In Pride and Prejudice/Orgoglio e Pregiudizio c’è una lunga scena di descrizione di luogo – una delle rarissime di questo genere e, proprio per questo, di grande significato – che Jane Austen scrive, inutile dirlo, in modo mirabile, quasi come se, pur senza avere la più pallida idea di che cosa sarebbe stato un film, l’abbia sceneggiata ad arte per il grande schermo.
Siamo al capitolo 43 – che non a caso è il cap. 1 del volume 3 nella prima edizione in tre volumi, proprio a sottolineare l’importanza del momento, che segna l’inizio di un nuovo percorso.
Elizabeth, accompagnata dagli zii Gardiner, mette piede nella proprietà di Darcy, la mitica Pemberley, e noi seguiamo in presa diretta il suo inoltrarsi in quel luogo, mentre cammina per i sentieri, ammira il paesaggio, si sofferma sull’enorme ed elegante edificio, vi entra, penetrando così in quella che è la casa dell’uomo che ha appena incominciato a conoscere veramente, al di là delle sovrastrutture che fino ad ora ne hanno alterato la giusta percezione.
Percorrere i sentieri ed i corridoi di Pemberley, per Lizzy equivale ad immergersi nella realtà di Darcy, esplorarla, elaborarne le suggestioni, acquisire una profonda e completa conoscenza di colui che ne è il proprietario e abitante.
…perché Pemberley è Darcy.
La prima apparizione della dimora davanti allo sguardo sempre più stupito e ammirato di Elizabeth richiama alla mente quella del suo proprietario, avvenuta alcuni mesi prima alle Assembly Rooms. Tutto è bellezza allo stato puro, ma non è solo esteriore e artificiosa e disturbata da molte sovrastrutture sociali: è naturale e profonda e solida.
Era un gran bell’edificio di pietra, ben posizionato su un terreno in salita, con sullo sfondo una fila di alte colline boscose e, di fronte, un corso d’acqua di per sé abbastanza notevole, che diventava man mano più largo, ma senza nessun visibile artificio. Le sponde non erano né regolari, né con inutili ornamenti. Elizabeth era deliziata. Non aveva mai visto un posto a cui la natura avesse donato di più, o dove le bellezze naturali fossero state così poco intaccate dal cattivo gusto.
Il corso d’acqua che Elizabeth vede davanti all’edificio è
[…] senza nessun visibile artificio. Le sponde non erano né regolari, né con inutili ornamenti.
[…] without any artificial appearance. Its banks were neither formal, nor falsely adorned.
E come sono le sale all’interno?
[…] Le sale erano alte e belle, e l’arredamento consono alla ricchezza del proprietario; ma Elizabeth vide, ammirando il suo buon gusto, che non era né sfarzoso, né inutilmente ricercato, con meno splendore e più reale eleganza rispetto all’arredamento di Rosings.
[…] The rooms were lofty and handsome, and their furniture suitable to the fortune of its proprietor; but Elizabeth saw, with admiration of his taste, that it was neither gaudy nor uselessly fine; with less of splendor, and more real elegance, than the furniture of Rosings.
E sono solo due piccoli esempi di descrizioni del luogo che possiamo leggere come metafore del carattere e delle qualità del loro proprietario.
Ma è quando raggiunge la parte più riservata della casa, al piano superiore, e per la precisione nella galleria dei ritratti, che avviene la presa di coscienza del “vero” Darcy.
Davanti al suo ritratto, Lizzy resta in contemplazione, mentre le tessere del mosaico trovano il loro posto nella sua mente… ed in quel momento anche noi capiamo che il ribaltamento del suo punto di vista, la conoscenza di lui come di se stessa, lungo la strada percorsa fin qui, si sono definitivamente compiuti.
Lizzy è arrivata alla fine del viaggio che è iniziato con la lettera di Darcy all’indomani della prima disastrosa proposta di matrimonio.
Ecco perché, quando poco più avanti nel capitolo dice a se stessa:
[…] “E di questo posto”, pensò, “avrei potuto essere la padrona!
[…] “And of this place,” thought she, “I might have been mistress!
diventa impossibile vedere alcun bieco intento materialistico ma emerge soltanto la constatazione che “di un tale uomo avrei potuto essere la compagna”!
Nel film di Joe Wright del 2005, questa scena è stata completamente stravolta: non siamo nella galleria dei ritratti, ma delle sculture. Non c’è il ritratto di Darcy, ma il suo busto di marmo. Ma è un mero aspetto logistico. Nello spirito, anzi, ho l’impressione che la scena creata da Jane Austen sia stata addirittura esaltata in questo film e, per questo, la trovo perfetta, meglio di qualunque altra trasposizione anche se più fedele.
