No, non avete letto male, né io ho sbagliato a scrivere questo titolo. Il tè DI Jane Austen esiste davvero!
Sono proprio delle miscele di tè sfuso che fanno parte della Jane Austen Tea Series creata dall’azienda specializzata in tè Bingley’s Teas.
Questo nome vi ricorda il buon Charles, amico di Mr Darcy e innamorato di Miss Jane Bennet in Pride and Prejudice? Certo, è proprio lui. Non sapevate che si era dato al commercio del tè? Infatti, non siamo di fronte ad un seguito del libro diventato realtà…
L’ho scoperto del tutto per caso, come sempre accade quando si passeggia per internet in lungo e in largo, senza meta, con la sola guida della propria curiosità.
Proprio come per il libro Tea with Jane Austen (che è già sato protagonista di un mio tè delle cinque), anche in questo caso siamo di fronte ad una gentile giovane signora americana, Ms Julia Matson di Minneapolis (USA), che nel 2008 ha dato forma e realtà alle due grandi passioni della sua vita, il tè e Jane Austen: dapprima, ha fondato un’azienda di commercio di tè chiamandola Bingley’s Teas e poi ha creato i tè dedicati ai personaggi delle opere di Jane Austen, la sua autrice preferita.
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Marvel (ri)disegna anche Elinor e Marianne
Ultima delle due puntate sulla mia esperienza di lettura dei fumetti che la famosa Marvel Comics sta dedicando alle opere di Jane Austen. Seconda puntata: Sense and Sensibility.
Per l’introduzione ai fumetti austeniani della Marvel, e per dare un’occhiata a Pride and Prejudice, vai al post Lizzy a fumetti sembra… Wonder Woman.
(NB: le immagini di questo post sono tratte dal sito della Marvel o di Comic Book Resources)
(NB 2: nel 2013, questo fumetto, insieme a quelli dedicati a Emma e Northanger Abbey, è stato pubblicato in edizione italiana da Panini Leggi)
Se sintetizzare e tradurre un qualsiasi romanzo in altro mezzo espressivo è impresa ardua, credo che questo sia particolarmente vero per Sense and Sensibility/Ragione e Sentimento.
Concepito nella prima versione come romanzo epistolare, nella versione definitiva conserva molto della sua originaria natura, tant’è vero che molti avvenimenti importanti sono già accaduti nel passato e vegono lungamente narrati dai personaggi.
Inoltre, è un romanzo che mi permetto di definire “d’azione” perché in ogni pagina accade sempre qualcosa di determinante e la trama (e con essa, i personaggi) sono sempre in movimento, in ogni senso.
Incanalare questo fiume in piena è senza dubbio un’impresa ardua, come dimostrano il film del 1995, sceneggiato da Emma Thompson, e lo sceneggiato BBC del 2008, sceneggiato da Andrew Davies, che hanno dovuto compiere scelte drastiche nella consueta ed inevitabile opera di adattamento (taglio o modifica radicale di scene, cancellazione di personaggi, ecc.).
Trasformarlo in fumetto dev’essere stato altrettanto complicato per Nancy Butler, scrittrice esperta del mondo austeniano a cui Marvel ha affidato anche questo secondo adattamento, sulla scia del successo ottenuto con i 5 numeri di Pride and Prejudice pubblicati nel 2009.
N.B.: Aggiornamento luglio 2013: questo fumetto è stato tradotto in italiano da Panini. Per saperne di più, leggi il post di Jane Austen Society of Italy sui fumetti Marvel in edizione italiana, ed. Panini Comics.
Uno straordinario destino?…
Marianne Dashwood was born to an extraordinary fate.
(Marianne Dashwood era nata con un destino straordinario)
Quanti pensieri contrastanti, mai risolti e sempre irrisolvibili, suscita il personaggio di Marianne!
(Sì, non è una novità. Forse, è da due secoli che ci scervelliamo tutti, ammiratori ed esperti, su di lei, che pure è così trasparente)
Non so più tenere il conto delle riletture di Sense and Sensibility (Ragione e Sentimento): eppure, dopo tutti questi anni, non so ancora decidermi. O meglio: non riesco a rappacificarmi con la sensazione di dispiacere che provo immancabilmente, puntuale e fastidiosa come un acciacco meteoropatico, quando leggo l’ultimo capitolo.
Ecco, adesso lo dico chiaramente: ogni volta, chiudo il libro e sul momento penso che no, non mi piace affatto il modo in cui la vita si “risolve” per la giovanissima, intrepida, palpitante Marianne! E sì, hanno ragione tutti coloro che sostengono che non esista alcun lieto fine per lei, che lei sia la vittima sacrificale dell’intera opera!
Ma poi, immancabilmente, finisco sempre col credere di sapere perché zia Jane abbia voluto chiudere in quel modo: il raggio di sole, la brezza primaverile, il ruscello gorgogliante, prima o poi trovano un ostacolo che li ferma, li contiene, li instrada. Questa è la vita.
La società in cui vive richiede che Marianne l’Indomita diventi Marianne la Domata. O quasi…
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