Oggi, nel 1814, Jane Austen ebbe la soddisfazione di vedere pubblicato il suo terzo romanzo, Mansfield Park. Questo è anche il primo romanzo composto interamente ex novo nell’amata casa di Chawton, tanto che spesso ci si riferisce ad esso e ai due successivi, Emma e Persuasion, con cui condivide il luogo di nascita, come ai “Chawton novels”. E dunque:
Buon 200° compleanno, Mansfield Park!
Un Bicentenario è sempre un ottimo pretesto per rendere omaggio al festeggiato compiendo alcune attività che lo vedano protagonista. E mai come in questo caso, diventa un’occasione imperdibile per leggero o rileggerlo.
In questo 9 maggio 2014, giorno del Bicentenario, vi invito ad un birthday tea party che durerà tutto il 2014 grazie alle tante opportunità che avremo di scoprire o riscoprire il più Incompreso e Sconosciuto tra i romanzi di Jane Austen. Le sorprese sono assicurate!
Ma: perché “mai come in questo caso”?
(La risposta non sarà breve perciò vi consiglio di fare scorta di tè e generi di conforto)
Perché Mansfield Park “è” un caso davvero speciale nell’opera di Jane Austen.
Innanzitutto, è il più controverso e il più difficile ed anche il meno amato e il meno conosciuto tra i romanzi canonici.
Generalmente, con una lettura assai superficiale, in passato si tendeva a qualificarlo come libro morale, adatto alle fanciulle che devono imparare a comportarsi “come si deve”.
Oggi è invece saldamente riconosciuto come un capolavoro di ironia proprio contro questo genere di libri, i cosiddetti conduct books.
Ma Mansfield Park non è soltanto questo.
La sua “strana”, indefinibile, inafferrabile bellezza sta nella sua grande complessità, e nelle innumerevoli chiavi di lettura che offre, persino nel corso di anni di riletture.
Inoltre, pur essendo un romanzo smaccatamente austeniano, con tutti i crismi e gli stilemi della sua autrice dispiegati al massimo e al meglio della loro forza, è anche profondamente diverso rispetto a tutti gli altri romanzi austeniani.
Per tutte queste ragioni (e di certo anche per altre che ancora non ho scoperto!), Mansfield Park continua ad affascinare e a sfuggire a qualunque classificazione.
…Tant’è vero che le note che seguono potrebbero essere del tutto contestate da ognuno di voi, che le leggete, e persino successivamente smentite con sereno candore da me, che le scrivo… Ma voglio comunque provare a dare concretezza alle ragioni di cui sopra.
C’è un’Eroina, Fanny Price, che sembra lontana anni luce dalle splendide, volitive donne austeniane che ben conosciamo, ed il cui comportamento spesso risulta incomprensibile – e che, più che un’eroina, sembra un’ anti-eroina, o forse una non-eroina, o magari un’eroina riluttante… Con tutto il suo conclamato candore, proprio come le tanto deprecate “acque chete” arriva ad ottenere esattamente ciò che vuole.
(Vi chiedo perdono ma mi scappa di dirlo… non riesco proprio a trattenermi e, del resto, siamo qui, tra noi, a bere un tè in confidenza… e dunque lo dirò. In breve: Fanny Price c’è o ci fa?)
C’è un personaggio maschile, Edmund Bertram, che avrebbe potuto (o voluto?) essere un Eroe e invece si rivela una vera antitesi dell’eroe, quasi insopportabile nella sua granitica inettitudine…
C’è un’Antagonista dell’Eroina, Mary Crawford, che molto spesso (e molto volentieri!) ruba la scena a quest’ultima, risultando talvolta, e per certi aspetti, assai più simile alle altre eroine austeniane… Mi sono trovata spesso a pensare che sia addirittura… (attenzione, sto per lasciarmi andare ancora una volta) il “lato oscuro” di Elizabeth Bennet…
C’è un Antagonista dell'(anti-)Eroe, Henry Crawford (fratello di Mary), che sembra lasciarsi vivere nel suo ruolo di villain ma che improvvisamente prova (sì, ho volutamente scritto “prova”) ad essere più buono…
C’è molta satira sociale, ma c’è anche uno sguardo su un ambiente insolito, mai visto nei precedenti romanzi di Jane Austen, quello della famiglia di Fanny, ben più povera dei Bertram (e persino delle Dashwood post Norland), e in generale c’è una quantità di altre suggestioni sociali…
C’è una miriade di personaggi indimenticabili che non sono affatto ciò che sembrano ma che, pure in questa indefinibilità, riescono ad assurgere al ruolo di archetipo sociale e psicologico, e finiscono con lo stare tutti sullo stesso piano di importanza della protagonista…
In questo senso, sempre più spesso ultimamente trovo che Mansfield Park sia un romanzo molto shakesperiano, in cui lo stratagemma narrativo della messa in scena di una commedia (non a caso è “Giuramenti di Innamorati”) sembra dare forma alla messa in scena più vasta, quella della vita di questi personaggi, ma anche, allargando ancora di più il cerchio, quella dei tanti tipi psicologici del mondo intero (all the world’s a stage, and all the men and women merely players…).
Pare davvero che qui Zia Jane si sia divertita a farci impazzire con una fantasmagoria di sottili sfumature e di oscillazioni continue.
In breve, come dico sempre: non aspettatevi un altro Orgoglio e Pregiudizio.
Di seguito, tutte le informazioni e gli strumenti giusti per prepararsi ad incontrare l’anomala (o normalissima?) Fanny Price e la variegata (molto variegata…) famiglia Bertram, con i suoi insoliti (o molto soliti…) ospiti.
