Se pensate che il binomio Jane Austen-tè sia solo un falso mito prodotto dall’irresistibile accostamento di alcuni degli stereotipi più potenti comunemente associati alla cultura inglese (il tè, il rito del five o’clock tea, l’Inghilterra e il mito della Old England) siete fuori strada.
I due elementi formano senza alcun dubbio un binomio inscindibile, ma non è un artificio fantasioso, generato da un’accozzaglia di facili stereotipi e sfruttato disinvoltamente per la sua forte capacità di attrazione, anche commerciale – come fin troppo spesso confermano i tanti eventi pseudo Tè con Jane Austen che con l’autrice e le sue opere hanno ben poco o nulla a che vedere (un consiglio: diffidate delle imitazioni e delle facili esche!).
Recentemente, ho avuto il grande piacere e onore di chiudere il primo Festival nazionale del Tè tenutosi a Bologna all’inizio di aprile [InTè – Bologna tè festival]. In un tale contesto, ricco di esperti della materia, il mio compito è stato semplicemente raccontare il rapporto tra Jane Austen e il tè, sia da un punto di vista biografico sia da quello letterario: per molti dei miei pazienti ascoltatori, compresi gli esperti, è stata una sorpresa constatare che il legame tra Jane e questa antica e amatissima bevanda è assai più stretto e motivato di quanto si possa immaginare e, di conseguenza, ben lontano dall’essere uno dei tanti luoghi comuni austeniani senza fondamento che inficiano la percezione del mondo reale e romanzesco dell’autrice da parte del grande pubblico odierno.
Il mio tè delle cinque di oggi, dunque, è un vero e proprio Tè con Jane Austen non solo perché riprende quel racconto, ma anche perché per imbastirlo ho attinto a piene mani alla vera e propria Bibbia di questo binomio, Tea with Jane Austen di Kim Wilson (un libro già recensito in questa sala da tè austeniana nel 2011).
Mai come in questa occasione è opportuno preparare bollitore, teiera e tazze insieme alla miscela preferita di tè ed altri generi mangerecci di conforto per ripercorrere i dettagli del felice, magico ma anche molto realistico connubio tra Miss Austen e il tè.
A dire il vero, è anacronistico diramare inviti per un classicissimo five o’clock tea con Jane Austen: ai suoi tempi, questo rito, oggi ritenuto un simbolo delle tradizioni very British, ancora non esisteva. L’abitudine del tè delle cinque, con tutti i suoi canoni, nacque in epoca vittoriana (la quale, mi preme ricordarlo, inizia nel 1837, con l’ascesa al trono della Regina Vittoria, esattamente vent’anni dopo la morte di Jane Austen).
L’Afternoon tea, inteso proprio come pasto leggero a base di tè, dolci e tramezzini, consumato tra le 4 e le 6 del pomeriggio, sembra sia stato ideato da Lady Anna Maria Russell, Duchessa di Bedford, cara amica della regina Vittoria, che lo trasformò in un vero rito per le classi alte negli anni ’40 del XIX secolo, codificandone le modalità di esecuzione.
Ai tempi di Jane Austen, il tè veniva servito durante le visite di parenti e amici e, soprattutto, dopo cena.
Gli orari dei pasti erano molto diversi da quelli a cui siamo abituati oggi. La cena si svolgeva al pomeriggio, dalle 15 in poi (ma le classi sociali più alte la consumavano più tardi). Alla fine della cena, le signore lasciavano la sala da pranzo e si ritiravano in salotto (drawing room), in modo da lasciare il campo della sala da pranzo ai soli gentiluomini, che così erano liberi di fumare, bere e parlare senza i freni imposti dalla presenza delle signore. Quando i signori raggiungevano le signore in salotto (nel frattempo avevano provveduto a scambiarsi chiacchiere in libertà), veniva servito il tè per tutti e prendevano il via i passatempi tipici del tempo: leggere un libro, spesso a voce alta a beneficio dei presenti, giocare a carte, disegnare, fare musica e ballare, le donne cucivano e ricamavano. La separazione del dopo cena avveniva solo in caso di ospiti perché altrimenti, finito il pasto, la famiglia si spostava tutta insieme nel salotto per il tè e il resto della serata.
In una lettera del dicembre 1798 alla sorella Cassandra, ospite nel Kent nella dimora principesca di Edward, il fratello più ricco, Jane mette in luce le differenze di abitudini tra le diverse classi sociali, e cioè tra la famiglia del fratello, altolocata, e la loro famiglia, che appartiene alla gentry campagnola di Steventon:
Adesso pranziamo alle tre e mezza, e immagino che finiamo prima che voi cominciate – Prendiamo il tè alle sei e mezza. – Temo che ci disprezzerai. – La sera il babbo ci legge Cowper, che ascolto quando posso. Come passate le Serate? – Immagino che Elizabeth lavori, che tu le legga qualcosa, e che Edward si addormenti.