In questo trionfo di luce candida (come se fosse tra le nuvole), Lizzy vaga quasi in punta di piedi, forse per non turbare la magia di quel luogo, tra meravigliose statue di Canova, che racchiudono in sé la sensualità terrena e l’eterea perfezione. Lizzy le contempla, le sfiora, ne è del tutto incantata, immersa in uno stato onirico, in uno scambio esclusivo tra sé e l’oggetto della sua contemplazione, distaccata dal resto del mondo.
Sta facendo conoscenza con il mondo, anche interiore, di Darcy. E attraverso di lui, sta scoprendo se stessa.
La musica che ci accompagna nella nostra partecipazione a questo straordinario momento di profonda intimità è assolutamente perfetta (grazie, maestro Dario Marianelli)…
Da questo momento in poi, tutto quanto accade nel romanzo è meramente funzionale allo sgombero degli ultimi ostacoli rimasti sul terreno che semplicemente (ma deliziosamente!) ritardano il concretizzarsi dell’incontro di due anime avvenuto in questo capitolo.
Note
– vi consiglio la lettura di questa breve nota sulla stretta correlazione tra Pemberley e Darcy
– la nota qui sopra ed i brani citati sono tratti dal sito Jane Austen di Giuseppe Ierolli
– la fonte di ispirazione per questa riflessione è di Tony Tanner, nel saggio Knowledge and Opinion in Jane Austen (2007, Palgrave & Macmillan)
…a proposito di ritratti austeniani: prossimamente, ne riparleremo!
Che meraviglia quel luogo….forse un giorno riuscirò a vederlo di persona!!
Buona Pasqua a te ed un caro saluto, *Maristella*.
Ho letto questo post con grande interesse e con una punta di entusiasmo. Non avevo afferrato questo aspetto, ma credo di averlo colto inconsciamente durante la lettura… infatti quando Lizzy afferma che sarebbe potuta essere la proprietaria della villa anch’io non vi ho visto alcunché di venale, ma se ci si pensa bene la frase in se’ è ASSOLUTAMENTE venale! Quindi grazie di avermi reso cosciente ciò che non sapevo di conoscere…^^ Frase complicata, ma che esprime bene quello che ho provato leggendo il tuo post.
Ho visto che la cosa l’hai ripresa dal sito ufficile, ma tutto tuo è il merito di diffonderla.
Bacio
Ahhhhh, voglio andare a Chatsworth House… voglio ammirare quelle splendide statue… voglio incontrare un Mr Darcy…. Dopo aver avuto il mio personale Willoughby mi merito un VERO eroe austeniano…
Bellissimo post!
Ti auguro una Buona Pasqua!!!
😉
Ciao Sylvia, volevo farti tanti auguri di Buona Pasqua e dirti……
io li ci sono stata!!!
Non ti dico dove sono andata a prendere un tè, non vorrei ci restassi male!!
Un abbraccio
Susy x
Che posti fantastici!!! Sarebbe un sogno poterli visitare!
Bella l’interpretazione che dai sulla scena della stanza dei marmi…per me era solo uno stravolgimento del film!!
Buona Pasqua
Cri
@Maristella: è un augurio che faccio anche a me stessa, vedere di persona questo luogo bellissimo. Chissà…
@Simona: inconsciamente, zia Jane ci fa percepire molte cose; credo che questa qualità meravigliosa faccia parte della magia che riesce a creare e che ci entusiasma!
@Silvia: mia cara, ho la certezza che per ognuna di noi da qualche parte ci sia un Darcy… purtroppo, ci sono anche tanti (troppi!) Wickham e Willoughby… Ma abbi fede!
@Susy: sì sì sì, so bene che sei stata a Chatsworth House, ho divorato il post in cui ne parlavi (guardate qui http://susycottage.blogspot.com/2010/10/jane-austen-e-orgoglio-e-pregiudizio.html)… Prima o poi ci andrò!!!
@cri-val: grazie, mi fa piacere sapere che hai scoperto qualcosa di nuovo su questo film così emozionante. L’interpretazione della scena nella galleria delle sculture è avvalorata dal regista, il quale, nel commento al film, afferma addirittura che lì Elizabeth percepisce e scopre la sensualità.
Grazie a tutte e spero abbiate passato una buona Pasqua.
stupendo questo palazzo!!!
