Come nasce la parola “Janeites” (2)

Se il 1894 è la data di nascita della parola Janites (scritta proprio così) , il 1926 è quella della sua consacrazione. Quell’anno, Rudyard Kipling riprende un racconto che aveva già pubblicato due anni prima in una rivista e, dopo qualche modifica, lo include nella raccolta Debits and Credits. Il titolo del racconto è, esattamente, The Janeites (I “Janeites”).
E’ una storia di guerra – apparantemente anni luce lontano dal microcosmo di Jane Austen, che mai neppure sfiorò tale argomento nei propri romanzi.

Come Rudyard Kipling è arrivato a questa scelta? E in che modo ha intrecciato questi due elementi all’apparenza così diversi?
(…Servitevi abbondantemente di tè e biscotti. La chiacchierata sarà un po’ lunga ma molto interessante…)

Rudyard Kipling

Rudyard Kipling

L’amore di Kipling per Jane Austen è stato sempre molto vivo.
Nel marzo del 1915, durante un soggiorno a Bath, i coniugi Kipling leggono le opere di Jane Austen. E questa lettura suscita una tale ammirazione che Rudyard scrive ad un amico:

[…] the more I read the more I admire and respect and do reverence… When she looks straight at a man or a woman she is greater than those who were alive with her – by a whole head… with a more delicate hand and a keener scalpel.”
[…] più leggo e più ammiro e rispetto e mi inchino. Quando ella guarda dritto una donna o un uomo, è più grande di coloro che vivevano nel suo tempo – di tutta una testa… con una mano più delicata ed un bisturi più affilato.(1)

Sette mesi dopo questa lettera, il loro figlio John (in famiglia era chiamato Jack) che è al fronte, in Francia, viene dato per “missing, believed wounded” (letteralmente: disperso, creduto ferito) nella battaglia di Loos. Non tornerà mai più a casa: ma la sua morte viene ufficializzata solo dopo ben due anni…

John (detto Jack) Kipling

John (detto Jack) Kipling

Nel gennaio 1917, a poco più di anno dall’inizio della tragedia, la famiglia Kipling sta ancora cercando di sopravvivere a questo stillicidio. Ed ogni sera, Rudyard legge ad alta voce le opere di Jane Austen alla moglie e alla figlia – “to our great delight”, con nostro grande piacere, come scrive la moglie stessa sul proprio diario… (2)
Jane Austen è per questa famiglia afflitta un raggio di sole caldo e luminoso. E in Kipling, l’ammirazione per il genio letterario forse si trasforma in un rapporto più profondo, empatico, affettivo.
Nel frattempo, egli inizia le ricerche sull’Irish Guard, il reggimento nel quale serviva suo figlio.
Si imbatte in molti sopravvissuti, parla con loro e legge le loro lettere – e scopre che la lettura dei libri era fondamentale per il morale delle truppe, costrette a lunghe ore di veglia nelle trincee della Grande Guerra.

My Boy Jack, BBC 2007

un’immagine da My Boy Jack, BBC 2007

Forse l’idea gli è venuta in quei momenti. Forse mettere insieme due tipi così diversi di amore (quello per il figlio e quello per i libri di Jane Austen) è diventata un’esigenza spontanea, quasi una catarsi… Forse avrà immaginato il proprio Jack leggere i romanzi austeniani nella desolazione della guerra e trarne quello stesso conforto che la sua famiglia vi aveva trovato una volta che lo aveva perduto…
Di certo, sappiamo che la stesura del racconto inizia nel 1922 e finisce nella primavera del 1923, dopo un’altra visita a Bath nonché una conversazione proprio con quel George Saintsbury che aveva inventato il termine Janites. Pare che l’argomento fosse proprio il senso di appartenenza provato dalle persone che condividono una forte esperienza comune (che si tratti di combattere una guerra o… leggere un’autrice come Jane Austen). (3)

La storia del racconto “The Janeites” è brevemente detta.

Un soldato privo di istruzione ed appartenente alla classe operaia, Humberstall, ricorda gli ufficiali della sua batteria durante la Grande Guerra; erano soliti leggere i romanzi di Jane Austen nei loro rifugi e formarono una vera e propria società segreta The Society of the Janeites, basata su di essi, ribattezzando il loro fucili con il nome dei suoi personaggi. Humberstall, unico sopravvissuto ad un attacco, racconta che a salvarlo fu proprio un’allusione austeniana data come parola d’ordine e che ancora oggi è solito leggere i romanzi di Jane Austen.

Ma c’è di più. Il racconto è preceduto da una poesia “The Survival e seguito da un’altra poesia, Jane’s marriage, dove si intessono splendide lodi a Jane Austen…
Credo che cotanta creatività letteraria testimoni meglio di qualunque altra parola quanto fosse grande l’ammirazione e, forse, persino la riconoscenza di Kipling nei confronti di Jane Austen,.
Con i dovuti distinguo, ciò ricorda quanto tutti noi, Janeite moderni, continuiamo a fare nelle nostre vite, quando le notti più buie e le giornate più estenuanti ci spingono a rifugiarci nei libri di Zia Jane per alleggerire il peso e ricaricarci di speranza.