Eppure, nel corso del tempo le abitudini evidentemente cambiarono. In una lettera del dicembre del 1808, Jane afferma che anche la sua famiglia ormai ha l’abitudine di cenare non prima delle cinque del pomeriggio, un orario ben più simile a quello delle classi alte.
Il tè veniva servito anche durante eventi mondani privati o pubblici come balli o concerti, nelle pause di ristoro, come ci insegnano le tante scene di questo genere che l’autrice dissemina nei suoi romanzi.
Appurato che l’odierno five o’clock tea sarebbe stato del tutto sconosciuto a Jane, il suo legame con il tè appare comunque strettissimo per ragioni specifiche reali, tanto biografiche quanto letterarie.
Le sue lettere ci raccontano che era una bevitrice di tè. E se sono inevitabili le tante occasioni quotidiane in cui beveva il tè insieme agli ospiti in visita o in quanto ospite a casa d’altri, assai interessanti sono alcuni riferimenti ai suoi acquisti di tè.
A quei tempi, il tè era merce molto costosa, il cui approvvigionamento richiedeva forti somme di denaro. Il costo era influenzato dall’elevata rischiosità che questa merce accumulava fin dalla coltivazione nei paesi d’origine, e poi durante il lunghissimo viaggio, sempre esposto ai pericoli più vari (incendi, pirateria, naufragi). E una volta approdato in un porto inglese, poteva venire rubato per essere smerciato di nascosto, illegalmente. Oppure, veniva adulterato: uno dei metodi più usati prevedeva l’impiego di foglie di frassino lasciate seccare, passate in forno, calpestate, rese nere o verdi con del colorante (altamente tossico).
Infine, una volta arrivato nelle case, era abitudine consolidata che la servitù riciclasse le foglie usate dei loro padroni lasciandole asciugare e riutilizzandole per il proprio tè, o ancora meglio rivendendole in nero, guadagnando discrete cifre extra.
Ecco perché il tè veniva tenuto sotto chiave nella dispensa di casa insieme ad altri prodotti preziosi, e a rischio di furto, come caffè, cioccolato, zucchero. A tenere la chiave della dispensa era sempre una donna della famiglia e mai una persona della servitù, per quanto fidata. Di solito era la padrona di casa ma spesso questa delegava ad un’altra donna di famiglia, ad esempio la figlia primogenita, questo compito fondamentale nella gestione quotidiana della casa. Chi deteneva le chiavi era anche addetta alla colazione del mattino e si premurava di fornire la quantità di tè necessaria ogni volta che lo si doveva preparare.
In casa Austen, la detentrice della chiave della dispensa, con tutte le incombenze che questo comportava, era Jane.
Questo particolare viene raccontato da una nipote, Caroline Austen, nel resoconto Mia zia Jane Austen. Ricordi scritto nel 1867 dove sono raccolti i suoi ricordi, appunto, della vita quotidiana della sua illustre zia nel cottage di Chawton, l’abitazione che Jane ha condiviso negli ultimi otto anni di vita insieme alla madre, alla sorella e a Martha Lloyd, e che Caroline frequentava assiduamente da bambina.
Alle nove preparava la colazione, era quella la sua parte di faccende domestiche. La provvista di tè e zucchero, era compito suo, oltre al vino. Tutto il resto lo faceva zia Cassandra, poiché mia nonna aveva accettato di essere rimpiazzata dalle figlie prima di quanto io possa ricordare; e subito dopo, smise persino di sedersi a capotavola.
Ma è anche confermato dalle parole di Jane in persona, ad esempio in una lettera dell’ottobre 1798, dove scrive a Cassandra:
Porto con me le chiavi della Cantina e della Dispensa; e per due volte da quando ho cominciato questa lettera, ho dovuto dare ordini in Cucina.
A comprare il tè non poteva che essere colei che deteneva le chiavi della dispensa ed era responsabile del suo approvvigionamento. Nel caso di Jane Austen, è sempre nelle lettere che è possibile scoprire dove andasse a comprare il tè e che tipo di tè preferisse.
Jane andava spesso a Londra, dove era ospite di uno dei fratelli, Henry, che vi conduceva una vita brillante soprattutto negli anni in cui era banchiere ed era sposato con la ricca cugina Eliza De Feullide, donna vivace e intelligente. Ogni visita a Henry era occasione di grande divertimento: oltre ad andare a teatro, alle mostre di pittura, ai concerti, ai balli, e ad aggiornarsi sulle novità editoriali nelle biblioteche, Jane ne approfittava per gli acquisti, anche di tè. Ma sempre con grande attenzione alle spese perché il denaro a sua disposizione non le permetteva alcuna indulgenza.
