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Confessioni e risvegli, tra 1813 e 2009 (2)

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Seconda puntata di due post dedicati a questo piccolo fenomeno editoriale statunitense tra 2008 e 2010, cioè i due romanzi Confessions e Rude Awakenings of a Jane Austen Addict di Laurie Viera Rigler, tradotti e pubblicati in Italia tra 2010 e 2011 con i titoli: Shopping con Jane Austen e In viaggio con Jane Austen.
Per un profilo dell’autrice e la recensione del primo volume, rimando al post Confessioni e risvegli, tra 1813 e 2009 (1)

Mi rendo conto di una cosa: se si legge il primo, non si può non leggere il secondo. Tutti i tasselli che là erano rimasti un po’ sconnessi o del tutto privi di collocazione, qui finalmente vanno a posto. E’ come se fossero due volumi dello stesso romanzo (e per completare il canone letterario dei tempi di Zia Jane, mancherebbe solo il terzo volume… chissà?…). Ma andiamo con ordine…
Dove eravamo rimaste? Anzi, no, dove avevamo cominciato?…

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Confessioni e risvegli, tra 1813 e 2009 (1)

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Prima puntata di due post dedicati a questo piccolo fenomeno editoriale statunitense tra 2008 e 2010, cioè i due romanzi Confessions of a Jane Austen Addict e Rude Awakenings of a Jane Austen Addict di Laurie Viera Rigler, tradotti e pubblicati in Italia tra 2010 e 2011 con i titoli: Shopping con Jane Austen e In viaggio con Jane Austen.
(…due titoli che poco o nulla c’entrano con i romanzi! E’ imperscrutabile la ragione per cui due azzeccatissimi e commercialissimi titoli – Confessioni
di una Jane Austen Dipendente e Bruschi Risvegli di una Jane Austen Dipendente – siano stati tradotti così, quando di shopping e viaggio non si parla affatto. Ma tant’è…)

Due titoli così (mi riferisco a quelli originali, ovviamente) non possono non attirare lo sguardo ed accendere la curiosità di chiunque ami Jane Austen, e di certo non potevano mancare nella mia libreria!
Questi due romanzi sono stati i primi derivati austeniani che ho comprato, in originale inglese – ma non posso dire di averli letti subito. In realtà, una volta iniziato il primo, faticai a finirlo. Non so che cosa non funzionò, forse semplicemente non ero ancora pronta ad entrare nel fantasmagorico mondo dei derivati austeniani! Poi arrivò Pamela Aidan e l’entrata diventò più “morbida”..
Qualche settimana fa, però, ho letto la recensione di Valentina che ne parlava in toni positivi e soprattutto, ricordando come i due libri siano strettamente legati. Così, mi sono decisa a riprenderlo, anche per poter leggere il seguito. E devo ammettere di essermi divertita. Ecco perché.

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Le indagini di Jane Austen, ma in salsa Bronte (serie Barron, vol.2)

barron_mistero_reverendo_coverOvvero: le mie esperienze di lettura dei romanzi di Stephanie Barron, della serie “Le indagini di Jane Austen”.
Seconda puntata: Il mistero del reverendo (vol.2). 

Per quanto riguarda il giudizio generale su questo tipo di lettura e le note sull’autrice Stephanie Barron, non posso fare altro che rimandare alla prima puntata, dedicata al primo volume della serie, La disgrazia di Lady Scargrave.

Leggendo questo secondo volume dedicato alle Indagini di Jane Austen, confesso di avere avuto qualche momento di smarrimento: fin troppo spesso, infatti, mi è sembrato di intravvedere la brughiera delle sorelle Bronte e non la spiaggia di Lyme Regis – cittadina costiera britannica ben nota al mondo austeniano, anche perché presente nel romanzo Persuasion, e nella quale è effettivamente ambientata questa indagine.
In breve, c’è molto di Jane Eyre e di Wuthering Heights e un po’ meno di Jane Austen e della Regency Era, e l’atmosfera mystery sembra un limite soffocante. Eppure…

Andiamo con ordine!

