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Sto preparando Un tè con Jane Austen tutto nuovo…

Un tè con Jane Austen,
la sala da tè più austeniana della blogosfera,
è in corso di ristrutturazione
ma è di nuovo aperta!

Nell’offrirvi un tè di inaugurazione,
mi scuso per eventuali e temporanei problemi di navigazione
dovuti ai lavori in corso.

Un tè con Jane Austen - il blog

La mia droga si chiama Jane Austen

Premessa. Questo è il primo post che ho scritto quando decisi di immergermi nel grande mare di internet e provare ad affidare alle sue onde i miei pensieri in libertà su Jane Austen.
Era il 6 dicembre 2010 quando la pubblicazione di questo post segnò la nascita di Un tè con Jane Austen, e non avrei mai potuto immaginare, nemmeno nei miei pensieri più sfrenati, quali gioiose conseguenze sarebbero sate generate da questa mia prima, ingenua, sincera elucubrazione.
Questo blog nacque sulla piattaforma di Google, Blogger (che non smetterò mai di ringraziare perché è stata una palestra insostituibile per fare pratica con “le cose da blogger” che non conoscevo) ed era firmato da me con quella che ritenevo essere un’adeguata “identità da blogger”, Sylvia-66 (poi diventata, più austenianamente, LizzyS-Sylvia66).
Nel trasloco a questa piattaforma, WordPress, per qualche oscuro inghippo informatico (nel quale, di certo, c’è anche il mio insepertissimo zampino), questo leggendario post restò indietro, come se si rifiutasse di essere sradicato dal suo terreno di nascita… L’ho fedelmente ricopiato qui per completezza di informazione, senza alcuna modifica – un po’ per fedeltà affettiva, un po’ perché il contenuto è ancora valido oggi (con la sola eccezione del viaggio nei luoghi austeniani, che in seguito ho effettivamente compiuto).
Ma lui, il Primo Post, continua ad esistere nell’Universo parallelo del Dominio di blogspot.com, con tutta la sua rutilante grafica originaria ed i suoi splendidi, primi commenti, a imperitura memoria e testimonianza dell’eziologia dei miei tè delle cinque austeniani.
Grazie e Buona lettura!
Silvia Ogier, 11/06/2015


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Sul mio comodino, è sempre pronto all’uso il volume che raccoglie tutti i romanzi completi di Jane Austen (ed. BUR) – come una personale copertina di Linus per l’anima, da leggere nelle lunghe notti di tempesta cerebrale, riscaldate da una fumante, consolatoria tazza di tè.
E un’intera sezione della nostra libreria è occupata da libri, audiolibri, DVD, etc. che hanno un qualche riferimento alla scrittrice o alla sua opera (il cosiddetto “altarino austeniano”) – tutti ovviamente letti, guardati, ascoltati, insomma usati innumerevoli volte.

Ho quasi paura ad avventurarmi in un viaggio alla scoperta dei luoghi della vita della cara zia Jane perché so già che sarei colta da un attacco persistente di mania compulsiva e tornerei a casa con gli oggetti più disparati a tema austeniano.

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Già in libreria (online oppure off line, non importa), devo compiere un certo sforzo per dominarmi. Mi picco di essere molto democratica e di non escludere a priori le opere concepite “intorno a Jane Austen”, anche se applico sempre un minimo di selezione preventiva. Ma la verità è che sono facile vittima del bieco marketing editoriale o cinematografico che non perde occasione per sfruttare la sua inesauribile vena aurea.

Così, se ho scartato a priori certe evidenti nullità come Orgasmo e Pregiudizio, non ho esitato ad avventurarmi nella lettura di deludentissimi prodezze librarie come Orgoglio e Pregiudizio e Zombi o Mr Dacry, vampyre.

Tuttavia, rifiutando tutto a priori, non avrei mai avuto il piacere di incontrare la trilogia su Mr Darcy di Pamela Aidan né le indagini di Jane scritte da Stephanie Barron. Nè avrei visto la miniserie della BBC Lost in Austen, o l’ennesimo Orgoglio e Pregiudizio, quello di Joe Wright del 2005.
In breve, la mia austen-mania è multiforme ed in continua evoluzione.

E poiché scrivere ha da sempre su di me un potere catartico e riflessivo, ho deciso di usare questo blog come quaderno dei pensierini in cui riversare in libertà tutte le elucubrazioni intorno alla materia austeniana, senza escludere incursioni in territori diversi ma affini, come le sorelle Bronte, Elizabeth Gaskell, Virginia Woolf – in breve, la letteratura al femminile (dove una donna può essere libera di esprimere la propria sensibility senza perdere un grammo del proprio sense).

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Vi ringrazio fin d’ora se avrete la pazienza di leggermi e di condividere con me la vostra dipendenza, sorseggiando insieme un’inebriante tazza di tè.
Sylvia-66

vai al post originale (sì, è ancora là, fedele nei secoli alla sua Prima Piattaforma)