Northanger Abbey (L’Abbazia di Northanger) è il primo dei sei grandi romanzi a cui Jane Austen diede una stesura completa. Per quanto la data esatta non si conosca, sappiamo per certo che, con il titolo Susan, quest’opera era già pronta per la pubblicazione nella primavera del 1803, quando venne offerta a un editore.
Da quel momento, per Susan inizia una storia editoriale rocambolesca, fatta di oblio, cambi di nome, colpi di scena, lettere di fuoco e sottili astuzie per ottenerne il riscatto. Come in uno dei romanzi gotici che tanto dilettavano la sua creatrice e che proprio in quest’opera svolgono un ruolo importante, L’Abbazia di Northanger deve passare attraverso molte prove e superare molti ostacoli prima di vedere la luce nel dicembre 1817, cinque mesi dopo la morte della sua autrice.
In una lettera del marzo di quell’anno alla nipote Fanny, Jane Austen si era pronunciata con qualche perplessità sul risultato finale raggiunto nell’ultima revisione del romanzo, dichiarando di averlo “messo da parte” e di non sapere se lo avrebbe ripreso in seguito. Che avesse qualche dubbio sull’opportunità di darlo alle stampe?
Di certo, a noi lettrici e lettori venuti dopo la pubblicazione di duecento anni fa, al di là dell’inevitabile rammarico di sapere Jane ignara del piacere che ci regala questo suo piccolo, scintillante gioiello, resta la gioia di saperlo comunque vittorioso sulle traversie subite e sull’oblio al quale forse ha rischiato di esser destinato insieme all’immensa gratitudine per averlo ricevuto in lascito.
Preparatevi dunque ad un tè delle cinque piuttosto movimentato: stiamo per rivivere le avventure di Susan e poi di Catherine Morland lungo la strada assai tortuosa che le ha portate dallo scrittoio di Jane allo scaffale della libreria.
Grazie a una nota di Cassandra, depositaria dell’eredità letteraria di Jane, sappiamo che la prima stesura di ciò che oggi conosciamo come Northanger Abbey risale al 1798-99 ed il titolo riprendeva il nome della protagonista, Susan. Prima di questo romanzo, Jane aveva iniziato altri due romanzi: nel 1795, Elinor and Marianne, poi diventato Sense and Sensibility (Ragione e Sentimento), e nel 1796 First Impressions, il futuro Pride and Prejudice (Orgoglio e Pregiudizio).
Con certezza sappiamo anche che nella primavera del 1803, mentre Jane è ormai stabilmente residente a Bath, Susan ha già assunto una fisionomia definitiva (come racconterà Jane stessa molti anni dopo nella Nota scritta per la pubblicazione). In questo periodo Jane finalmente compie il primo grande passo per diventare un’autrice pubblicata e offre Susan a un editore di Londra, Benjamin Crosby, al quale arriva grazie all’avvocato William Seymour, amico del fratello Henry. Da questo momento, Henry sarà sempre di più il suo appassionato complice e convinto sostenitore, arrivando a farle da vero e proprio agente letterario negli anni della maturità, quando il sogno di pubblicare le proprie opere diventerà realtà grazie a lui.
Primo, Entusiasmante Colpo di Scena: l’editore acquista i diritti del romanzo per dieci sterline e arriva addirittura ad annunciarne l’imminente pubblicazione in due volumi sulla propria testata Flowers of Literature for 1801 and 1802.
Per capire quale impatto può aver avuto questo colpo di scena, può essere utile osservare la vita di Jane, in questo momento.
Jane è una donna nubile di ventisette anni senza denaro né posizione, in una società e un’epoca in cui a quell’età e in quelle condizioni si è considerate delle zitelle senza speranza, destinate a vivere della carità degli uomini di casa, spesso in realtà barattandola con un vero e proprio lavoro a tempo pieno di bambinaia/governante/cuoca ecc. per i familiari ospitanti.
Pochi mesi prima, il 2 dicembre 1802, durante un soggiorno presso amici di famiglia nella loro residenza a Mandown, la sua vita di zitella è stata scossa (non sapremo mai quanto) da una sorprendente quanto vantaggiosissima proposta di matrimonio da parte dell’erede di Manydown, il ricco e giovane nonché ordinario-goffo-rozzo Harris Bigg-Whither (così descritto dall’unica testimonianza dell’accaduto, quella della nipote Caroline Austen, vd. nota a fondo pagina). Al quale Jane dapprima dice di sì ma, il mattino successivo (dopo una notte che, al di là di ogni fantasiosa supposizione, dev’essere stata occasione proficua di riflessione in compagnia della sorella Cassandra, che soggiornava con lei) dice di NO.