^_________^
buon dopo vacanze
My Dearest,
grazie per i tuoi commenti sul mio blog! 🙂
Come vedi, sono ancora in abito-fantasma, ma avevo letto questo tuo post delizioso già dalla pubblicazione! 😉
Questa metafora che hai evidenziato è fondamentale per comprendere il personaggio di Darcy, in fondo, ogni lettore ne è reso partecipe, ciononostante non sembra così immediato il suo messaggio implicito. E se alle Janeites come noi, il simbolismo è così palese, non deve esserlo altrettanto ad un qualsiasi lettore…dunque, il tuo contributo è ancora una volta come una luce accesa nel buio, in quell’oscurità che è solo apparente, un pò come la magia nelle parole di un incantesimo, che resta latente finché non è pronunciata…e una volta fatto, come hai fatto tu, il suo effetto è incancellabile e limpido, come ogni verità svelata.
La Zia Jane era una Maga dai grandi poteri, tra questi, io credo, vi sia quest’incantesimo illuminante (chissà come) ereditato dalle sue vestali…chiamate oggigiorno più comunemente Janeites! XD
Un abbraccio mia cara, ti scrivo prestissimo! :*
C.
P.S. la soffitta si è riempita di altra musica! 😉
oh mia delizia, nello scrivere Pemberly è Darcy hai racchiuso in una breve frase tutta la magia del nostro amata personaggio, in poche brevi parole hai condensato la sua forza .. il suo essere uomo .. ti adoro ^.^
bacio
Aldina
Cara Sylvia,post e immagini bellissime,che dire….un’atmosfera incantevole!!Vorrei chiederti un piccolo favore approfittando se posso della tua gentilezza,non riesco a contattare Miss Claire,ho per lei un messaggio lasciato ai commenti del mio ultimo post(non sapevo come fare!!)volevo ringraziarla ma non riesco a commentare i suoi post 🙁 puoi dirle di passare da me per favore?Ti ringrazio infinitamente…a presto!!
@Pupottina: già, un palazzo di sogno! Buon dopo-vacanze anche a te!
@MissClaire: che bella e lusinghiera metafora, luce accesa nel buio! Mi fa piacere se le mie elucubrazioni, nate dal curiosare qua e là e dalle letture, suscitano nuove scoperte, nuove consapevolezze, ulteriori riflessioni… Alla base di tutto c’è sempre lei, la portentosa zia Jane!
@Aldina: ma chère, bentornata dalla tua vacanza! E che cosa posso aggiungere alle tue belle parole?… Semplicemente: Mr Darcy forever!
@Federica: E’ sempre emozionante vedere come la magia austeniana riesca a fondersi perfettamente con i luoghi e le cose che sfiora… (nessun problema, ho già provveduto a fare l’ambasciata a MissClaire)
Ciao carissima, grazie per il messaggio! La mia situazione attuale mi impedisce di dedicare molto tempo al blog, ma ti assicuro che questo non mi impedisce di visitare i vostri e naturalmente di leggere le tue meravigliose recensioni e discussioni! Anche se non sempre lascio commenti passo spessissimo a prendere un piacevole tè nel tuo salottino ;o)
A presto, un’abbraccio!
Grazie mille @Eri, so bene che sei una frequentatrice di questi tè delle cinque, spero siano una piccola oasi di relax. A presto!
Pingback: Dov'è il ritratto di Mrs Darcy? - Un tè con Jane Austen
Io penso che Jane Austen sia piu’ che sincera! Cosa avrebbe mai potuto pensare una donna che ha appena respinto un uomo di cui conosce la sua gia’ risaputa ricchezza, ma che non l’ha ancora toccata con mano da percepirla veramente? Non avrebbe detto la stessa cosa ognuna di noi percorrendo tutto quello splendore e se fosse stata oggetto di interesse di un uomo simile? Quando alla fine Lizzy dice a sua sorella di essersi innamorata di lui dopo aver visto la sua casa, forse e’ ironia, forse no……devo leggere tutto quanto su Jane Austen per farmi un’idea piu’ precisa, ma non vedo neanche una donna venale, …..semplicemente in quel posto ha capito quello che non voleva ammettere. Per essere un’opera prima, Joe Wright ha messo tutta la poesia possibile nelle scene cardine di tutta la storia…..tutto bianco a Pemberley…..tutto verde nella scena della dichiarazione ….e cosi’ via……davvero un gran bel lavoro che non mi stanchero’ mai di guardare……