Jane Austen. I luoghi e gli amici, di C. Hill, ed. Jo March con JASIT

Recensione sentimentale di un viaggio nel mondo di Jane Austen.
Jane Austen. I luoghi e gli amici di C.Hill, ed. Jo March

Premetto che la mia intenzione originaria era delle migliori: scrivere una recensione vera e propria, basandomi sulla mia esperienza di lettrice, traduttrice e prefatrice di questo libro, che potesse integrare quelle, numerose, già uscite in questi primi nove mesi di vita del libro.
Ma confesso che proprio la ricostruzione di tale esperienza ha finito col trascinarmi in una delle mie solite elucubrazioni, tra ricordi ed emozioni di lettura e di viaggio.
Stavo per aggiungere “proprio come Constance Hill, l’autrice di questa biografia di Jane Austen” ma mi è venuto il dubbio che risultasse un po’ irriverente, nonché presuntuoso, fare un’affermazione simile.
Eppure, non posso fare a meno di dirlo se ripenso a come tutto è iniziato, quando Gabriella Parisi, cofondatrice di JASIT (Jane Austen Society of Italy), ci ha travolti con il suo entusiasmo inducendo me e gli altri componenti dell’associazione (Mara Barbuni, Giuseppe Ierolli e Petra Zari) a leggere questo libro nell’originale inglese, e a quali emozionanti affinità con la mia esperienza di Janeite Teinomane Conversatrice Scribacchina, nonché Viaggiatrice, vi ho trovato.

Per narrarvi di questa curiosa biografia in forma di diario di viaggio, ma anche di come tutti noi di JASIT siamo arrivati alla decisione di tradurlo, vi dirò delle cose che vi ho trovato leggendolo la prima volta. Partendo dall’inizio, come si conviene ad un vero e proprio viaggio.
Seguitemi, con scarpe comode e un thermos pieno di corroborante tè caldo.

2013, Primavera inoltrata: la stagione migliore per intraprendere un viaggio. Su indicazione di Gabriella, e seguendo l’esempio degli altri Jasit, apro Jane Austen. Her homes and her friends e inizio a leggerlo.

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Frontespizio della prima edizione inglese

Non sono ancora arrivata alla fine della Prefazione alla prima edizione e  già ne sono innamorata.
Le prime parole di Constance Hill, infatti, sono dedicate alla sensazione di subitaneo, irresistibile fascino che pervade i lettori di Jane Austen appena le si accostano, nonché al desiderio di conoscerla meglio, come se fosse ancora viva e vegeta e potessero presentarsi al suo cospetto in qualunque momento per guadagnarsi la sua preziosa amicizia. Inoltre, sono accompagnate da citazioni prese a prestito da chi conosceva bene Jane Austen, cioè fratelli e nipoti.
La sensazione immediata è di essere di fronte ad una lettrice appassionata che desidera approfondire l’oggetto della sua passione letteraria, e farlo attraverso fonti autorevoli. E soprattutto, in prima persona.
Sì, in questo atteggiamento di Constance Hill, oscillante tra l’entusiasmo più spontaneo e la curiosità accademica, sempre animata dal desiderio di condividere le proprie passeggiate nel microcosmo austeniano, mi ci riconosco subito.

Lettera scritta da Jane Austen alla sorella Cassandra, 24-26 dic. 1798

Lettera scritta da Jane Austen alla sorella Cassandra, 24-26 dic. 1798

Mi ritrovo pienamente nella sua costante attenzione verso i testi che da tempo ho imparato a considerare le uniche vere “Guide Universali per Janeite” (opere a parte): la raccolta delle lettere (la voce pura e semplice di Jane) e il Memoir of Jane Austen (Ricordo di Jane Austen), “la madre di tutte le biografie”, scritta dal nipote James Edward Austen-Leigh nel 1869 sulla base dei ricordi di famiglia.

MemoirJaneAustenE mi ritrovo anche nelle tante citazioni dalle opere che l’autrice sparge qua e là, evidentemente richiamate alla memoria dalle sue passeggiate sulla terra dei luoghi in cui Jane stessa, circa un secolo prima, camminava, e immaginava.
Mi ritrovo – lo confesso – persino nel suo stile, assai informale, molto personale, pieno di emozioni, riflessioni in libertà, esclamazioni (i tre punti esclamativi che punteggiano la sola prima pagina non sono certo “accademici”).
Tutto ciò  proclama subito che sono di fronte a una biografia sui generis, che non è una lezione  cattedratica bensì una conversazione allegra e informale, seppure esperta, davanti a uno high tea ricco di leccornie, con cui Constance mi intrattiene svelando ogni dettaglio del suo viaggio in Austenland in compagnia della sorella Ellen, autrice degli “scatti” che lo illustrano.

