E’ doverosa una premessa.
Jane Austen vs Charlotte Bronte. Chi crede a questa rivalità, non ha capito nulla né della prima né della seconda. Sì, Charlotte non amava Jane ma semplicemente perché, votata all’espressione diretta delle emozioni come contestazione dell’ipocrisia vittoriana che nascondeva e reprimeva tutto, non ne carpiva l’impetuosità implicita, che scorre come un fiume sotterraneo. Perciò, mettiamoci l’animo in pace.
Non potrei fare a meno di nessuna delle due, per quanto la mia predilezione vada alla Zia. Chi mi conosce sa bene che, subito dopo Jane Austen, il mio amore letterario è per Charlotte Bronte. Non a caso, a Jane Eyre riservo un posticino speciale nel mio altarino austeniano… con buona pace dei faziosi a tutti i costi!
Perciò so che nessuno, tanto meno le dirette interessate (troppo grandi, troppo superiori a queste nostre meschine rivalità terrene!), si risentirà se parlo di Shirley, romanzo di Charlotte Bronte, nella sala da tè di dear aunt Jane.
Lo confesso con molta vergogna: di Charlotte Bronte conoscevo soltanto il suo eccelso capolavoro, Jane Eyre, che ho letto e riletto, ed anche studiato all’università, e visto e rivisto nelle tante riduzioni per lo schermo. Quando mi è stato proposto di leggere Shirley in GdL su Anobii, non sapevo che cosa aspettarmi… di certo, visto la sua poca fama, qualcosa di meno entusiasmante. E invece…
Ancora prima di finire il libro, mi sono trovata a chiedermi perché mai un romanzo come questo sia pressoché sconosciuto. Forse, la convivenza con un capolavoro come Jane Eyre lo ha offuscato, ma mi sembra una ragione insufficiente… Non riuscendo a trovare una risposta, invece di cercare le ragioni per la sua mancata fama, preferisco indicare i tanti ed ottimi motivi per cui consiglio vivamente di leggere questo romanzo.
1) E’ l’unico romanzo “sociale” di Charlotte, un vero pezzo unico nella sua opera. Pubblicato nel 1849 (dopo Jane Eyre), è ambientato nell’amatissimo Yorshire nel periodo tra il 1811 ed il 1812, della depressione industriale conseguente alle guerre napoleoniche di quell’epoca, e dipinge un affresco che chiarisce la situazione meglio di tanti libri di storia e sociologia.
2) E’ ricchissimo di riferimenti autobiografici, sia a C.B. stessa (talvolta sembra proprio di sentirne la voce!) sia alla sua realtà quotidiana. Tra l’altro, durante la stesura del romanzo, la famiglia fu colpita da ben tre lutti (Branwell, Emily ed Anne) – praticamente, alla fine della scrittura del libro, Charlotte è l’unica sopravvissuta di tutti i fratelli e sorelle.
3) Due sono le donne protagoniste, la Shirley del titolo (che compare dopo qualche capitolo) e Caroline. Amiche, confidenti, diversissime tra loro, come a rappresentare due modi diversi di affrontare la realtà, eppure unite nella coscienza del proprio grande valore proprio come donne ma anche nella vulnerabilità davanti ai sentimenti. E’ impossibile non farsi prendere da loro, per difenderle, per spornarle, anche per detestarle e poi… ri-amarle.
4) Quante pagine strepitose sulla condizione femminile!, il matrimonio, l’indipendenza economica ed il lavoro. Talvolta, questo avviene attraverso lunghe, appassionate riflessioni delle protagoniste o della stessa autrice, talvolta semplicemente attraverso i fatti narrati. E’ impossibile non appassionarsi o lasciarsi addirittura commuovere…
5) Quanti personaggi, tutti caratterizzatissimi! (e non aggiungo altro perché è difficile scegliere di chi parlare).
