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Alle origini di tutti i derivati austeniani: Old Friends & New Fancies di S.G.Brinton

brinton_sybil__oldfriendsQuesto romanzo di Sybil G. Brinton prosegue le vicende di Pride and Prejudice/Orgoglio e Pregiudizio: scritto nel 1913 (sì, un secolo dopo la pubblicazione del romanzo a cui si ispira!) e pubblicato nel 1914, è considerato il primo derivato austeniano mai dato alle stampe nella storia dell’editoria. Un romanzo davvero degno di  essere considerato il fondatore del genere!

Al momento, è disponibile solo in inglese ma spero che qualche casa editrice vorrà presto cimentarsi nella sua traduzione perché merita davvero di essere letto anche dal vasto pubblico di Janeite di lingua italiana. [Il 26 set. 2013 è uscita la traduzione italiana, ed. Jo March Agenzia letteraria, vai al post]
I motivi di curiosità verso questo derivato da JA sono moltissimi e tutti ne giustificano ampiamente la lettura.
Innanzitutto, perché, secondo quanto la casa editrice Sourcebooks dichiara in copertina, questo è il primo derivato austeniano della storia: la data di prima pubblicazione, infatti, è il 1913 (un secolo esatto dopo P&P!). A buona ragione, dunque, lo possiamo ritenere antesignano e fondatore di un intero genere, divenuto oggi fenomeno editoriale assai prolifico.
In secondo luogo perché, essendo stato scritto in totale assenza di altri esempi simili, Sybil Brinton non ha avuto tempo né modo di essere influenzata dalla massa abnorme e sempre prolifica di derivati austeniani di ogni genere (letterario o cinematografico) e dalle loro libere interpretazioni, né dalle fan fiction. Insomma, in questa pioniera c’è proprio un grande amore per la materia austeniana pura e semplice, senza alterazioni.
Infine, perché sulla base portante di P&P vengono inseriti una quantità di personaggi tratti da tutti gli altri romanzi di JA, trasformando, dunque, questo romanzo in una vera e propria summa di tutta l’opera austeniana, quasi come se si trattasse di un omaggio alla scrittrice ed al suo microcosmo letterario.
(Questa recensione è stata pubblicata la prima volta sul blog Old Friends and New Fancies il 18 luglio 2011 e, in seguito, ripubblicata qui nella data della conclusione effettiva della lettura)
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Le indagini di Jane Austen, ma in salsa Bronte (serie Barron, vol.2)

barron_mistero_reverendo_coverOvvero: le mie esperienze di lettura dei romanzi di Stephanie Barron, della serie “Le indagini di Jane Austen”.
Seconda puntata: Il mistero del reverendo (vol.2). 

Per quanto riguarda il giudizio generale su questo tipo di lettura e le note sull’autrice Stephanie Barron, non posso fare altro che rimandare alla prima puntata, dedicata al primo volume della serie, La disgrazia di Lady Scargrave.

Leggendo questo secondo volume dedicato alle Indagini di Jane Austen, confesso di avere avuto qualche momento di smarrimento: fin troppo spesso, infatti, mi è sembrato di intravvedere la brughiera delle sorelle Bronte e non la spiaggia di Lyme Regis – cittadina costiera britannica ben nota al mondo austeniano, anche perché presente nel romanzo Persuasion, e nella quale è effettivamente ambientata questa indagine.
In breve, c’è molto di Jane Eyre e di Wuthering Heights e un po’ meno di Jane Austen e della Regency Era, e l’atmosfera mystery sembra un limite soffocante. Eppure…

Andiamo con ordine!

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Non leggete questo libro. Meglio: dimenticate che esiste. Ecco perché..
Recensione di Orgoglio e Pregiudizio e Zombie

orgoglio_pregiudizio_zombie_coverAvevo promesso a me stessa che mai avrei parlato di questo libro nei miei tè con Jane Austen. Non volevo dargli ulteriore visibilità, ne ha già fin troppa grazie al sapiente lavoro dell’uff. marketing della casa editrice.
Mi sono decisa a farlo solo perché voglio impedire che altre persone, in assoluta buona fede come me, cadano nella trappola della bieca industria editoriale austeniana. O almeno, vorrei che la loro scelta fosse fatta con cognizione di causa.
Sedetevi comodi e servitevi più volte di tè e biscotti (se non siete deboli di stomaco)…

Intorno al Ferragosto del 2010, mentre mi aggiravo nella mia libreria di fiducia semi-deserta, ho adocchiato questa copertina, decisamente furbetta, con una gentile signorina in perfetto stile Regency ma… sbrindellata e sanguinolenta. Orgoglio e pregiudizio e zombie. Ma certo, ne avevo già sentito parlare. Non solo io, a quanto pare, visto che la fascetta di copertina ricordava che aveva già venduto un milione di copie.
Sì, il nome dell’autore accanto a quello di Jane Austen mi sembrava un azzardo al limite dell’arroganza, però… Non amo il genere (anche se in gioventù non mi sono sottratta alla visione della Notte dei morti viventi del maestro Romero) ma l’idea di reimpastare O&P in salsa zombie mi restituiva una sensazione di puro divertimento, tanto le due cose sono distanti l’una dall’altra!

