Prima puntata di due post dedicati a questo piccolo fenomeno editoriale statunitense tra 2008 e 2010, cioè i due romanzi Confessions of a Jane Austen Addict e Rude Awakenings of a Jane Austen Addict di Laurie Viera Rigler, tradotti e pubblicati in Italia tra 2010 e 2011 con i titoli: Shopping con Jane Austen e In viaggio con Jane Austen.
(…due titoli che poco o nulla c’entrano con i romanzi! E’ imperscrutabile la ragione per cui due azzeccatissimi e commercialissimi titoli – Confessioni di una Jane Austen Dipendente e Bruschi Risvegli di una Jane Austen Dipendente – siano stati tradotti così, quando di shopping e viaggio non si parla affatto. Ma tant’è…)
Due titoli così (mi riferisco a quelli originali, ovviamente) non possono non attirare lo sguardo ed accendere la curiosità di chiunque ami Jane Austen, e di certo non potevano mancare nella mia libreria!
Questi due romanzi sono stati i primi derivati austeniani che ho comprato, in originale inglese – ma non posso dire di averli letti subito. In realtà, una volta iniziato il primo, faticai a finirlo. Non so che cosa non funzionò, forse semplicemente non ero ancora pronta ad entrare nel fantasmagorico mondo dei derivati austeniani! Poi arrivò Pamela Aidan e l’entrata diventò più “morbida”..
Qualche settimana fa, però, ho letto la recensione di Valentina che ne parlava in toni positivi e soprattutto, ricordando come i due libri siano strettamente legati. Così, mi sono decisa a riprenderlo, anche per poter leggere il seguito. E devo ammettere di essermi divertita. Ecco perché.
CHI E’ L’AUTRICE
Oltre ad essere irreparabilmente malata di Jane Austen-dipendenza, Laurie Viera Rigler ha lavorato a lungo ed in ruoli diversi nel mondo della tv e del cinema ed infine dell’editoria. Oggi, si gode le conseguenze della sua confessione (espressa nei due romanzi citati qui sopra) tenendo lezioni di scrittura creativa, seguendo il proprio blog e continuando ad esplorare il mondo di Jane Austen, anche come membro della JASNA.
(Ed io non posso non invidiarla!…)
E’ possibile approfondire la conoscenza con i suoi romanzi ed i personaggi da lei creati sul suo sito, dove raccomando vivamente una visita alla divertentissima pagina Addictions, in cui sono elencati tutti i sintomi della dipendenza da Jane Austen e vengono indicate molte risorse utili disponibili in rete. Per lei, il risultato del famoso test “Which Jane Austen Heroine Are You?” è: Anne Elliot.
CHE COSA NE PENSO?
Il mio gradimento è dovuto principalmente al fatto che Mrs Rigler non pretende affatto di imitare Jane Austen né di proseguirne in qualche modo l’opera. Anzi: l’intero libro è costellato di riflessioni della protagonista, abitate da riferimenti ai romanzi, come se queste opere fossero effettivamente una guida, un manuale di vita… e riesce a raccontarci una cosa così impegnativa e pesante con molta, consistente leggerezza.
Una trentenne americana del XXI secolo, Courtney, dopo una terribile crisi sentimentale ed un colpo in testa in piscina, si sveglia improvvisamente nel corpo di una coetanea inglese, Jane (!) ma… nel 1813! Dapprima convinta di essere in un bel sogno austeniano, si rende presto conto che quella è diventata la sua nuova realtà…
Come se la caverà? Ruscirà a compiere il suo ritorno al futuro? Ma soprattutto, vorrà tornare al XXI secolo o troverà la propria dimensione nel XIX?
Non vi racconterò nulla dei personaggi perché è troppo piacevole giocare ad associarli a quelli più famosi (tra l’altro, uno stesso personaggio può ricordare diversi personaggi austeniani, di volta in volta).
Né vi racconterò altro della trama, che è palesemente un pretesto per raccontarci ben altro e, complessivamente, per rendere omaggio a Jane Austen e soprattutto alla sua capacità di fornirci tutti gli strumenti necessari a vivere appieno la nostra vita.
In che cosa consiste questo “altro”? Nell’ambientazione ottocentesca ed il monito che contiene.
Ci sono troppe cose, oggi, che diamo per scontate e che invece non lo erano affatto a quei tempi, ad esempio per quanto riguarda l’igiene personale (scarsissima), la medicina (da stregoni), le infrastrutture domestiche (molto scomode)… ma soprattutto le convenzioni sociali, con particolare riferimento alla condizione femminile.
