anni hanno avuto guerra, terrore, omicidio, strage e hanno prodotto Michelangelo, Leonardo da Vinci e il Rinascimento. In Svizzera, con cinquecento anni di amore fraterno, democrazia e pace cos’hanno prodotto? L’orologio a cucù»
Certo, il giudizio nei confronti della cultura svizzera qui è fin troppo tranchant però mi sono chiesta se Welles non si fosse ispirato anche alla lettera di Dickens!
Bellissimo e interessantissimo (come sempre) post. Sai che non sapevo di questo legame di Dickens con Bologna? Buona domenica, Clara.
Buonissima domenica anche a te – magari a passeggio per la nostra bella, sconvolgente (in tutti i sensi, come dimpostra Dickens) Italia!
Molto interessante il tuo post. Non sapevo che Dickens avesse trascorso tanto tempo in Italia, nè che fosse passato dalla mia città (Parma). Chissà cosa ne pensava…
Alla tua bella Parma, dedica un lungo passaggio del capitolo 5: http://ebooks.adelaide.edu.au/d/dickens/charles/d54pi/chapter5.html
Mi è piaciuta molto la sua reazione di fronte agli affreschi del Correggio nella cupola della cattedrale. Non rinuncia all’ironia ma è evidente che è colpito da questo “labyrinth of arms and legs” che “no operative surgeon, gone mad, could imagine in his wildest delirium” (nessun chirurgo, diventato pazzo, potrebbe immaginare nel suo più folle delirio).
Ma è visibilmente commosso dallo stato di rovina e abbandono dello splendido teatro Farnese (che fu poi ricostruito solo nel 1956), e qui la sua ironia ha, finalmente, un cedimento molto toccante.
Grazie del link, mi vado subito a leggere il passaggio dove parla di Parma! In effetti gli affreschi del Correggio lasciano tuttora a bocca aperta. Io ho avuto l’occasione di vederli da vicino qualche anno fa quando avevano allestito un apposito ponteggio in occasione della mostra del Correggio ed è stata un’esperienza fantastica!
Ho appena scoperto questo meraviglioso blog e me ne sono innamorata!!
Grazie, Claudia, e benvenuta ai nostri tè delle cinque! Come vedi, questa sala da tè è frequentata da Janeite sfegatate, innamorate della lettura e delle chiacchiere intorno ai libri. Torna quando vuoi!
My Dearest,
un post perfetto per questo Anniversario importantissimo!
Come mi hai tu stessa suggerito, anch’io ho il dovere di leggere questo diario di viaggio dickensiano, dato che il grande scrittore passò anche in visita della mia, certamente più piccola e modesta, ma sempre amata, Pisa! 😀
Rivedere la propria città con gli occhi di un grande come Dickens è un’emozione unica!
Chissà come avrebbe ritratto le nostre città la cara Zia Jane se avesse potuto passaggervi in mezzo!
Fra poco, avrò modo di verificare con i miei occhi le meraviglia che la tua Bologna contiene!
Un abbraccio grande, mia cara Amica!
:*