Navigare nei negozi online di due serie e famose istituzioni austeniane come il Jane Austen House Museum (Chawton) e il Jane Austen Centre di Bath annienterebbe l’autocontrollo di qualunque Austen-dipendente. Oggetti di ogni genere, rivestiti della loro brava aura austeniana, possono avere lo stesso effetto del canto delle sirene sui marinai di Ulisse…
Chissà come reagirebbe Dear Aunt Jane se vedesse quale industria fiorente è diventato il suo nome?
Di fronte a tazze da tè con la sua effigie, borse con cuori rossi inneggianti a Darcy, magliette di cotone con le frasi più belle dai suoi romanzi, posso solo ipotizzare che alzerebbe un sopracciglio, il lampo di rimprovero nel suo sguardo si trasformerebbe subito in guizzo ironico e le labbra si distenderebbero in un sorrisetto divertito appena accennato ma del tutto accondiscendente!
Sì, perché di certo la sua sensibilità ed il suo acume le permetterebbero di riconoscere senza indugi la sincerità dei suoi ammiratori pure in questo bailamme commerciale, che è talvolta senza remore e per questo fastidioso.
Ma qualche tempo fa ho scoperto che c’è una piccola eccezione, tutta italiana e tutta sinceramente austeniana. Da Austen-maniaca, non posso non dedicare un post a questa iniziativa di due giovani Janeite italianissime e davvero brave…
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Jane e le sue “creature”, dopo la parola fine (1)
Per creature intendo, ovviamente, i personaggi che la fervida e brillantissima mente di Jane Austen ha partorito, regalando al mondo e all’eternità dei tipi psicologici e sociali di altissimo valore universale.
Dalla biografia pubblicata nel 1870 dal nipote James Edward Austen-Leigh, Memoir of Jane Austen (Ricordo di Jane Austen), e dalle lettere della stessa Jane sopravvissute al rogo censorio di Cassandra, oggi abbiamo molte notizie (per quanto non riusciremo mai a trovarle sufficienti!) sui fatti privati che hanno accompagnato la genesi delle sue opere letterarie.
La più curiosa e toccante per me è quella riguardante il rapporto tra Jane ed i romanzi che scriveva, ma soprattutto con i suoi personaggi – dei quali aveva immaginato la vita anche dopo le vicende narrate ai lettori. Si può dire che vivesse con i suoi personaggi, ogni giorno, dal momento in cui li creava con la sua penna: ne parlava alla sorella Cassandra, ai nipoti, a chiunque le facesse domande sui romanzi.
Sense and Sensibility (BBC, 2008)
In questi primi mesi dell’anno del bicentenario di Sense and Sensibility/Ragione e Sentimento, ho rispolverato più volte questo sceneggiato realizzato dalla BBC nel 2008, che al momento è l’ultimo di una lunga serie di trasposizioni cinematografiche o televisive del primo romanzo pubblicato da Jane Austen. Paragonarlo al famoso e molto amato film del 1995, sceneggiato da Emma Thompson e diretto da Ang Lee, sarebbe un grosso errore – per quanto risulti difficile non farlo!
Chiacchierando con un’assidua e gradita ospite di questo salotto, Giuliana, mi sono resa conto di averne parlato soltanto in un breve trafiletto nella pagina dedicata alle Mie Visioni Austeniane. E così, oggi mi concedo una doverosa chiacchierata più approfondita su questo sceneggiato.
Sedetevi comodi e servitevi di tè e biscotti più volte… Lo sceneggiato dura tre puntate, per quasi tre ore, il mio post poco meno…!
Marvel (ri)disegna anche Elinor e Marianne
Ultima delle due puntate sulla mia esperienza di lettura dei fumetti che la famosa Marvel Comics sta dedicando alle opere di Jane Austen. Seconda puntata: Sense and Sensibility.
Per l’introduzione ai fumetti austeniani della Marvel, e per dare un’occhiata a Pride and Prejudice, vai al post Lizzy a fumetti sembra… Wonder Woman.