Scorrendo l’elenco delle prime stesure dei romanzi, mi appare chiaro che, con il 1795, Jane abbia ormai maturato una scelta di vita precisa, consacrandosi a raggiungere l’obiettivo di vivere della sua penna, e che questo abbia pesato in modo determinante sul rifiuto definitivo. Sposandosi, si sarebbe ritrovata con un compagno di vita molto diverso da lei, e forse non avrebbe potuto (per imposizione del marito o per senso del dovere di moglie e madre) continuare a leggere e soprattutto scrivere con lo stesso impegno.
Dunque, la ventisettenne che aveva scelto coraggiosamente di restare zitella e di fare la scrittrice, in quella splendida primavera del 1803 ottiene finalmente un’affermazione.
Ma la gioia è di breve durata. Il Secondo, Disarmante Colpo di Scena, infatti, si consuma lentamente, negli anni di totale conclamata assenza di Susan dalle nuove pubblicazioni. Ci credereste? L’editore Crosby – sì, colui che ha speso ben dieci sterline per i diritti del romanzo di una debuttante annunciandone subito la pubblicazione – non darà MAI alle stampe la povera Susan!
E quanti altri dispiaceri costellano la vita di Jane in questi anni! Nel gennaio del 1805 muore l’amatissimo padre, il Rev. George, suo grande sostenitore – un evento tragico che potrebbe avere avuto un ruolo importante nella scelta di Jane di abbandonare addirittura per sempre il nuovo romanzo che sta pur scrivendo dal 1804, quell’incompiuto che noi oggi conosciamo come The Watsons (I Watson). Da questo momento, Jane di fatto smette di scrivere, o almeno così sembra a giudicare dall’assenza di nuovi componimenti di questo periodo buio.
Del resto, la perdita del Rev. George sconvolge la vita quotidiana delle signore Austen (oltre a Jane, ci sono la madre e la sorella Cassandra anch’essa nubile) anche dal punto di vista finanziario: prive del sostentamento che il padre assicurava loro, si trovano a trascorrere alcuni anni di incertezza, costrette ad essere mantenute ed ospitate dai fratelli di Jane – finché, all’inizio del 1809, il più ricco di tutti, Edward, fornisce la possibilità di vivere stabilmente in una casa tutta loro, il cottage di Chawton, nella contea dello Hampshire.
Possiamo supporre che l’imminente ottenimento della tanto agognata stabilità logistica, per di più nell’amatissima contea rurale in cui è nata ed è vissuta i primi 25 anni della propria vita, abbia sciolto e rimosso il blocco creativo di Jane: non è forse a partire da questo momento che la Scrittrice si rianima e riesce, di lì a poco, a pubblicare i suoi romanzi?
Un primo segno di risveglio, nonché Nuovo Colpo di Scena nella vita editoriale di Northanger, è dell’aprile 1809: nel bel mezzo del trambusto di un trasloco da organizzare, Jane pensa alla sua Susan. E scrive una lettera a Mr. Crosby per avere notizie della scomparsa e chiederne la pubblicazione, come promesso ben sei anni prima!
La Jane Austen che qui si firma Mrs. Ashton Dennis, con tanto di acronimo, MAD (che in inglese, casualmente, significa “pazza”…) è una donna più matura e consapevole, il cui immarcescibile spirito arguto e ironico sembra emergere solido e baldanzoso da una firma che non pare affatto casuale.
Crosby risponde che non ha intenzione di pubblicare e i diritti possono essere riscattati allo stesso prezzo di sei anni prima: ma dieci sterline non sono facili da trovare in una situazione economica familiare così precaria. E a Jane non resta che rassegnarsi a lasciare la povera Susan in ostaggio del perfido Crosby…
Altri anni passano, ma non senza grandi soddisfazioni per la Jane Austen scrittrice, che nella quiete di Chawton trova l’energia giusta per revisionare le opere del passato e comporne di nuove, e soprattutto finalmente vede la sua prima opera andare per il mondo: il 30 ottobre 1811, infatti, Sense and Sensibility (Ragione e Sentimento) viene pubblicato dall’editore Thomas Egerton di Londra. È il primo di una fitta e veloce serie di prime pubblicazioni, che si susseguono senza posa.
All’inizio del 1816, con ben quattro romanzi all’attivo, di cui uno, Emma, appena pubblicato, e uno nuovo, Persuasion (Persuasione) in corso di composizione, Jane ha la gioia di poter riabbracciare la sua Susan perché Henry (l’insostituibile fratello-agente) acquista i diritti da Crosby – non senza cogliere al volo l’occasione per togliersi anche un sassolino dalla scarpa: solo a transazione conclusa, lo informa che l’autrice di questo manoscritto tanto disdegnato è nientemenoché l’autrice di Pride and Prejudice (Orgoglio e Pregiudizio), che aveva avuto un buon successo nel 1813.
[Tendete l’orecchio: udite la risata sardonica di Henry & Jane?… Goodbye, Mr. Crosby.]