6) Quanto è brava Charlotte!, la cui abilità narrativa qui è al meglio. Riesce a scorrere fluida e sicura, permettendosi alcuni cambi di voce narrante, anche rivolgendosi direttamente al lettore o passando alla prima persona per farci entrare meglio nei pensieri e nelle emozioni di un protagonista maschile.
7) E’ un romanzo molto “cinematografico”: anche qui, infatti, l’ambiente circostante i personaggi è funzionale alla narrazione, e alla rappresentazione dei loro stati d’animo, perciò siamo di fronte ad una natura irruente (grande protagonista l’amatissima brughiera) e a scene di massa efficacissime. Mi stupisco che ancora gli specialisti del period drama della BBC non abbiano pensato ad un suo adattamento televisivo. C’è solo un adattamento radiofonico, sempre BBC. (Qualcuno telefoni alla BBC!…)
Il romanzo offrirebbe una quantità di approfondimenti nonché di splendide citazioni – elementi che sarebbero tutti ugualmente degni di essere espressi qui ma non posso né voglio dilungarmi oltre: posso semmai invitare chi fosse interessato a qualche approfondimento durante la lettura a leggere le tappe del GdL organizzato su Anobii (tappa 6, con i link alle precedenti) Lì troverete molto materiale a corredo della lettura, con link esterni, e soprattutto i commenti delle partecipanti che restituiscono appieno gli effetti della magia creata da Charlotte.
Infine, due parole su questa edizione OUP, che mi ha sostenuta egregiamente nella lettura: è ottima, con introduzione, note sul testo e note esplicative che facilitano molto l’immersione totale in questo splendido romanzo. (tanto più che ad esso, e all’ambientazione sociale, si ispirò anche la sua amica Elizabeth C. Gaskell qualche anno dopo per il proprio North and South…!)
Non mancate di leggere Shirley… e di farlo leggere!
Sperando che la Mondadori si decida a rimetterlo in catalogo – o che qualche altra casa editrice lo traduca ex novo… ma con i tempi che corrono… – In proposito, si veda l’aggiornamento più sotto.
Note
– per leggerlo in originale, si può approfittare dell’edizione gratuita sul sito Girlebooks.com ma consiglio di procurarsi un’edizione con le note esplicative ben curate (la Oxford University Press è ottima) perché i riferimenti letterari e storici sono numerosi e non sempre facili da cogliere.
– per leggerlo in italiano, come anticipato, è necessario rovistare librerie e soprattutto biblioteche: l’unica traduzione integrale è della Mondadori (1995, trad. Fedora Tei, Intr. Nadia Fusini), che lo messo fuori catalogo! (Bronteiane, sommergete la Mondadori di richieste di ristampa!)
Aggiornamento del 10/2015
È in uscita la nuova traduzione del romanzo, per Fazi Editore, che ha già pubblicato una nuova traduzione di Villette. Tutte le informazioni sul sito della casa editrice.
– Shirley, Fazi Editore
– Villette, Fazi Editore
Ciao carissima, non sono molto presente da tempo, ma è sempre un piacere prendere un tè nel tuo blog leggendo i tuoi meravigliosi post! Naturalmente ti aspetto anche al GdL di Bryce’s House per un post di tappa (mettiti pure d’accordo con Lentijini), sono molto felice di questo lavoro di squadra, grazie!!!
Un’abbraccio!
Ben ritrovata, Eri! Ho ricevuto la comunicazione di Lentijini, non mancherò di partecipare. Tra l’altro, devo ancora commentare la lettura di Mansfield Park… A presto ed un abbraccio!
Come sono d’accordo Sylvia 🙂 non c’è bisogno di scegliere tra scrittrici di questo calibro, si possono amare benissimo entrambe senza riserve. Jane Eyre è uno dei miei libri preferiti, letto innumerevoli volte, quindi non posso che essere positivamente curiosa nei confronti di Shirley, grazie anche alla tua bella recensione!
scrivo subito alla Mondadori 😉 uniamoci nella sommersione 😀
Buongiorno Sylvia….c’è mancato un attimo che andassimo anche a casa delle sorelle Bronte, ma sarà per la prossima volta, ne sono sicura!