Pensandoci bene, la contaminazione dei generi non mi sembrava fuori luogo. In fondo, qual è il genere romanzesco che divertiva tanto Jane Austen, talmente tanto da farne una parodia in Northanger Abbey? Il gotico. Dal quale hanno avuto origine altri generi, tra cui quello dell’orrore. Insomma, un senso austeniano c’era. Inoltre, mi pareva che i due protagonisti si prestassero perfettamente ad una trama oscura – la battagliera Elizabeth ed il misterioso Darcy – e che le altre figure potessero essere trasformate e piegate alle ragioni della letteratura di questo genere… E sia! Lo comprai. E lo lessi.

Ecco ora il racconto della mia deludente esperienza. E le ragioni di un’impietosa stroncatura.

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Una stanza tutta per sé, di Virginia Woolf

Virginia Woolf

Virginia Woolf nella sua stanza, tra cose meravigliose da leggere e scrivere

No, non potevo esimermi dal chiacchierare in libertà anche di questo libro, dopo aver ricordato quanto la geniale Virginia Woolf (autrice del  saggio Una stanza tutta per sé) amasse Jane Austen, tanto da definirla perfetta ed immortale
Questa sua opera è, per me, il suo capolavoro assoluto, al di sopra anche dei romanzi per i quali sembra essere ben più famosa. Perché? Ve lo racconto subito.

A room of one’s own (Una stanza tutta per sé) è il libro che non dovrebbe mancare nel corredo culturale di ogni donna.
…Insieme ai romanzi di Jane Austen, of course! Nel mio altarino austeniano, del resto, questa è l’unica presenza non austeniana, insieme a Jane Eyre di Charlotte Bronte, perché questi sono i libri che hanno accompagnato la mia formazione, e continuano a farlo ancora oggi (perché non si finisce mai di crescere!) .
Questo è un libro “per la vita” perché di essa racconta. E racconta delle donne, e degli uomini, della propria autonomia e della possibilità di vivere armoniosamente. Buttate via i trattati di sociologia, psicologia, antropologia, storia! Ci basta Virginia Woolf!

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I misteri di Udolpho: alle radici del Romanzo Gotico (e di Northanger Abbey)

Ann Radcliffe, I misteri di Udolpho, ed. BURQuesto è  il romanzo gotico che la famiglia Austen, come tutti i suoi contemporanei, non mancò di leggere quando venne pubblicato, divertendosi assai grazie ad uno sguardo sempre disincantato su questo mondo fantasmagorico e paranormale, decisamente sopra le righe.
La giovanissima Jane, a soli 17 anni, già dotata di notevole spirito di osservazione e , cominciò a scriverne addirittura la parodia: il delizioso, ironico, divertente e solare Northanger Abbey (L’Abbazia di Northanger) nasce così, dall’ombroso, soffocante, rutilante e melodrammatico Udolpho.
Per chi ama Jane Austen, è impossibile resistere alla tentazione di leggerlo.

La sua importanza nella letteratura e, più ampiamente, nella cultura e società dell’epoca è fondamentale. Questo è il romanzo che potremmo definire il “manuale” del romanzo gotico. Fin dalla sua pubblicazione nel 1794, conobbe un grandissimo successo ed è ancora oggi considerato il capolavoro della sua autrice, quella Mrs Ann Radcliffe che nella propria vita non conobbe mai avventura alcuna ma che riuscì, donna scrittrice in un mondo ferocemente maschile, ad ottenere il pieno riconoscimento del mondo letterario.
Il romanzo gotico era nato alcuni decenni prima, nel 1764, con The Castle of Otranto (Il castello d’Otranto) di Horace Walpole  ma è con Ann Radcliffe che conosce la sua consacrazione a genere letterario, dando vita a  sua volta a tanti generi affini fortunatissimi ancora oggi (ad esempio, l’horror).

In questo tè delle cinque, ci addentriamo in profondità in questo romanzo capostipite del genere gotico che tanta influenza ebbe su una giovanissima avida lettrice nonché aspirante scrittrice come Jane. Preparatevi – con molte tazze di tè confortante – ad una passeggiata nei sotterranei più oscuri e sulle torri più alte, a viaggi rocamboleschi ed incontri inquietanti, ad avventure colpi di scena al seguito dell’eroina di questa storia.

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