Per carità , solo cinematograficamente parlando, si intende! (Vade retro, infingardo mascalzone, profittatore dalla faccia d’angelo!)
In questo anno di grandi scorpacciate di Pride and Prejudice (Orgoglio e Pregiudizio) in tutte le salse, mi sono trovata troppo spesso a rammaricarmi della forma che George “stregatto” Wickham ha assunto nei vari adattamenti per lo schermo. E ormai posso annoverarne un buon numero per poter redigere un bilancio.
Trovo che in tutti gli adattamenti visti finora, tra epoca originale e tempi moderni, nessuno (o quasi) sia riuscito a cogliere appieno questo personaggio, e non per colpa degli attori, che hanno sempre svolto seriamente il proprio mestiere, ma per le scelte compiute dei realizzatori al momento di affidarne la parte.
Come al solito, le indicazioni della sua creatrice, Jane Austen, sono poche ma precisissime. Quando lo incontriamo per la prima volta in strada, a Meryton, al capitolo 15, ce lo descrive come un giovane “di aspetto molto distinto”, al quale
mancava solo la divisa per completarne il fascino. L’aspetto era senz’altro a suo favore; aveva tutto quello che si può chiedere alla bellezza, un bel volto, una bella figura e modi molto piacevoli. Dopo essere stato presentato rivelò subito la sua disinvoltura di conversatore, una disinvoltura allo stesso tempo perfettamente corretta e senza pretese […].
In seguito, saranno le sue parole e le sue azioni a definirne il ritratto, impietosamente.
Dunque, in che modo i film e gli sceneggiati hanno concretizzato queste parole? E perché continuo a pensare di non aver ancora trovato il Wickham giusto? Andiamo con ordine. Cronologico, of course.