Recentemente, in un gruppo di Facebook si è riacceso il dibattito su questo finale alternativo del film Pride & Prejudice (Orgoglio e Pregiudizio) di Joe Wright, per Universal Pictures, 2005. Mi sono resa conto che non sempre gli spettatori italiani sono a conoscenza della sua esistenza e che, una volta visto, il giudizio è (manco a dirlo) assai controverso.
E poiché tra pochissimi giorni ci troveremo per iniziare a leggere insieme, in questa sala da tè, proprio Orgoglio e Pregiudizio, ho pensato di cominciare fin d’ora ad immergerci nelle riflessioni intorno a quest’opera eccelsa.
So bene che questa elucubrazione potrebbe generare una piccola tempesta di opinioni contrastanti nella mia tazza di tè ma ciò che desidero fare oggi è semplicemente dare voce alle mie elucubrazioni, come sempre, e condividerle con chiunque vorrà scambiare la propria.
Sì, perché, per quanto si possa discutere di questo finale – soggettivamente, secondo i propri gusti, o più oggettivamente, sulle sue qualità cinematografiche – c’è almeno una cosa che ritengo del tutto aderente allo spirito dell’appassionata vicenda della coppia d’oro del mondo austeniano…
Ma prima, per rinfrescare la memoria a chi già lo conosce e dare l’opportunità di vederlo a chi ancora non lo ha visto, guardiamoci questo finale alternativo.
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(Ri)Scoprire Pride & Prejudice BBC 1980
Attenti a quei due (e alla mia premessa).
Gli adattamenti cinematografici o televisivi di Pride & Prejudice sono forse i derivati austeniani più visceralmente discussi: basta nominarne uno dei due – sì, perché è sempre e solo di “quei due” che si parla – che anche il più rilassato tè delle cinque si trasforma in un’arena piena di forzuti e motivati gladiatori, ben divisi su due opposte fazioni.
Io sarei costretta ad abbandonare il campo, sorseggiando le ultime gocce del mio tè e scuotendo sconsolatamente la testa.
Potrò sembrare banalmente e comodamente salomonica ma tra lo sceneggiato BBC 1995 e il film Universal 2005 (di Joe Wright) – “quei due”, appunto – non riesco proprio a scegliere la versione che preferisco. Per il semplice motivo che “questa o quella per me pari sono”, non riesco a fare a meno di nessuna delle due. Ognuna soddisfa aspetti diversi che cerco in un adattamento del mio amato P&P.
Ma il punto è un altro: non riesco a capacitarmi dell’ombra che il loro fulgore getta sugli altri adattamenti – come sul fantasmagorico e persino un po’ strampalato film MGM di Robert Z. Leonard del 1940, con una super-coppia di attori come Lawrence Olivier e Greer Garson.
O come sullo sceneggiato BBC del 1980.
Quanti tra coloro che stanno leggendo queste righe sono a conoscenza di questa versione? O ne hanno anche soltanto sentito parlare?
Mentre scorrono i cartelli della sigla dello sceneggiato (immagini qui sopra), servitevi di molte tazze di tè, accomodatevi sulla poltrona più comoda e partiamo alla scoperta di un adattamento ingiustamente semi sconosciuto.
Jane e le sue creature dopo la parola fine (2): Lizzie Bennet
La simbiosi di Jane con i suoi “figli” letterari è molto forte e risaputa.
Ne parla già il nipote James Edward Austen-Leigh nel Memoir of Jane Austen (Ricordo di Jane Austen), la biografia familiare del 1871. Ma basterebbero le lettere, appunto, per scoprire questo aspetto così intimo.
Da questi scritti sappiamo che Jane non perdeva occasione per cercare le sembianze dei suoi amati personaggi nei quadri che ammirava alle mostre o per parlare del loro destino con parenti e amici (quasi come facciamo noi oggi, con le opere derivate dai suoi libri!) sempre con un affetto ed una costanza da far pensare a loro come a persone di famiglia.