Da un lato, lavarsi i denti è un’avventura un po’ disgustosa ma almeno è fattibile; mentre farsi una doccia è impossibile e l’unica alternativa è lavarsi sommariamente con un po’ d’acqua in un catino o fare il bagno con un lunghissimo e complicato rituale (a causa dell’assenza di acqua corrente in casa e di scaldabagni). Ammalarsi significa rischiare di morire dissanguati a causa del rimedio per eccellenza, un bel salasso…
Dall’altro, il lavoro è una questione che riguarda solo la classe sociale più povera; tutti hanno dei servitori di vario grado e abilità per sbrigare qualunque tipo di attvità; niente sveglia che suona la mattina, niente traffico per andare in ufficio, niente orari da rispettare e corse per incastrare tutto.
Le mestruazioni sono motivo di confinamento in casa, a letto: un’arma pericolosamente a doppio taglio, sì, ma di certo più rispettosa dei tempi del corpo femminile (non perdetevi la riflessione di Courtney in merito).
Ma è sui rapporti umani che si concentra il sorriso amaro dell’autrice…
Se è vero che Courtney si sdilinquisce alla scoperta che ad un ballo si può addirittura fare l’amore nel modo più sensuale e amoroso semplicemente danzando, presi nel vortice del gioco di mani che si sfiorano e sguardi che si intrecciano, è altrettanto vero che resta sempre più sconvolta dal fatto che non esiste alcuna riservatezza, che i sentimenti sinceri sono costantemente soffocati, la spontaneità imbrigliata, la dignità (soprattutto femminile) calpestata.
Le donne non hanno capacità giuridica, tanto meno una volontà, dei desideri, o più semplicemente la libertà. La loro anima, considerata debole e peccatrice, deve piegarsi alla guida dell’uomo. E sono trattate dapprima come bambini stupidi e poi come macchine sforna bambini, rigorosamente maschi.
How could I have romanticized this world?, si chiede Courtney al cap. 29. Non possiamo darle torto…
Un aspetto positivo del libro è proprio questo: ricordarci di essere realistiche nel nostro amore per Jane Austen ed il suo mondo perché, come Jane stessa ci insegna meravigliosamente bene nei suoi romanzi, sotto l’apparenza ordinata e quieta e spaventosamente romantica ci sono regole sociali feroci e rigide che possono annientare vite intere.
(Per questo, risulta un po’ ingenuo lo sfogo di Courtney, sempre al capitolo 29, contro una siffatta società: da Jane Austen addict, dovrebbe conoscere molto bene quella realtà e non stupirsene. E di conseguenza, il suo comportamento dovrebbe fin da subito evitare di esporre Jane, la nuova se stessa, al rischio di diventare una reietta.)
Complessivamente, è una lettura piacevole, rispettosissima dello spirito austeniano, piena di affetto per questa grande scrittrice, nonché grande donna.
Ha una sola debolezza, qualche “buco” logico dovuto al fatto che c’è un secondo libro (il quale non è un seguito ma una vera e propria storia parallela, da leggere per riempire proprio questi “buchi”).
Ma secondo me vale la pena gustarsi l’avventura per approdare al secondo volume…
Chiudo ricordando soltanto che, in uno dei momenti più caratterizzanti l’austen-dipendenza raccontata nel libro, Courtney rischia una denuncia per stalking ante litteram e fa una bella frittata citando opere di Jane Austen che ancora non sono state né pubblicate né scritte (siamo nel 1813 e Pride and Prejudice è appena uscito!)… Un bel momento comico che non mancherà di porre anche a voi la fatidica, eterna domanda:
che cosa fareste se, uscendo da un negozio di Bath, vi ritrovaste davanti proprio LEI, la Nostra Jane Austen?…
Nel prossimo post: la seconda puntata dedicata a Rude Awakenings of a Jane Austen Addict (in italiano: In Viaggio con Jane Austen) e le considerazioni conclusive sulla mini-serie. ☞ Leggi
– Scheda del libro:
Brossura, 304 pagine
Editore: Plume; Reprint (1 maggio 2008)
Lingua: Inglese (ma c’è anche l’edizione italiana di Sperling & Kupfer, Shopping con Jane Austen)
ISBN: 9780452289727
– Link Utili:
– la sezione dedicata a Confessions sul sito di Laurie Viera Rigler
Interessantissimo, Sylvia!
