Ricordate? Miss Claire ed io eravamo rimaste appena affacciate sulla soglia di casa di Zia Jane. Armate del nostro biglietto, della mini-guida e di molta, moltissima emozione, ora varchiamo la soglia che separa la biglietteria (ricavata nel Granary) dal primo locale ufficialmente accessibile, il forno (The Bakehouse).
In questo momento, più che mai, sento di essere passata attraverso una porta spazio-temporale. Se poco fa, fuori, sono stata assalita dall’emozione della sorpresa, ora sono annientata dall’emozione della consapevolezza di essere proprio qui – di mettere i miei piedi dove li posava lei, di respirare l’aria che respirava lei, di esistere negli stessi ambienti in cui esisteva lei.
Potrà sembrare ridicolo ed esagerato ma davvero l’immedesimazione nel microcosmo austeniano è trascinante e immediata. Sì. Sono dentro ad un suo romanzo, no, meglio, dentro ad una delle sue vivacissime lettere, e anche dentro ai tanti memoir dei suoi familiari!
E se c’è qualche esimio ricercatore che vuole scoprire se la sindrome di Stendhal davvero esiste, mi offro come cavia da osservare qui, sul campo: sì, perché persino la mia paziente compagna di viaggio, Miss Claire, vedendomi subito un po’ trasognata ed un po’ intimorita in religioso silenzio davanti al primo cimelio, non può fare a meno di constatare “Sei completamente ammutolita” (condizione davvero innaturale per una chiacchierona come me!).
Effettivamente senza parole, mi limito ad annuire: sono troppo presa dalla contemplazione, dalla memorizzazione, e… dalla commozione.
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Una visita a casa di Zia Jane, a Chawton (1)
Immaginatevi immersi nella campagna inglese più tipicamente verdeggiante, costellata di cottage di ogni dimensione ma tutti ugualmente invidiabili, e da vari quadrupedi al pascolo, sferzata dal vento e bagnata dalla pioggia e dal sole intermittenti.
Sotto i vostri piedi, la strada scorre tranquillamente immersa in questo quadro quasi irreale. Se non fosse per le auto, e per un breve tratto che deve essere attraversato sfidandole apertamente, potreste davvero pensare di essere stati catapultati in un momento qualsiasi tra il 1809 ed il 1817.
Da Alton, la cittadina principale da cui siamo partiti, a Chawton basta poco più di mezz’ora di cammino (massimo 40 minuti, se ve la prendete comoda e vi godete il tragitto). E alla fine, potete scommetterci, la vostra passeggiata, pur sotto qualche goccia di pioggia, sarà ampiamente ripagata.
Andare a far visita alla cara Zia Jane è sempre una festa. Soprattutto quando accade per la prima volta!…
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L’ombelico del mondo austeniano: Chawton
Ah, Chawton..
Nemmeno la canonica di Steventon, se esistesse ancora, eserciterebbe lo stesso fascino su di me. E sì che a Steventon Jane è nata e cresciuta e lì è vissuta anche tutta la sua numerosa e articolata famiglia…
No, solo Chawton, dove Jane visse gli ultimi 8 anni della sua breve ma intensa vita, è per me l’ombelico del mondo austeniano perché è il luogo in cui l’energia creativa di Jane, dopo anni di elaborazione, crescita, sconfitte e blocchi, trovò la scintilla che la accese.
Tutta la sua opera canonica così come la conosciamo prende forma lì, sia i romanzi già scritti – che vengono revisionati e preparati per la pubblicazione – ma anche quelli che forse già si agitavano più o meno nebulosi nella sua mente…
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Così nacque “my own darling Child”, Pride and Prejudice
E – I want to tell you that I have got my own darling Child from London.
IT – Voglio dirti che ho avuto il mio adorato Bambino da Londra.
Jane scrive queste parole eloquenti a sua sorella Cassandra il 29 gennaio 1813.
Il giorno precedente, il 28 gennaio, era stato un altro sorprendente grande giorno, per Jane, che aveva visto un’altra delle sue creature venire la luce, dopo l’insperata pubblicazione e l’entusiasmante successo avuto poco più di un anno prima, nell’ottobre del 1811, da Sense & Sensibility (Ragione e Sentimento).
L’adorato Bambino è ovviamente Pride and Prejudice (Orgoglio e Pregiudizio) e questa definizione ci racconta molto dell’amore speciale che Jane ebbe sempre per questa sua opera – non a caso, è quella più citata nelle 161 lettere sopravvissute alla damnatio memoriae della fedele Cassandra. Ma questo suo sottolineare l’età un po’ più adulta di Pride and Prejudice rispetto al precedente Sense and Sensibility sembra quasi esprimere una sua consapevolezza di quanto la propria abilità di narratrice fosse maturata. Quasi come se ella sapesse bene che il lavoro di revisione sul primo era stata una splendida palestra per il secondo…
Ebbene: come le first impressions sono cresciute fino a diventare il suo romanzo forse più amato nel tempo e nello spazio da folle oceaniche di appassionati lettori compulsivi?
Come la nostra Jane ha vissuto i 14 mesi che la portarono dall’uscita del primo romanzo pubblicato, Sense & Sensibility a quella del secondo, Pride and Prejudice?
La strada, in realtà, era iniziata molto tempo prima. E non era andata benissimo…