Jane inizia a revisionare il romanzo e sceglie un nome diverso per la protagonista perché nel 1809 era stato pubblicato un romanzo dal titolo Susan: l’eroina diventa così Catherine. Jane scrive anche una sorta di prefazione, Advertisement by the Authoress (Nota dell’Autrice) in cui racconta questa vicenda editoriale, con una buona dose di ironia sull’editore mancato.
Ma proprio su quello che avrebbe potuto essere il meritato gran finale per questo innocente, travagliato little work, piccolo lavoro (come lo definisce nella Nota), ecco l’Ultimo Insospettabile Colpo di Scena: la sua creatrice, che pur tanto ha fatto e a lungo ha atteso per riaverlo, semplicemente lo mette da parte, dubitando persino di riprenderlo, come rivela la lettera del 13 marzo 1817 alla nipote Fanny:
Miss Catherine per il momento l’ho messa da parte, e non so se la tirerò di nuovo fuori; – ma ho qualcosa pronto per la Pubblicazione, che potrebbe forse uscire nel giro di circa un anno. È breve, all’incirca la lunghezza di Catherine. – Tienilo per te.
Del resto, come biasimarla? Jane, già segnata dalla malattia che la sta portando sempre più vicina alla fine, è tutta assorbita dalla nuova, formidabile strada che ha appena iniziato a tracciare con il suo nuovo romanzo, che oggi conosciamo come Persuasion (Persuasione).
Come in questo caso, anche per Susan/Catherine il titolo Northanger Abbey (L’Abbazia di Northanger) non è stato scelto da Jane ma, probabilmente, dal fratello Henry che curò la pubblicazione postuma di entrambe le opere.
Ma Jane, così attenta a pubblicare solo ciò di cui era convinta, avrebbe dato alle stampe il suo little work? Avrebbe avuto voglia di rivedere quel suo “e non so se lo tirerò di nuovo fuori”? In breve, abbiamo forse rischiato di restare orfane/i di questo sfavillante diamante grezzo?
…che, badate bene, non è affatto soltanto una parodia giovanile del romanzo gotico ma è soprattutto un ottimo esempio di romanzo di formazione che riesce a farsi beffe dei conduct book e contiene un compendio degli elementi narrativi austeniani allo stato nascente, che saranno sviluppati e ampliati dopo il 1803, anno della fine della sua prima stesura…
In conclusione, non mi resta che tornare alle riflessioni iniziali: alla luce delle sue tormentate vicende editoriali e di quelle poche ma importanti parole di dubbio scritte da Jane, sono ben felice di sapere Northanger Abbey comunque vittorioso sulle tante traversie e sull’oblio al quale forse era destinato e di nuovo e sempre dichiaro la mia imperitura gratitudine per averlo ricevuto in lascito.
Se avete dei dubbi, se ritenete che Northanger sia un romanzo minore, un’opera giovanile trascurabile o di transizione, che manchi di qualcosa e non sembri neppure paragonabile agli altri romanzi maggiori – come troppo spesso dichiarato anche da parte di chi si definisce Janeite – ebbene riaprite il romanzo e leggetelo lentamente, soffermandovi su ogni parola e sugli spazi tra di esse: coglierete a poco a poco tutti i significati e i valori che vi si annidano e scoprirete che dentro, l’Abbazia, è ben più grande di quanto sembri dall’esterno.
Letture consigliate
☞ Come leggere L’Abbazia di Northanger in italiano, in inglese, in audiolibro: Lo Scaffale di Jane
☞ Tutti i tè delle cinque dedicati a L’Abbazia di Northanger, al Ricordo di Jane Austen e alle Lettere
☞ Quale edizione italiana scegliere?
☞ Il romanzo gotico citato da Jane Austen in L’Abbazia di Northanger: I Misteri di Udolpho
☞ L’edizione Marvel (it.: Panini) dei romanzi di Jane Austen
Note
– La descrizione del “caso Harris Bigg-Whither” si trova in un articolo di Joan Austen-Leigh: “New Light Thrown on JA’s Refusal of Harris Bigg-Wither”, pubblicato in Persuasion, No. 8, December 16, 1986, la rivista della “Jane Austen Society of North America”
– tutte le citazioni sono tratte da jausten.it
Un delizioso omaggio a L’Abbazia di Northanger e un ottimo modo per “ripassare” il suo movimentato percorso di creazione, revisione, messa in disparte e pubblicazione.
Lungi dall’essere un opera minore, L’Abbazia di Northanger ci offre una raffinata varietà di linguaggi e l’appassionata difesa da parte dell’autrice del romanzo come genere letterario e quindi della sua stessa arte, “la più vivida dimostrazione di spirito e intelligenza (…) trasmess(a) al mondo nel linguaggio più ricercato “.
Davvero un grande “lascito” per tutti noi.
Grazie per questo tè delle cinque, gradito come sempre!