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Romanzo di Jane Austen

A dance with Jane Austen – ovvero: l’importanza sociale e narrativa del ballo

Inevitabilmente, le danze riempiono le pagine delle opere di Jane Austen.
Innanzitutto, perché facevano parte della vita quotidiana dei suoi tempi. I balli avevano una funzione sociale fondamentale perché permettevano alle persone di incontrarsi e conoscersi derogando, entro limiti ben precisi, alle rigide regole che governavano i rapporti umani. Erano le sole occasioni in cui giovani di ambo i sessi potevano non soLo interagire direttamente ma anche toccarsi, anche se solo per il brevissimo intreccio delle mani durante una danza. Questa prossimità, questa promiscuità fisica, che oggi appare così casta da sembrare addirittura inesistente, annullava temporaneamente alcune barriere.
In secondo luogo, perché Jane evidentemente ama raccontare tutto quanto ruoti intorno alle occasioni danzanti. Le biografie familiari e le lettere, infatti, ci restituiscono l’immagine nitida di una donna appassionata di musica e ballo, che si prepara attentamente curando abiti e accessori (secondo le possibilità concesse dalle sue finanze sempre limitate), pregustando il divertimento e addirittura rinnovandolo nel piacere di raccontare nei particolari e con dovizia di commenti personali tutto quanto vi è accaduto.

Leggere il libro A dance with Jane Austen di Susannah Fullerton, edito da Frances Lincoln Publishers significa immergersi totalmente nelle pagine dei romanzi di Jane Austen e, attraverso di essi, nella moda e nel costume dell’epoca.

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Il leggendario Almack’s di Londra

Inoltre, se vi sentite perfettamente in sintonia con la cara Zia Jane perché amate ballare, siete ballerini provetti, ammirati e ricercati ed avete nella memoria serate in cui non avreste mai smesso di volteggiare, questo libro fa al caso vostro perché qui troverete coniugate due diverse ma intense passioni, quella per Jane Austen e quella per il ballo.

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(Ri)Scoprire Pride & Prejudice BBC 1980

pride_and_prejudice_bbc_1980Attenti a quei due (e alla mia premessa).
Gli adattamenti cinematografici o televisivi di Pride & Prejudice sono forse i derivati austeniani più visceralmente discussi: basta nominarne uno dei due  – sì, perché è sempre e solo di “quei due” che si parla – che anche il più rilassato tè delle cinque si trasforma in un’arena piena di forzuti e motivati gladiatori, ben divisi su due opposte fazioni.
Io sarei costretta ad abbandonare il campo, sorseggiando le ultime gocce del mio tè e scuotendo sconsolatamente la testa.
Potrò sembrare banalmente e comodamente salomonica ma tra lo sceneggiato BBC 1995 e il film Universal 2005 (di Joe Wright) – “quei due”, appunto – non riesco proprio a scegliere la versione che preferisco. Per il semplice motivo che “questa o quella per me pari sono”, non riesco a fare a meno di nessuna delle due. Ognuna soddisfa aspetti diversi che cerco in un adattamento del mio amato P&P.
Ma il punto è un altro: non riesco a capacitarmi dell’ombra che il loro fulgore getta sugli altri adattamenti – come sul fantasmagorico e persino un po’ strampalato film MGM di Robert Z. Leonard del 1940, con una super-coppia di attori come Lawrence Olivier e Greer Garson.
O come sullo sceneggiato BBC del 1980.

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Quanti tra coloro che stanno leggendo queste righe sono a conoscenza di questa versione? O ne hanno anche soltanto sentito parlare?

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Mentre scorrono i cartelli della sigla dello sceneggiato (immagini qui sopra), servitevi di molte tazze di tè, accomodatevi sulla poltrona più comoda e partiamo alla scoperta di un adattamento ingiustamente semi sconosciuto.