Perciò, cari benpensanti, prima di pronunciare la parola Janeite in senso dispregiativo, per indicare con sussiego un attaccamento immaturo e superficiale a tutto ciò che riguardi Jane Austen, per favore, pensateci bene. Essa ha un significato ben più profondo e importante di quanto si possa pensare, e per questo pretende rispetto.

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I read all her six books now for pleasure ‘tween times in the shop; an’ it brings it all back – down to the smell of the glue-paint on the screens. You take it from me, Brethren, there’s no one to touch Jane when you’re in a tight place. Gawd bless ‘er, whoever she was.
(Humberstall, in The Janeites)
Ora, leggo tutti i suoi sei libri per piacere, nel tempo perso al negozio; e riporta tutto in mente – fino all’odore di colla sulle pareti. Datemi retta, fratelli, non c’è nessuno che eguagli Jane quando sei in una brutta situazione. Dio la benedica, chiunque ella fosse.
(Humberstall,
in The Janeites)

Note Importanti:
– Tutte le informazioni esposte in questo post sono tratte da una preziosa fonte, The Kipling Society, il sito dedicato alla vita e all’opera di Rudyard Kipling. E’ lì che vi invito a leggere il racconto The Janeites per intero (in inglese) nonché le ottime note e introduzione a corredo del testo.
In italiano, è disponibile la traduzione di G.Ierolli sul suo sito jausten.it: R.Kipling, I Janeites. Il racconto era già stato pubblicato nel 1992 da Mursia, reperibile solo in biblioteca: “I seguaci di Jane” in R. Kipling, Racconti di sogno e follia: debiti e crediti; il limite e la potenza, Mursia, Milano, 1992, pp. 80-100.
– Alla morte del figlio Jack, Kipling scrisse una poesia, My boy Jack.

My boy Jack, BBC

– Questo è anche il titolo di un film della BBC, My boy Jack, dedicato proprio a questo tragico evento della vita di Kipling (pagina su IMDB)

Note nel testo:
(1) da The Janeites su The Kipling Society: [Pinney (ed.), Letters (vol. 4, 1999) p. 296]
(2) da The Janeites su The Kipling Society: [Carrington’s notes from Mrs Kipling’s diaries]
(3) da The Janeites su The Kipling Society: “about the sense of fellowship felt by people who shared a powerful joint experience – whether fighting in war, or membership of a Mason’s Lodge, or even familiarity with the works of an author such as Austen.” [Lycett, 1999, pp. 513-4].

Silvia Ogier

8 pensieri su “Come nasce la parola “Janeites” (2)

  1. Silvia

    Post bellissimo, complimenti! Sono così commossa! Questa è una storia triste… ma è anche una storia piena di speranza, ed è così toccante pensare che la Zia Jane tra le innumerevoli magie che sa fare con i suoi romanzi è in grado anche di lenire un dolore e donare un po’ di speranza.

    Sono onorata di essere una Janeite!

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  2. Sylvia-66

    Benvenuta @Delina! E grazie a te di cuore per aver partecipato alla nostra chiacchierata di oggi…

    …che è stata molto toccante, è vero, cara @Silvia, ed ha confermato il potere magico di Zia Jane. Mi unisco alla tua affermazione: essere Janeite è un onore.

    Rispondi
  3. Phoebes

    Grazie per quest’ennesimo interessantissimo post! Ero davvero molto curiosa riguardo a questo racconto di Kipling, mi piacerebbe leggerlo, provo a dare un’occhiata al link in inglese, vediamo se non è troppo difficile!

    Comunque dopo aver letto questo post davvero mi sento ancora più fiera di essere una Janeite! 😀

    Chissà perché però quel cambio di grafia…

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  4. Sylvia-66

    E’ un dubbio che non sono riuscita a chiarire, durante le mie ricerche, cara @Phoebes!
    Presumo che possa essere emerso anche nella conversazione che Kipling ha avuto con Saintsbury poco prima di pubblicare il racconto. Forse è stato scelto questo cambio di grafia per rendere ancora più chiara l’origine del termine. Ma sono solo mie ipotesi.
    Se dovessi incappare nella risposta, non mancherò di scriverla nel post!
    Grazie per il commento!

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  5. Gwen1984

    Mi unisco alle altre nel ribadire quanto sia interessante questo articolo cara Sylvia-66 🙂
    Non sapevo che Kipling fosse un fervente sostenitore di Zia Jane… provo a cimentarmi nella lettura del suo racconto come Phoebes 😉

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  6. Sylvia-66

    Cara @Gwen, grazie mille per le tue parole. Anche per me è stato molto interessante indagare l’origine di questa parola. Mi ha colpito il duplice contesto in cui nasce: da un’introduzione accademica ma con tono leggero, ad un evento privato luttuoso. Come a confermare che nell’opera di Jane Austen troviamo tutte le sfaccettature della vita umana…

    @Phoebes e @Gwen, non mancate di farci avere le vostre impressioni sul racconto, se lo leggete.
    (Attenzione, può risultare un po’ ostico perché la lingua usata dal protagonista, Humberstall, riproduce fedelmente la parlata popolare.)

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