Come Constance ed Ellen, sulle tracce di Jane a Chawton

Come Constance ed Ellen, sulle tracce di Jane a Chawton

Mi rendo conto che le due sorelle Hill sono proprio “due di noi”, vere Janeite che, per conoscere meglio l’oggetto del loro “spontaneo affetto” (come direbbe l’autore del termine, George Saintsbury) hanno condotto una ricerca sul campo.

Sempre leggendo le due prefazioni (non sono ancora partita e quante cose ho già scoperto!), noto che le due sorelle hanno avuto a che fare direttamente con i discendenti di Jane Austen. È un meraviglioso privilegio, che invidio cocentemente e mi emoziona. Per me – che, mentre leggo mi sento lì accanto a loro – è come aver avuto a che fare direttamente con LEI, come averla vicino, fisicamente presente. Lo ammetto: sarei vergognosamente svenuta ad ogni stretta di mano all’idea di avere tra le mie la mano di qualcuno che condivide il codice genetico con Jane Austen!
Non sono ancora partita, dicevo – e quando giro la pagina per iniziare il primo capitolo, mi ritrovo davanti ad una scoperta sensazionale, che mi riempie di gioia:

Capitolo I – Arrivo in Austenland

Dopo una facile verifica, mi rendo conto che… ho scoperto Austenland. Meglio: è Constance Hill a scoprire il potere evocativo di questo termine, semplice parola magica che racchiude tutto il microcosmo austeniano, e che lei inventa con felicissima intuizione e usa per la prima volta qui, proprio qui. Basterebbe questo a farmi ringraziare per sempre questa scrittrice ma ecco che l’incipit rincara la dose:

In una bella mattina di metà settembre, un calesse di campagna si apriva la via attraverso le stradine dello Hampshire. Vi erano sedute due appassionate ammiratrici di Jane Austen, armate di penna e matita, ansiose di vedere i luoghi dov’era vissuta, osservare gli scenari che aveva osservato, e imparare tutto quanto era possibile imparare sull’ambienete che la circondava.

Sono seduta sul calesse con le sorelle Hill!
Anzi, no. Queste NON sono più Constance ed Ellen ma siamo proprio NOI!
Lì, dove dovrebbe trovarsi Constance, ci sono io pronta a registrare nella mia memoria tutte le esperienze e le sensazioni che sto per vivere. E lì di fianco, dove dovrebbe trovarsi Ellen, c’è Petra Zari (alias Miss Claire), armata di una provvidenziale macchina fotografica super professionale con cui documentare il viaggio. Non si tratta di un’identificazione immaginaria, per sola sintonia con il testo. Questo viaggio è avvenuto davvero.

Mappa di Alton sul muro del sottopasso pedonale verso Chawton

Il 13 giugno 2012 (poco più di un secolo dopo le due sorelle Hill), Petra ed io abbiamo davvero intrapreso il nostro personalissimo viaggio in Austenland.
Quella mattina, dopo un arrivo a Londra appena 12 ore prima, funestato da un temporale lungo e copioso, con temperature intorno ai 10 gradi, ci trovammo a fare i primi passi in Austenland a Alton, lungo Normandy Street, in direzione di Chawton sotto un bellissimo e caldo sole.
Tutti quei ricordi, con precisione quasi chirurgica, compresi il tepore del sole che sprigiona il profumo dell’erba ancora bagnata e i rumori di sottofondo della mattinata lavorativa della cittadina, tornano alla mente mentre leggo.
Mi sembra di essere davvero sul calesse, due pellegrine “armate di penna e matita”, sorelle acquisite nel nome di Jane Austen, la penna per me e la matita per Petra (sotto forma di macchina fotografica e di fervida creatività figurativa).

Illustrazione di Ellen Hill

Illustrazione di Ellen Hill

Proseguo la lettura e nel giro di una pagina incappo nella prima illustrazione del libro, eseguita da Ellen: il fingerpost sull’incrocio di Winchester Road, di fronte al cottage di Chawton!

Sono di nuovo catapultata nella mia mattinata del 13 giugno 2012, quando Petra ed io arrivammo a quell’incrocio…

Foto di Petra Zari

Ricordo che a quel punto eravamo entrambe già in contemplazione dell’intera area perché un centinaio di metri prima il Chawton cottage (con nostra grande, indicibile emozione) era entrato nella nostra visuale ed ora si trovava esattamente davanti a noi, oltre questo cartello, in pieno sole.