Forse perché ha vissuto con loro tanti anni prima che vedessero la luce… fatto sta che anche dopo la pubblicazione (che segnava in qualche modo la fine della loro creazione), Jane conservò con loro un legame strettissimo.
Su tutti, un personaggio sembra avesse un posto speciale nel suo cuore e nella sua mente: Elizabeth Bennet. A lei sono dedicate molte riflessioni all’indomani della pubblicazione di Pride ande Prejudice (Orgoglio e Pregiudizio).
Leggiamole insieme.
Il segreto di Mr. Darcy in un articolo di Elvira Serra
Benedetta influenza! Cinque giorni a letto con l’influenza, infatti, hanno fatto scoprire ad Elvira Serra (giornalista di comprovata fede femminista che tiene il blog “La 27ma ora” sul sito del Corriere della Sera) il nostro amatissimo Orgoglio e Pregiudizio e, soprattutto, la figura ormai mitica di Mr. Darcy.
Ne è scaturito un articolo illuminante che provoca una vera e propria “ola” di tutte noi Janeite per la lucidità con cui viene spiegato, a beneficio di chi ancora non lo conosce, “che cos’è” per noi donne moderne questa categoria del pensiero, praticamente un vero archetipo sociale, “Mr. Darcy” (ma anche Elizabeth Bennet e, nel complesso, Orgoglio e Pregiudizio e Jane Austen in generale).
Anticipo che troverete un’opinione precisa sui tre Darcy dello schermo (Lawrence Olivier, Colin Firth e Matthew MacFadyen): non infervoratevi, si tratta, appunto, di un’opinione personale dell’autrice dell’articolo e, giustamente, su questo ognuna di noi ha un proprio favorito (personalmente, sono molto salomonica – o confusa da cotanto fascino? – perché fatico a fare a meno di uno qualsiasi di questi, ognuno rappresenta un punto di vista diverso su Darcy). In breve, il vostro favorito non è detto che coincida con il suo. De gustibus non disputandum est, dicevano i nostri saggi avi latini.
Premesso questo, non mi resta che dire: Grazie, Elvira!
Di seguito, le pagine dell’articolo uscito lo scorso 26 novembre sul Corriere della Sera (per le quali ringrazio nuovamente il sito zeroviolenzadonne.it che pubblica una rassegna stampa sempre puntuale e a tutto campo).
The Other Mr. Darcy (di M.Fairview): un concetto che la mente non considera
…anzi, due! Difficile, infatti, considerare l’idea di un “altro” Mr Darcy: egli è unico ed irripetibile, meravigliosa creazione della magia e della sensibilità di Jane Austen. Inutile cercare altrove, di Darcy ce n’è uno solo, e vive a Pemberley, Derbyshire, Austenland….
Altrettanto impossibile da considerare è l’idea di una Caroline Bingley protagonista di un intero romanzo e, addirittura, figura positiva!
…Eppure, Mrs. Fairview parte esattamente laddove finisce P&P, e più precisamente il giorno del matrimonio di Lizzie e Darcy. E ci sorprende subito presentandoci Caroline sotto un aspetto inconsueto, cioè senza quei freni inibitori dati dal calcolo delle convenienze e dalle apparenze da alta società, ma addirittura in preda allo sdegno ed al dolore per aver perduto l’uomo (con annesso patrimonio e posizione sociale) che riteneva già suo.
Soprattutto, in questo stesso momento ci presenta anche l’altro, quel secondo Mr Darcy impossibile da considerare ma che è lì, per certi aspetti molto simile al primo, unico, originale, Fitzwilliam Darcy ma che mostra subito anche una marcata differenza (l’essere di sangue Britannico ma cresciuto a Boston non può non determinare una miscela di opposti)…
(questa recensione è stata pubblicata per la prima volta sul blog Old Friends and New Fancies il 10 nov. 2011)