Un bel mercoledì di aprile del 1811, Jane è in giro per negozi in compagnia di Manon, la cameriera francese della raffinata cognata Eliza (moglie di Henry). E il giorno dopo, scrivendo a Cassandra, ne fa un resoconto così vivace da sentirsi catapultati al suo fianco lungo le strade di Londra, dentro e fuori dai negozi, a soppesare attentamente ogni cosa ed il suo prezzo e ad ammirare tutto quanto capiti sotto i nostri occhi. Le tentazioni sono sempre in agguato, anche per una donna pragmatica e solida come Jane…
Mi dispiace dirti che mi sono comportata in modo molto stravagante e ho speso tutti i miei Soldi; e quel che è peggio nei tuoi confronti, è che ho speso anche i tuoi; poiché in un negozio di tessuti nel quale ero andata a cercare della Mussolina, per la quale sono stata costretta a spendere sette scellini a iarda, mi sono lasciata tentare da una mussolina con dei graziosi colori, e ne ho comprate 10 iarde, nella speranza che ti piacesse; – ma comunque se non dovesse andarti bene, non devi affatto credere di essere obbligata a prenderla; costa solo 3 scellini e 6 pence a iarda, e non avrei la minima difficoltà a tenermela tutta. – La trama, è proprio quella che preferiamo noi, ma la somiglianza col filo da ricamo verde non è molta, perché il motivo è a piccoli pois rossi. […] e ora credo di aver concluso tutte le mie commissioni, salvo Wedgwood.
Scopriamo, così, che le stoviglie in uso in casa Austen erano di Wedgwood. Evidentemente, quel giorno o poco tempo dopo, Jane deve aver trovato il tempo di passare al famoso negozio di ceramiche perché all’inizio di giugno scrive:
Lunedì ho avuto il piacere di ricevere, spacchettare e approvare le nostre ceramiche di Wedgwood.
Tra le commissioni più importanti da svolgere per la famiglia doveva esserci il fondamentale acquisto di tè. Il fornitore degli Austen era lo storico e prestigioso negozio Twinings sullo Strand (lo stesso che possiamo visitare ancora oggi, al civico 216), una garanzia di ottimo rapporto qualità prezzo. Lo scopriamo grazie ad una lettera del marzo 1814:
Mi dispiace sentire che c’è stato un aumento del tè. Non ho intenzione di andare da Twining se non sul tardi in giornata, quando potremo ordinare una provvista fresca.
Nel negozio di Twinings, Jane si trovava davanti a enormi sacchi di tè da cui il venditore prendeva le foglie e le pesava attentamente con una bilancia da farmacista. Il tè preconfezionato in scatole o sacchetti sarebbe stato prodotto molto tempo dopo, nel 1826.
Le varietà tra cui sceglie a quei tempi erano circa una dozzina ma tutte cinesi. Il tè usato in Inghilterra, infatti, è stato per lungo tempo solo quello cinese, nero o verde. Soltanto verso la fine dell’800 comincia ad essere importato dall’India e da Ceylon.
Nelle lettere, Jane parla quasi sempre genericamente di tea, tè, in un caso parla di green tea, tè verde, in un altro di China tea che probabilmente era una miscela di tè nero.
A queste prove a dimostrazione del fatto che il binomio Jane Austen-tè nella sua vita quotidiana ha un fondamento e non è frutto delle facili fantasie moderne, potremmo aggiungere quelle, innumerevoli, che si rintracciano nel suo microcosmo letterario, dove vicende importanti si svolgono intorno alla teiera e al rito che ne accompagna l’apparizione.
Di quelle disseminate lungo Pride and Prejudice (Orgoglio e Pregiudizio) abbiamo già parlato in un tè delle cinque del gennaio 2014. Per quanto riguarda gli altri romanzi, non mancherò di preparare altri tè delle cinque.
Per chiudere quello odierno, non posso non citare l’inossidabile entusiasta Miss Bates che in Emma conclude uno dei suoi panegirici più lunghi e famosi (quello in entrata al ballo del Crown, cap. 38) con l’espressione (per una volta, breve) della sua decisa preferenza per il tè.
Note:
– tutte le citazioni sono tratte da jausten.it (trad. G. Ierolli)
– tutte le notizie sul tè e Jane Austen sono tratte dal libro Tea with Jane Austen di Kim Wilson (ed. Frances Lincoln)
– Il tè di Jane Austen esiste: Julia Matson, proprietaria di Bingley’s Teas, ha creato la Jane Austen Tea Series, miscele di tè ispirate ai personaggi dei romanzi.
Buonasera Silvia ho letto il tuo brillante articolo.