(NB: le immagini di questo post sono tratte dal sito della Marvel o di Comic Book Resources)
(NB 2: nel 2013, questo fumetto, insieme a quelli dedicati a Emma e Northanger Abbey, è stato pubblicato in edizione italiana da Panini Leggi)
Se sintetizzare e tradurre un qualsiasi romanzo in altro mezzo espressivo è impresa ardua, credo che questo sia particolarmente vero per Sense and Sensibility/Ragione e Sentimento.
Concepito nella prima versione come romanzo epistolare, nella versione definitiva conserva molto della sua originaria natura, tant’è vero che molti avvenimenti importanti sono già accaduti nel passato e vegono lungamente narrati dai personaggi.
Inoltre, è un romanzo che mi permetto di definire “d’azione” perché in ogni pagina accade sempre qualcosa di determinante e la trama (e con essa, i personaggi) sono sempre in movimento, in ogni senso.
Incanalare questo fiume in piena è senza dubbio un’impresa ardua, come dimostrano il film del 1995, sceneggiato da Emma Thompson, e lo sceneggiato BBC del 2008, sceneggiato da Andrew Davies, che hanno dovuto compiere scelte drastiche nella consueta ed inevitabile opera di adattamento (taglio o modifica radicale di scene, cancellazione di personaggi, ecc.).
Trasformarlo in fumetto dev’essere stato altrettanto complicato per Nancy Butler, scrittrice esperta del mondo austeniano a cui Marvel ha affidato anche questo secondo adattamento, sulla scia del successo ottenuto con i 5 numeri di Pride and Prejudice pubblicati nel 2009.
N.B.: Aggiornamento luglio 2013: questo fumetto è stato tradotto in italiano da Panini. Per saperne di più, leggi il post di Jane Austen Society of Italy sui fumetti Marvel in edizione italiana, ed. Panini Comics.
Alle origini di tutti i derivati austeniani: Old Friends & New Fancies di S.G.Brinton
Questo romanzo di Sybil G. Brinton prosegue le vicende di Pride and Prejudice/Orgoglio e Pregiudizio: scritto nel 1913 (sì, un secolo dopo la pubblicazione del romanzo a cui si ispira!) e pubblicato nel 1914, è considerato il primo derivato austeniano mai dato alle stampe nella storia dell’editoria. Un romanzo davvero degno di essere considerato il fondatore del genere!
Al momento, è disponibile solo in inglese ma spero che qualche casa editrice vorrà presto cimentarsi nella sua traduzione perché merita davvero di essere letto anche dal vasto pubblico di Janeite di lingua italiana. [Il 26 set. 2013 è uscita la traduzione italiana, ed. Jo March Agenzia letteraria, vai al post]
I motivi di curiosità verso questo derivato da JA sono moltissimi e tutti ne giustificano ampiamente la lettura.
Innanzitutto, perché, secondo quanto la casa editrice Sourcebooks dichiara in copertina, questo è il primo derivato austeniano della storia: la data di prima pubblicazione, infatti, è il 1913 (un secolo esatto dopo P&P!). A buona ragione, dunque, lo possiamo ritenere antesignano e fondatore di un intero genere, divenuto oggi fenomeno editoriale assai prolifico.
In secondo luogo perché, essendo stato scritto in totale assenza di altri esempi simili, Sybil Brinton non ha avuto tempo né modo di essere influenzata dalla massa abnorme e sempre prolifica di derivati austeniani di ogni genere (letterario o cinematografico) e dalle loro libere interpretazioni, né dalle fan fiction. Insomma, in questa pioniera c’è proprio un grande amore per la materia austeniana pura e semplice, senza alterazioni.
Infine, perché sulla base portante di P&P vengono inseriti una quantità di personaggi tratti da tutti gli altri romanzi di JA, trasformando, dunque, questo romanzo in una vera e propria summa di tutta l’opera austeniana, quasi come se si trattasse di un omaggio alla scrittrice ed al suo microcosmo letterario.
(Questa recensione è stata pubblicata la prima volta sul blog Old Friends and New Fancies il 18 luglio 2011 e, in seguito, ripubblicata qui nella data della conclusione effettiva della lettura)
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