Persuasione di Roger Michell, 1995: il più perfetto tra gli adattamenti austeniani

Persuasion 1995

Nel corso degli anni, ho parlato di questo film innumerevoli volte, sempre osannandolo e raccomandandolo a chiunque fosse a portata di orecchio, anche se non interessato a Jane Austen, poiché lo ritengo uno dei più bei film mai visti nella mia vita, a prescindere dal suo legame con l’autrice dal cui romanzo è tratto. Anche nei miei tè delle cinque, Persuasione di Roger Michell del 1995 viene citato spesso ed ha una scheda tutta sua nella pagina dedicata agli adattamenti (DA VEDERE) – ma non gli ho mai dedicato un’intera trattazione.
Nell’anno del Bicentenario di Persuasione, ispirata dalla trattazione che questo film ha avuto durante il raduno annuale di Jane Austen Society of Italy JAST a Bologna il 14 aprile scorso grazie alla prof.ssa Donata Meneghelli, docente di letteratura comparata all’università di Bologna ed esperta di cinema, sento irresistibile l’esigenza di soffermarmi più diffusamente non solo sulle sue inestimabili qualità di film tout court ma anche sulla sua importanza nella conoscenza del mondo di Jane Austen, perché questo resta non soltanto un grande film di per sé, nonché uno dei migliori adattamenti austeniani mai realizzati, ma è anche una pietra miliare lungo la strada dell’affermazione di Jane Austen come fenomeno di massa, regina della cultura popolare contemporanea.
Fu infatti questo film ad inaugurare il Biennio delle Meraviglie Austeniane sullo schermo, quando nel 1995-96 il colpo di fulmine di cinema e tv per Jane Austen produsse sei adattamenti tra film e serie tv in soli 24 mesi, e tutti di grande successo. L’impatto fu tale e di tale portata che quel periodo non è più soltanto indicato come seconda ondata di Austen-mania (laddove la prima è quella generata dalla pubblicazione, nel dicembre 1869, della prima biografia sull’autrice, Memoir of Jane Austen, del nipote James Edward Austen-Leigh) ma è anche considerato motore della cosiddetta Austen Renaissance.

Per il tè delle cinque di oggi, dunque, vi invito a parlare di questo Persuasione per scoprire o riscoprire, se lo conoscete già, un film che è un vero gioiello e resta ancora oggi uno degli omaggi cinematografici più preziosi al genio di Jane Austen – e, per me, il “più perfetto” pur nella sua voluta, calcolata imperfezione.

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L’odiato Principe Reggente fu il primo acquirente di Jane Austen

 

Poche settimane fa, un invidiatissimo giovane ricercatore ha fatto un ritrovamento prezioso mentre era al lavoro negli archivi reali del Castello di Windsor: una ricevuta di un libraio londinese datata 28 ottobre 1811 e intestata a nientemeno che Sua Altezza Reale il Principe Reggente, per l’acquisto di alcune novità editoriali tra cui il romanzo di esordio di una scrittrice anonima, “a Lady“, una signora,  dal titolo Sense and Sensibility (Ragione e Sentimento).
In pratica, il Reggente aveva pre-ordinato (come diremmo oggi) il primo romanzo pubblicato da Jane Austen – che, infatti, sarebbe uscito proprio due giorni dopo quell’acquisto eccellente.
Egli non poteva saperlo in quel momento ma la lettura di quel romanzo si sarebbe trasformata in una fervida e duratura ammirazione, a tal punto da indurlo a conservare una copia di tutti i romanzi pubblicati dalla signora in ognuna delle proprie residenze. E da desiderare di incontrarla…

Lo scalpore suscitato dal ritrovamento della ricevuta è inversamente proporzionale alle piccole dimensioni del documento non solo perché qualunque cosa porti il nome di Jane Austen attira immediatamente l’attenzione del pubblico di tutto il mondo ma anche perché dimostra che il futuro re Giorgio IV è stato uno dei primissimi (se non il primo) acquirenti dell’autrice.
Il titolo di Primo Janeite della Storia, tuttavia, non potrebbe essere assegnato alla peggiore persona possibile, almeno per la diretta interessata, poiché Jane lo detestava con amabile convinzione, come dimostrano alcuni giudizi liberamente espressi nelle sue lettere.
Insomma, anche questo postumo twist of fate assume un’ironia sommamente austeniana!

