Non me ne vogliano i grandi quotidiani, le firme blasonate, gli esimi esperti. Nel tripudio di articoli del 28 gennaio scorso, oltre al bellissimo speciale di Speechless n.3, l’articolo che mi è piaciuto di più è questo Duecento anni di… Orgoglio e Pregiudizio di Giulia Caterina Trucano, apparso su Rolling Stone Magazine.
Come ho scritto sulla pagina Facebook di UTCJA, mi è piaciuto ancora di più perché… non me lo aspettavo: trovare Jane Austen sul Rolling Stone Magazine (due elementi che non avrebbero nulla a che spartire, secondo lo stereotipo più granitico sulla signorina dello Hampshire) ha significato vedere confermata, anzi, esaltata la qualità più rappresentativa di questa grande autrice, cioè la sua assoluta modernità, la sua totale estraneità a qualunque compartimento stagno culturale o schema sociale, la sua serena superiorità ai limiti posti dalle categorie del tempo e dello spazio.
(il link all’articolo è in fondo al post)
L’articolo è molto interessante perché, dopo aver raccontato con oggettività di Jane Austen, donna poco fortunata nella sua brevissima vita, ma anche artista geniale che in 200 anni è diventata un vero fenomeno letterario e sociale, fa un panorama sull’attualità di Jane Austen, con particolare riferimento al nostro paese: dall’edizione italiana di Lost In Austen, divertentissimo libro-gioco edito da HOP Edizioni, da cui è tratta l’immagine-copertina dell’articolo, alla creatività del Pemberley Pond, alle risorse disponibili sul sito jausten.it o sui blog in rete (sì, c’è anche questa sala da tè nonché il salotto qui a fianco…).
Un ringraziamento particolare, dunque, a Giulia Caterina Trucano per aver parlato di Jane Austen con le dosi giuste di passione e professionalità (non posso certo dire lo stesso di altri suoi colleghi, talvolta incappati in imprecisioni inaspettate, nonostante l’aiuto dell’esperto) dalle pagine online di una rivista radicata nel presente che pensa già al futuro.
Per leggere l’articolo
☞ Duecento anni di… Orgoglio e Pregiudizio di Giulia Caterina Trucano, su Rolling Stone Magazine
Postilla doverosa
In un post come questo, ad alto tasso tecnologico e di condivisione, quindi decisamente moderno, non posso non ringraziare anche le amiche di Facebook: Galatea del gruppo Club italiano di Jane Austen, nonché Francesca e tutte le gentili Ladies del gruppo Noi che leggiamo Orgoglio e Pregiudizio almeno una volta all’anno, per la raccolta copiosa di articoli con cui mi hanno deliziata durante la lunga, divertente, galoppante giornata del 28 gennaio scorso. Grazie, Janeites!
Siamo circondate da articoli più o meno commemorativi, recensioni, analisi del fenomeno Austen che è molto più anche della parola “fenomeno”. Un colpo in testa a Mark Twain con la sua tibia glielo darei io se non mi facesse schifo -ignorante e zotico per arrivare a dire una cosa del genere (e invidioso). E’ stato commovente il giro a casa sua, a Chawton, e con molta tristezza devo convenire su quel “donna poco fortunata”, davvero. Le fortunate siamo solo noi!
I detrattori di Jane Austen mi suscitano sempre una reazione di compatimento, in fondo mi spiace per loro che non potranno mai sapere che cosa perdono.
Di certo, nonostante tutti i problemi personali che anche le nostre vite possono porci, è anche grazie a donne come Jane Austen, sfortunata, sì, ma assai consapevole di sé e della realtà che la circondava, che oggi possiamo godere di benefici solo vagamente desiderabili o immaginabili ai suoi tempi.
Io non penso che occorra”detrarre” la Austen; si è “detratta da se: ” Non scriverei mai un romanzo serio se non per salvarmi la vita”. Forse un romanzo serio gliela poteva salvare…se solo avesse saputo scriverlo. Era una donna garbata e sapeva stare al mondo…peccato!
Sì però non posso fare a meno di pensare che deve essersi sentita sola… aveva Cassandra sì, ma spesso erano separate e quel suo scriverle per domandarle “quando torni?” tradisce il suo senso di solitudine, sia esistenziale sia contingente. Che poi lei avesse trovato il segreto per bastare a se stessa indubbiamente è la conquista più grande e anticonformista che abbia potuto raggiungere
Grazioso l’articolo del “Rolling Stone”;la scorsa estate ho letto uno dei sequels menzionati, “Death comes at Pemberley”, un giallo interessante anche se, ovviamente, con un’atmosfera molto più “gloomy” rispetto al romanzo originale, di cui risentono tutti i personaggi. L’idea, apprezzabilissima, è che anche il dorato mondo di Pemberley non sia così impenetrabile al caos e al male; del resto siamo agli albori della rivoluzione industriale e tutto sta cambiando velocemente, presto rimarrà poco o nulla del mondo idilliaco identificato con la “gentry” di campagna di cui la casa di Darcy ed Elizabeth rappresenta l’espressione più nobile (per non dire fiabesca). Magari quando lo avrai letto, Silvia (non dubito che lo farai), ne parleremo più diffusamente. C’è solo una cosa che non perdono a P.D. James e questa ve la devo proprio anticipare: l’aver fatto ammettere ad Elizabeth (tra sè e sè) che probabilmente non avrebbe sposato Darcy se fosse stato povero…. va bene il realismo, ma questo per una Janeite è veramente troppo!
Mia cara, ebbene, l’ho già letto qualche tempo fa. Ci sono alcune cose che mi sono piaciute molto, altre mi hanno lasciata perplessa; complessivamente credo che PDJames volesse proprio togliersi uno sfizio, e che lo abbia fatto comunque senza derogare alla sua abilità di scrittrice – anche se mi è del tutto sconosciuta (lo confesso) e io non sia per niente una giallista.
Presto, pubblicherò le mie impressioni. Sarei curiosa di leggere anche le versione italiana: chissà com’è stata trattata da Mondadori?