..si imparano tanto cose sulla zia Jane. Nel leggere i racconti della loro vita … mi e sorta una domanda .. visto che il fratello era diciamo benestante, non aiutava le sorelle sappendo che loro erano in ristrettezze economiche ?Scusa magari ho fatto una domanda scema … o fuori tema .. ma è la prima cosa che mi sono chiesta.
No, affatto, non è una domanda strana! Sorge spontanea quando si pensa alla ricchezza di cui godeva Edward, il terzogenito che fu adottato da lontani parenti ricchi ma senza eredi, e alle ristrettezze in cui vivevano la madre e le sorelle. In realtà, Jane e Cassandra erano spesso ospiti, e per lunghi soggiorni, nella sua splendida dimora nel Kent. E fu proprio lui ad aiutare concretamente la madre e le sorelle alla morte del padre, dando loro una rendita annua (a cui si aggiunsero le quote donate da altri fratelli, anche se più ridotte). E sempre Edward fece sistemare il cottage di Chawton nel 1809, dove le tre donne poterono abitare gratuitamente fino alla morte di Cassandra, nel 1845. In breve, si può dire che le abbia aiutate.
Ciao carissima, il post mi suggerisce una domanda. Per approfondire l’argomento puoi consigliare qualche libro? Mi riferisco non ad un romanzo ma un saggio storico legato alla tradizione e diffusione della bevanda nel periodo analizzato. Inoltre mi sto chiedendo se attualmente possiamo trovare la traduzione in italiano del libro “Tea with JA” di Kim Wilson. Grazie. A presto con il prossimo tè …
Carissima, mi sono dimenticata di dirti che quest’anno all’Isola delle Storie, il Festival Letterario della Sardegna di Gavoi (NU), per ricordare JA di cui quest’anno ricorrono i 200 anni dalla morte, si leggeranno alcuni suoi brani. Se non conosci il Festival letterario ti consiglio di visitare il sito http://www.isoladellestorie.it/
Ciao ho guardato nel programma è non c’è scritto niente … io devo andare per una settimana in quella zona dal 1e al 19 …. e ne avrei aproffittato volentieri
Dal 13 giugno al 19 volevo dire
Carissima Tina controlla in alto e clicca “edizione 2017” troverai le informazioni che ti servono; per comodità ti invio il link del programma completo: http://www.isoladellestorie.it/nuovo/wp-content/uploads/2017/06/Programma_festival_2017.pdf
Nel comunicato stampa troverai a pagina 2 del doc in pdf “Gli attori, Francesca Murru, Marta Proietti Orzella e Felice Montervino, leggono gli omaggi che quest’anno sono dedicati alla scrittrice Jane Austen di cui ricorrono i 200 anni dalla morte …” Anche in questo casi ti invio il link: http://www.isoladellestorie.it/nuovo/wp-content/uploads/2017/06/CS_FESTIVAL-LETTERARIO-DELLA-SARDEGNA-2017a.pdf
Se vi trovane nella zona vi consiglio di seguirlo. Ciao a tutti
Carissima Innassia, scusa il ritardo della risposta. Al momento purtroppo non è disponibile l’edizione italiana di Tea with Jane Austen. Sul tè, non sono un’esperta tale da poter consigliare testi con assoluta certezza però ci sono alcuni testi fondamentali che posso segnalare: Lo zen e la cerimonia del tè, ed. Feltrinelli, e uno che di sicuro fa al caso tuo, Oro verde. La straordinaria storia del tè, ed. Laterza, che tratta il tè proprio da un punto di vista storico. Se li leggi, fammi sapere se ti sono stati utili. Alla prossima tazza di tè 😉
Questa di Inassia è un’idea carina … se non brillante e mi associo nel chiedere anche se c’è vin italiano un saggio o un libro che descrive bene come si viveva nell’ 800. Da fan di Jane austen quale sono.Cosí mi aiutereste a continuare un romanzo che aveva iniziato tempo fa e che ho lasciato per paura di non riuscire a descrivere i dettagli…
Sarei anche brava a scrivere ma mi perdo nelle piccole cose ….. mi terrorizza il fatto che se uno legge la descrizione di un luogo esistente.
Possa dire ” ma questo non è assolutamente vero!” Ridete pure ahahah….l’unica cosa che sono riuscita a pubblicare è una raccolta di poesia che ho scritto tempo fa …
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Complimenti per il blog! Interessantissimo, davvero eccezionale! Se dovesse organizzare altri incontri, eventi a tema sarei felice di venirne a conoscenza.
Kind regards,
Giusi
Benvenuta, @Gusi, e Grazie infinite delle tue parole entusiastiche. Per essere sempre aggiornata sugli Eventi a tema Jane Austen, consiglio di tenere d’occhio il sito o la pagina facebook di Jane Austen Society of Italy (JASIT). A presto!