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Il mistero non si addice ai coniugi Darcy (serie Bebris, vol. 1)

In questo tè delle cinque, riprendo e rielaboro i miei brani di una recensione collettiva pubblicata il 12 novembre 2013 su Il diario delle Lizzies, il blog di Gabriella Parisi dedicato ai derivati austeniani i cosiddetti Austen inspired novels (link in fondo al post).

Nell’anno del Bicentenario di Pride and Prejudice (Orgoglio e Pregiudizio), il 2013, ho avuto occasione di rileggere un seguito (o sequel) che ha segnato la mia esplorazione dei derivati austeniani: si tratta di Orgoglio e Preveggenza di Carrie Bebris, il primo di una serie di romanzi, Le indagini di Mr e Mrs Darcy, oggi arrivati a sette in tutto, in cui i coniugi Darcy si trovano costretti dalle circostanze a diventare investigatori.
Lo avevo già letto alcuni anni prima. Questo infatti è uno dei libri che mi ritrovai a comperare in blocco sul finire del 2009 in libreria quando scoprii casualmente (e con una gioia fanciullesca tipica di chi scopre dopo decenni di non essere più su un’isola deserta) che esistevano dei romanzi di tal genere, ispirati alla mia dorata Jane Austen. Gli altri erano: Orgoglio e Pregiudizio e Zombie e Mr Darcy Vampyre . [oops, vi è andato di traverso il tè?…]
A mia discolpa posso dire che l’idea di un sequel giallo, uno vampiresco e una riscrittura zombie aveva fatto scattare nella mia mente di Janeite un’associazione fulminea con il romanzo gotico tanto amato da Jane stessa, un genere che ha dato vita proprio a questi sottogeneri così popolari ai giorni nostri, e mi ero illusa di trovarmi di fronte a delle ardite rielaborazioni à la Northanger Abbey con dosi abbondanti di ironia (come scoprii in seguito leggendo questi tre libri, non era affatto così ma questa è un’altra storia).. Iniziai proprio con il giallo di Carrie Bebris, che quindi è stato il mio battesimo con questo particolare e prolifico genere letterario dei derivati austeniani. Non fu un inizio positivo, devo confessarlo.
Anche per questo, mi fece molto piacere rileggerlo qualche tempo dopo, nel 2013 appunto, perché mi permise di tornare sul luogo del delitto alla luce di una maggiore esperienza e consapevolezza del mondo dei derivati che avevo accumulato nel frattempo, e di farlo in un gruppo di lettura online insieme a Gabriella e ad altre lettrici Janeite con cui confrontarmi. Un’occasione ghiotta.
Poco tempo fa, mi sono resa conto di non aver terminato la lettura di tutta la serie avendo abbandonato Inganno e Persuasione (la sesta indagine e l’ultima pubblicata in italiano) sul fondo della mia infinita pila di Libri-Da-Leggere sul comodino. Poiché questo 2018 è l’anno del Bicentenario della prima pubblicazione di Persuasione, ho pensato fosse arrivato il momento giusto per ripescarlo e leggerlo. Ne parleremo molto presto ma intanto qui è necessario cominciare dall’inizio della serie.

Ebbene, abbassate i vostri sopraccigli da Janeite sull’orlo di una crisi da reato di lesa maestà (sì, lo so, i derivati fanno spesso questo effetto ma bando ai pregiudizi!), servitevi di altro tè (una tazza di tè risolve tutto e fa andar giù anche derviati austeniani ben più indigesti) e lasciate che vi introduca nel mondo che Carrie Bebris ha immaginato per la coppia d’oro austeniana dopo il loro sospiratissimo matrimonio. Sotto la nebbia mystery in cui ha avvolto Lizzy e Darcy, c’è qualcosa di buono che vale la pena scoprire.