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Non leggete questo libro. Meglio: dimenticate che esiste. Ecco perché..
Recensione di Orgoglio e Pregiudizio e Zombie

orgoglio_pregiudizio_zombie_coverAvevo promesso a me stessa che mai avrei parlato di questo libro nei miei tè con Jane Austen. Non volevo dargli ulteriore visibilità, ne ha già fin troppa grazie al sapiente lavoro dell’uff. marketing della casa editrice.
Mi sono decisa a farlo solo perché voglio impedire che altre persone, in assoluta buona fede come me, cadano nella trappola della bieca industria editoriale austeniana. O almeno, vorrei che la loro scelta fosse fatta con cognizione di causa.
Sedetevi comodi e servitevi più volte di tè e biscotti (se non siete deboli di stomaco)…

Intorno al Ferragosto del 2010, mentre mi aggiravo nella mia libreria di fiducia semi-deserta, ho adocchiato questa copertina, decisamente furbetta, con una gentile signorina in perfetto stile Regency ma… sbrindellata e sanguinolenta. Orgoglio e pregiudizio e zombie. Ma certo, ne avevo già sentito parlare. Non solo io, a quanto pare, visto che la fascetta di copertina ricordava che aveva già venduto un milione di copie.
Sì, il nome dell’autore accanto a quello di Jane Austen mi sembrava un azzardo al limite dell’arroganza, però… Non amo il genere (anche se in gioventù non mi sono sottratta alla visione della Notte dei morti viventi del maestro Romero) ma l’idea di reimpastare O&P in salsa zombie mi restituiva una sensazione di puro divertimento, tanto le due cose sono distanti l’una dall’altra!

Pensandoci bene, la contaminazione dei generi non mi sembrava fuori luogo. In fondo, qual è il genere romanzesco che divertiva tanto Jane Austen, talmente tanto da farne una parodia in Northanger Abbey? Il gotico. Dal quale hanno avuto origine altri generi, tra cui quello dell’orrore. Insomma, un senso austeniano c’era. Inoltre, mi pareva che i due protagonisti si prestassero perfettamente ad una trama oscura – la battagliera Elizabeth ed il misterioso Darcy – e che le altre figure potessero essere trasformate e piegate alle ragioni della letteratura di questo genere… E sia! Lo comprai. E lo lessi.

Ecco ora il racconto della mia deludente esperienza. E le ragioni di un’impietosa stroncatura.

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Acume, ironia e misteri: Jane Austen indaga! (serie Barron, vol.1)

barron_lady_scargrave_coverOvvero: le mie esperienze di lettura dei romanzi di Stephanie Barron, della serie “Le indagini di Jane Austen”.
Prima puntata: La disgrazia di Lady Scargrave (vol. 1).

Lo confesso: la mia tanto decantata tolleranza nei confronti dei derivati da Jane Austen ha una falla. Posso sopportare che vengano rimaneggiati i suoi romanzi perché si tratta pur sempre di opere di fantasia sulle quali la fantasia può continuare ad essere sollecitata (sull’esito di tali sollecitazioni, ognuno è libero di esprimere il proprio parere). Ma che la fantasia debba riportare in vita anche l’autrice stessa, Jane Austen in persona, ecco… questo suscita un istintivo, irrefrenabile rigetto, forse dato da uno strano, rispettoso senso del pudore.
Creare dei romanzi o dei film di cui Jane Austen stessa è la protagonista mi sembra più che un azzardo. Quasi un reato di lesa maestà!
Tuttavia, se mi lasciassi prendere da questa preclusione, non avrei mai goduto di quei due film, Becoming Jane e Miss Austen regrets che, invece, mi sono piaciuti molto e che non smetto di raccomandare a tutti.
Ecco perché, quando vidi il primo volume di questa serie, dedicata a Le indagini di Jane Austen, mi vennero i brividi e non volli leggerlo. Ma il passaparola in rete continuava a rimandare giudizi positivi. Così, mi decisi ad acquistarlo e leggerlo.

E la sorpresa è stata più che piacevole!

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