In quanti modi possiamo rendere omaggio a Mansfield Park?
– Per provare a conoscerlo meglio, vi consiglio innanzitutto gli articoli scritti su JASIT a proposito di diversi aspetti del romanzo. Ecco alcuni titoli già pubblicati:
Introduzione a Mansfield Park di JASIT
La struttura di Mansfield Park di Bruce Stovel
Cittadini del mondo, visioni contemporanee dei personaggi di M.Barbuni
Henry Crawford, ovvero la massima espressione del villain austeniano di G.Parisi
L’inconsapevole auto-inganno di Fanny Price di Kelly Hagen
Una bambina in un giardino molto ben curato di Monica Fairview
Due passi per Austenland: Sotherton o Stoneleigh? di G.Ierolli
Da non perdere, la raccolta di tutti i contributi nel post del Bicentenario!
– Per analizzarlo, un testo che raccomando vivamente di leggere è il capitolo III “Mansfield Park e la parodia ironica del romanzo didattico” dal libro “La zitella illetterata” di una dei massimi esperti austeniani d’Italia, Beatrice Battaglia. È stato determinante per aiutarmi a mettere a posto molte tessere del mosaico (labirinto?…) costruito abilmente da Jane Austen.
– Per leggerlo trovate molte risorse gratuite in rete, in italiano, anche con testo originale a fronte, o solo in inglese, online o scaricando file: per sapere come, vi invito ad accedere allo Scaffale di Jane in questa sala da tè.
– David Tennant – Benedict Cumberbatch
– Per ascoltarlo in una versione d’eccezione, in originale, letto – anzi – interpretato da attori eccellenti, nel 2003, tra cui Felicity Jones (la stessa che interpretò Catherine Morland nel film Northanger Abbey del 2007), Benedict Cumberbatch (l’insuperabile modernissimo Sherlock Holmes) e David Tennant (l’ottima decima rigenerazione di Doctor Who), non mancate di sintonizzarvi su BBC Radio 4 Extra dal 12 maggio! Tutte le informazioni nell’articolo di BBC e su BBC Four Extra
– Per omaggiarlo e collezionarlo, vi consiglio la splendida Edizione Speciale Bicentenario pubblicata poche settimane fa con il patrocinio di JASIT
– E se vi volete divertire con qualche variazione sul tema, non perdete i gruppi di lettura che Gabriella Parisi (LizzyGee), con la collaborazione mia (LizzyS) e di Petra Zari (Miss Claire/LizzyP) organizza quest’anno nel suo salotto, appena rinnovato, dedicato ai derivati austeniani ispirati da Mansfield Park. Andate a farle un saluto sul suo Diario delle Lizzies dove presto partirà un nuovo Gruppo di Lettura!
– Per vederlo negli adattamenti cinematografici, vi invito a dare un’occhiata ai Film Austeniani tratti da Mansfield Park in questa sala da tè. Vi ricordo che uno di essi passa spesso in tv, anche sul digitale terrestre gratuito (ma, forse a causa di alcune scene molto esplicite e per niente austeniane, è collocato in orari un po’ tardi), perciò tenete d’occhio i palinsesti.
E poiché non mancherò di fare un po’ di queste cose appena enunciate, non mancate di passare da queste parti per i prossimi tè perché di certo, prima o poi, ne prenderemo qualcuno in compagnia di Fanny Price & Co.
Buon Bicentenario di Mansfield Park!
Mi è arrivata l’edizione di Jasit e ricomincerò la (ri)lettura proprio da lì…. Sì Fanny pare più un’antieroina, ma penso pratichi una “resistenza passiva” che forse era l’unica arma delle “parenti povere” come lei, che avevano l’obbligo di “accasarsi” senza troppe discussioni: credo che la sua fosse una sorta di rivendicazione silenziosa del “sè”…. e per questo motivo intriga a livello psicologico. Vedremo se dalla rilettura troverò altri spunti…A presto ! Anna
Il concetto di “resistenza passiva” di Fanny mi piace moltissimo e credo che entrerà di diritto nella lista di parole chiave che uso per raccontare questo romanzo! E mi sa che lo ri-rileggerò anch’io, molto presto!
In questo post ci sono diversi collegamenti per approfondire il romanzo. E’ sottovalutato eppure ugualmente si discute: film, audiolibro in italiano e in inglese. Forse ci stiamo sbagliando, “sotto sotto” piace…
Ottima osservazione! Sono convinta che MP ci piaccia moltissimo forse proprio per questo suo carattere sfuggente, da vero fuori classe – che ci spiazza, sì, è vero, ma ogni volta mette in moto la nostra sensibilità e ci fa partire per un viaggio sempre nuovo.
Tra l’altro, è un romanzo ricchissimo di frasi celebri, che da duecento anni costituiscono dei cavalli di battaglia gloriosi nel campo delle citazioni austeniane. Provo a darne solo qualche esempio:
Let other pens dwell on guilt and misery. I quit such odious subjects as soon as I can, impatient to restore every body, not greatly in fault themselves, to tolerable comfort, and to have done with all the rest.
Che altre penne si soffermino su colpe e miserie. Io abbandono questi odiosi argomenti non appena posso, impaziente di riportare tutti quelli non troppo colpevoli a un tollerabile grado di benessere, e di farla finita con tutto il resto.
A large income is the best recipe for happiness I ever heard of.
Una buona entrata è la ricetta migliore per la felicità di cui io abbia mai sentito parlare.
We have all a better guide in ourselves, if we would attend to it, than any other person can be.
Per tutti noi la guida migliore è in noi stessi, se le diamo ascolto, più che in qualsiasi altra persona.