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Alle origini di Austenland, nella campagna di Steventon

Steventon, Jane Austen's birthplaceL’altra notte ho sognato di essere tornata in Austenland…
…e indietro nel tempo, esattamente a un anno fa, quando ho preso parte al viaggio commemorativo di JASIT per il bicentenario della morte di Jane Austen. Era il mattino del quarto giorno, il 22 giugno 2017, ed ero di nuovo nel caldo sorprendentemente asfissiante di Alton, nella lussureggiante campagna dello Hampshire, in attesa di partire per il luogo austeniano previsto dal programma di quel giorno.
Fremevo d’impazienza perché per me quella sarebbe stata una giornata memorabile: le nostre destinazioni erano, al mattino, Steventon, il villaggio rurale dove Jane nacque e visse fino a 25 anni; e, nel pomeriggio, di nuovo Chawton per visitare non più il cottage (che avevamo già visto il giorno precedente) ma quella che ai tempi di Jane era chiamata “Great House” cioè la maestosa casa padronale del fratello Edward, a pochi passi dal cottage. In entrambi i casi, per me sarebbe stata la prima visita della mia vita da Janeite. E se nel caso di Chawton House avevo già avuto il crudele privilegio di un’occhiata dall’esterno nel 2012, che mi aveva lasciato il desiderio di addentrarmi nella casa ed il parco, nel caso di Steventon si trattava di una novità assoluta. Avrei finalmente visto con i miei occhi il luogo troppo a lungo osservato solo in foto o nei disegni e immaginato durante la lettura delle lettere o dei memoir familiari.
Il pendio erboso dietro la casa, la passeggiata del bosco e quella della chiesa, e la chiesa stessa con la casa dei tempi di Enrico VIII… tutto questo, pur con qualche modifica avvenuta nel corso di due secoli, avrebbe preso forma intorno a me permettendomi di camminare dentro lo scenario in cui lei stessa si è mossa nel corso della sua esistenza.

Oggi vi invito ad un tè delle cinque on the road che, a un anno di distanza,  ripercorre quella giornata intensa e bellissima, alla scoperta di due luoghi significativi nella geografia esistenziale e letteraria di Jane Austen, da me a lungo immaginati e sognati e infine visti, respirati, perlustrati, vissuti. Cominciamo dall’inizio, cioè da Steventon, il villaggio di campagna dove nel 1775, in un freddissimo giorno di dicembre, nacque uno dei più grandi geni della letteratura di tutti i tempi.

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Come in un romanzo gotico: le avventure editoriali di Northanger Abbey

Northanger Abbey, C.E. Brock

Catherine Morland legge I Misteri di Udolpho, ill. di C.E,Brock

Northanger Abbey (L’Abbazia di Northanger) è il primo dei sei grandi romanzi a cui Jane Austen diede una stesura completa. Per quanto la data esatta non si conosca, sappiamo per certo che, con il titolo Susan, quest’opera era già pronta per la pubblicazione nella primavera del 1803, quando venne offerta a un editore.
Da quel momento, per Susan inizia una storia editoriale rocambolesca, fatta di oblio, cambi di nome, colpi di scena, lettere di fuoco e sottili astuzie per ottenerne il riscatto. Come in uno dei romanzi gotici che tanto dilettavano la sua creatrice e che proprio in quest’opera svolgono un ruolo importante, L’Abbazia di Northanger deve passare attraverso molte prove e superare molti ostacoli prima di vedere la luce nel dicembre 1817, cinque mesi dopo la morte della sua autrice.
In una lettera del marzo di quell’anno alla nipote Fanny, Jane Austen si era pronunciata con qualche perplessità sul risultato finale raggiunto nell’ultima revisione del romanzo, dichiarando di averlo “messo da parte” e di non sapere se lo avrebbe ripreso in seguito. Che avesse qualche dubbio sull’opportunità di darlo alle stampe?
Di certo, a noi lettrici e lettori venuti dopo la pubblicazione di duecento anni fa, al di là dell’inevitabile rammarico di sapere Jane ignara del piacere che ci regala questo suo piccolo, scintillante gioiello, resta la gioia di saperlo comunque vittorioso sulle traversie subite e sull’oblio al quale forse ha rischiato di esser destinato insieme all’immensa gratitudine per averlo ricevuto in lascito.

Preparatevi dunque ad un tè delle cinque piuttosto movimentato: stiamo per rivivere le avventure di Susan e poi di Catherine Morland lungo la strada assai tortuosa che le ha portate dallo scrittoio di Jane allo scaffale della libreria.

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