(ripensandoci, mi rendo conto che le nostre esclamazioni di allora sono le stesse che Constance scrive senza filtri qua e là, lungo tutto il diario di viaggio…)
Sì, eravamo a casa di Jane, l’amata dimora degli ultimi otto anni della sua vita, il luogo da cui tutti i suoi romanzi (le sue creature) sono partiti per il mondo (come dice Constance nel libro).
Ma non entrammo subito. La sorpresa di essere lì, l’emozione di vedere dal vivo il cartello osservato tante volte in foto, ci spinse a imprimere tutto nella memoria, con calma.
E Petra non poté non scattare una foto del fingerpost, con quell’indicazione “Jane Austen’s House” puntata in direzione del cottage, proprio lì accanto.

Foto di Petra Zari

Non dubito che, a questo punto della mia recensione sentimentale, i miei sei lettori abbiano istintivamente dato un’occhiata al libro. Sì, è la foto che campeggia sulla copertina! Come omaggio di Petra, la fotografa di oggi, a Ellen, l’illustratrice di ieri.

…ma anche simbolo dell’arrivo a casa di Jane, il luogo dove il suo spirito è più palpabile, nonché partenza verso altri luoghi austeniani, che tutti li comprende – potere evocativo di quell’insegna a quell’incrocio, lì nel Centro di Gravità Permanente di Austenland.
Potrei proseguire su questo tono lungo tutte le pagine del libro, anche se nel mio curriculum di Janeite molti di questi luoghi austeniani mancano ancora all’appello.
Ma questi primi esempi di coinvolgimento totale sono sufficienti a recensire sentimentalmente questo libro (Per i suoi tanti, innegabili pregi e per l’analisi del suo valore rimando senza esitazione all’Introduzione dell’opera).
È innegabile che aver ritrovato in queste pagine la mia esperienza sul campo come visitatrice di luoghi austeniani ma anche come umile studiosa della materia austeniana tout court abbia contribuito a rendermi questo libro particolarmente caro.

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…Che è divenuto ancora più caro quando noi cinque JASIT abbiamo iniziato a dare corpo all’edizione italiana, condividendo traduzione, ricerca delle fonti (quasi mai citate da Constance), correzione della bozza, stesura della prefazione, senza nemmeno sapere se avremmo trovato qualcuno disposto a pubblicarla.
Ed è anche per questo che in chiusura voglio ringraziare pubblicamente, ufficialmente, con un brindisi con la mia migliore miscela di tè, la casa editrice che con immediato entusiasmo ha accettato di salire con noi sul calesse di Constance ed Ellen pubblicando questo libro. Grazie di cuore a Valeria e Lorenza di Jo March Agenzia Letteraria per aver accettato di fare con noi questo viaggio in Austenland.
Buon viaggio anche a tutti coloro che vorranno salire sul calesse di campagna al fianco di Constance ed Ellen Hill per “venire con noi al cospetto di Miss Austen”.

Per saperne di più:
Jane Austen. I luoghi e gli amici sul sito della casa editrice Jo March Agenzia letteraria
Due passi per Austenland, la presentazione del libro su jasit.it
– Gli articoli della serie Due passi per Austenland dedicati all’approfondimento dei luoghi austeniani raccontati da Constance Hill, su jasit.it

Silvia Ogier

3 pensieri su “Recensione sentimentale di un viaggio nel mondo di Jane Austen.
Jane Austen. I luoghi e gli amici di C.Hill, ed. Jo March

  1. romina angelici

    E’ verissimo come si entri subito in sintonia grazie al tono confidenziale di Constance Hill: sembra di ascoltare il racconto di un’amica che si conosce da sempre, in cui le categorie di tempo e spazio sono annullate. E’ ciò che praticamente accade quando ci si trova davanti al cottage: così estasiati da essere paralizzate dalla contentezza, possederà un qualche potere magnetico quell’insegna stradale del crocevia? Che brava Silvia sei a tradurre sempre in parole esatte quel groviglio di emozioni che tutto ciò che riguarda Jane suscita in noi!

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  2. MaraB

    I viaggi letterari sono esperienze “forti” proprio per quanto tu dici qui. La potenza dell’immedesimazione ci avvince non solo agli scrittori che ci stanno ospitando nella loro casa, ma anche a tutti i visitatori che in quei luoghi hanno lasciato traccia delle loro emozioni. Si percepisce il senso della Storia e di una comunanza di passioni che trascende il passare del Tempo.

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