Non vedo l’ora di leggere la seconda puntata (e il libro)! 😉
Grazie, @Gee, dunque ci rivediamo per un tè la prossima settimana!
Mia delizia,
bonjour!
che meraviglia iniziar la giornata con te e come non cadere nel peccato di presunzione sentendo a moi dedicato questo tuo post 😛
Già nella mia lista del book shopping questi due libri da te consigliati ed avendo finito la Aidan ho già immensa nostalgia di zia.
L’introduzione al primo libro mi ricorda un film che ho visto Lost in Austen a cui avevo dedicato un post sul mio vecchio blog, lo hai visto?
un bacio a presto
Aldina
Bonjour, ma chère @Aldina! E’ vero, l’evento scatenante della storia raccontata in questo libro ricorda molto quel divertentissimo Lost in Austen (che, ovviamente, non mi sono persa ed ho già visto un paio di volte!) in cui una ragazza dei nostri tempi si ritrova a vivere nel bel mezzo di P&P!
Questo trasloco spazio-temporale nella Regency Era e/o nelle vicende dei romanzi della Zia mi sembra un desiderio irrefrenabile e fisiologico di tutte noi Janeite!
Lo devo ancora leggere, ma credo che una storia così debba piacere per forza a qualsiasi Janeite che si rispetti! Chi di noi non sogna di ritrovarsi nella nostra amata epoca Regency?! Anche se in effetti è stata un’epoca piena di contraddizioni e controversie, non un idillio, sia per le problematiche quotidiane, sia per la condizione femminile… è incredibile come il romanticismo per eccellenza sia legato ad un’epoca davvero poco romantica nei fatti, forse è proprio questo controsenso a creare il suo fascino…
😉
My Dearest,
un altra preziosa review da mettere nel cassetto eh? 😉
Tutto ciò mi ricorda e mi sprona a leggere finalmente questo titolo, rigorosamente in inglese direi, visto che il titolo italiano ha la capacità di farsi prendere e lasciare dopo un secondo sullo scaffale della libreria (…forse immagini il perché! XD)!
Ho letto i sintomi e…beh…credo di essere malata, se è così che vede le Janeites il resto del mondo! 😀
Come tu stessa sottolinei, noi conoscitrici di Jane Austen dovremmo sapere piuttosto bene le difficoltà e i lati oscuri del tempo cui appartiene…eppure, leggendo i suoi romanzi, riusciamo a dimenticarcene, cancellando ogni confronto con la privilegiata condizione attuale che ci riguarda…ma in fondo, come Jane stessa affermava, i suoi romanzi dovevano avere un lieto fine, dunque, essere migliori della realtà, come se in essi volesse coltivare sogni e speranze, esattamente come facciamo noi nel leggerli ancora oggi.
Grazie dell’ottimo Tè, mia cara!
Buona domenica!
Tua C.
Forse l’hai già visto:
http://www.babelgum.com/5004470
XD
Mie care!, sì, credo che Zia Jane volesse proprio ricordarci che, nonostante le brutture e le storture della nostra realtà, è possibile riconoscere ed affermare il proprio valore ed ottenere rispetto e amore sincero. Un fiore può crescere anche tra le rocce…
Grazie a voi per queste riflessioni!
:****
@The Lizzies :DDD
Ma chi saranno queste Lizzies misteriose???
@Sylvia: tu ne sai niente? 😉
Innanzitutto, diamo il benvenuto a queste @Lizzies!
Un nome che promette molto bene, vero Gee? ;-))
Eh, già!!!
;DDD
non male!
BENVENUTE ALLA LIZZIES!!! Mi sento già in sintonia con queste ragazze! 😀
Ma che bella questa recensione!! Il titolo di questi libri mi ha sempre un pò frenato nel comprarli, dato che sono alquanto scettica riguardo a tutti i derivanti austeniani (ho letto solo la Aidan in effetti, e ne sono rimasta piacevolmente colpita devo dire!)… ma la tua recensione mi ha fatto proprio venire voglia di leggerli! Ero a Londra fino a l’altro ieri: l’avessi letta poco prima li avrei comprati direttamente li! Grazie per l’ennesima perla!! Sara
Benvenuta a @cooksappe e non esitare a tornare a prendere un tè da queste parti!
…e bentornata a @Sally/Sara! A Londra fino all’altroieri!? Che invidia…
Grazie my dearest MissClaire per avermi ricordato Sex and the Austen Girl!!
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