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…ancora a proposito di Charlotte, il matrimonio, le donne con G.Parisi

(nell’immagine di testa: Monastero degli Olivetani, Univ. di Lecce)
Il nostro ultimo tè dedicato a Charlotte Lucas (Charlotte Lucas, ovvero: mi piego ma non mi spezzo) ha destato molte riflessioni in coloro che hanno letto il post, e che ringrazio vivamente perché, a loro volta, hanno suscitato altrettante elucubrazioni nella mia fervida mente di Janeite… nonché in quella di Gabriella, alias LizzyGee, una delle mie care compagne di incursioni nel mondo dei derivati austeniani, (insieme a Miss Claire, alias LizzyP, nel salotto Old Friends & New Fancies dedicato proprio a questo particolare e prolifico genere letterario).
Per effetto di una di quelle meravigliose, insondabili coincidenze significative che mi piacciono tanto, Gabriella si è trovata a leggere proprio nei giorni del post un libro (La Monaca, di  Simonetta Agnello Hornby) in qualche modo legato sia a Jane Austen sia all’argomento di quel post, cioè condizione femminile e matrimonio.

Perciò oggi, in questo tè delle cinque, le cedo ben volentieri il compito di fare due chiacchiere austeniane, ringraziandola vivamente di avermi regalato queste sue riflessioni.
In che modo, e con quali effetti, Jane Austen si intreccia con il destino di una monaca in un convento del Sud d’Italia di metà Ottocento?…

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Charlotte Lucas, ovvero: mi piego ma non mi spezzo

Charlotte Lucas (Claudie Blakely, P&P 2005, Joe Wright)

Confrontandomi nel corso degli anni con le opinioni di altri lettori e di esimi studiosi, ho notato che spesso le parole e le azioni della più cara amica di Elizabeth Bennet vengono stigmatizzate, le sue scelte contestate, lei stessa severamente giudicata come una bieca calcolatrice o una debole di carattere.
Sì, certo, questo atteggiamento può essere facilmente considerato inevitabile dal momento che l’intero romanzo è narrato dal punto di vista di Elizabeth, e Jane Austen è abilissima nel coinvolgerci nello sgomento e nella delusione di Lizzy nei confronti della sua amica del cuore, cioè una delle rarissime persone delle quali ella abbia una buona opinione e che rendano la sua vita più sopportabile.

Eppure, per Charlotte Lucas – la zitella ventisettenne, a cui la sorte non ha dato altro se non una mente brillante ed un buon carattere (“giovane donna assennata e intelligente”), lasciandola del tutto priva di bellezza e denaro in un mondo in cui una donna valeva esclusivamente proprio in virtù di ciò – ho sempre avuto un occhio di riguardo fin dal nostro primo incontro. Dirò di più: non riesco a non commuovermi ogni volta che la ritrovo.

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Due secoli di Orgoglio e Pregiudizio

snsbrockwc1…e di grande amore per questo capolavoro, i suoi personaggi e la sua Autrice!
Ho la spiccata tendenza ad essere molto democratica assegnando la stessa dose di amore incommensurabile ed incondizionato a tutto quanto sia uscito dalla penna della cara Zia Jane, dai romanzi canonici, alle lettere, alle opere minori, incomplete o giovanili. Ma il cuore e la mente, ed ognuno per motivazioni proprie, condividono una predilezione irresistibile che va, manco a dirlo, a Pride and Prejudice (Orgoglio e Pregiudizio), o, come disse Jane stessa, my own darling child.
(Seguito a ruota da Persuasion/Persuasione, dotato di una magia il cui potere cresce di pari passo con la mia età e le mie riletture. Ma questa è un’altra considerazione…)

Questo gioiello brillantissimo, che io vedo perfetto sotto ogni punto di vista, capace come poche altre cose di trascinarmi in tutta la gamma possibile delle emozioni umane… che mi ha insegnato molto, forse tutto, sulla donna che ho sempre desiderato essere, sull’uomo che ho sempre desiderato avere al mio fianco, sui rapporti umani, e su una quantità di altre cose – in una parola, sulla vita – compirà 200 anni il prossimo 18 gennaio 2013.
Per festeggiare degnamente questo capolavoro, ed offrire alla sua creatrice un ringraziamento per il grande regalo che ci ha fatto, la mobilitazione dei Janeites è già cominciata. Scopriamo le grandi manovre pianificate in questo angolo di blogosfera per questo anniversario.

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