Un caro saluto, *Maristella*.
Sì, mia cara Gwen1984, subissiamo la Mondadori di richieste!
L’ISBN del volume è questo: 9788804394426
…e mia cara @Mari, so che in uno dei prossimi viaggi non mancherai di fare tappa anche a casa delle signorine Bronte! Le case degli artisti mi affascinano moltissimo, credo ci sia sempre da imparare qualcosa su di loro vedendo il luogo in cui vivevano.
Grazie per i vostri commenti!
Cara Sylvia, devo confessarti che mi hai fatto tirare un sospiro di sollievo con la tua premessa! Avevo sempre saputo che Charlotte Brontë aveva un’antipatia per Jane Austen, e la cosa non era molto piacevole dato che sono le mie scrittrici preferite in assoluto (Jane Eyre è stato il mio primo amore, ancora prima di Orgoglio e pregiudizio, proprio come Mr Rochester lo è stato prima di Mr Darcy)! In quanto a Shirley, lo cerco da tanto tempo -sopratutto nei mercatini- ma non ho avuto buoni risultati. E’ per questo che…credo che scriverò anche io alla Mondadori! Un abbraccio
Sara
Che gioia scoprire che la biblioteca dellamia città ha una copia della versione integrale della Mondadori! 😀
Fortunata @Phoebes! Bene, spero che, quando lo leggerai, la tua costanza nella ricerca sia premiata. Come vedi, a me il romanzo è piaciuto proprio tanto.
(Spero che la traduzione sia buona: nell’originale c’è molto inglese “del Nord” e alcuni punti necessitano di note esplicative su questioni storiche e sociali)
Attendo eventuale recensione sul tuo blog.
Intanto, @Sally/Sara, chissà che la Mondandori non si decida a ristamparlo (dopo aver ricevuto le nostre richieste)?
Come vedi, siamo in molte ad amare Jane e Charlotte senza porci problemi (bè, nel nostro caso c’è una predilezione spiccata per la Zia ma Charlotte è buona seconda)…
Charlotte Bronte non aveva antipatia alcuna verso la Austin, ma era distante da lei come può esserlo chi ha anima da chi non cel’ha. Avere un pò di humour ed esprimerlo come sa farlo una lady non vuol dire essere artista. ” Lo scrittore che non ci parla della passione,del mistero del tempo, della morte, non è uno scrittore” Paragonare poi un Rochester a quel povero mr Darcy…via. Davvero è un pregiudizio che quell’orgoglio abbia segnato il capolavoro della Austen.
La Bronte è distante dalla Austen come può esserlo chi ha un’anima da chi non ce l’ha.L’antipatia non c’entra assolutamente.
La Bronte sta alla Austen come chi ha anima rispetto a chi non l’ha. Non è questione di antipatia, ma della differenza fra chi è artista e chi non lo è. (Diletta Di Donato)
Cara/o Anonimo “De gustibus non disputandum est” ma consentimi una replica: dire che Austen non avesse un’anima significa conoscere poco di lei e della sua biografia (ti invito a leggere le sue lettere ..che anima, che fuoco!). A mio avviso ha pienamente ragione Claire Harman quando nel suo libro a proposito della dualità Austen/Bronte dichiara: “Of the two writers, Austen could be said to display the more truly romantic sensibility; she saw the potency of the ravishing enthusiasm of poetry and put all her last lively heroines [..] in peril of its effects”. Austen conosce bene ciò che Bronte definisce “poetry” e spesso ne fa l’ogetto della trama dei suoi romanzi. Ciò che differisce tra le due autrici è il giudizio di valore sull’atteggiamento romantico. Per Austen è simbolo di pericolo, incostanza di pensiero e sentimento, una sorta di “spiritual incontinence” di cui diffidare. Quando Bronte chiede retoricamente: “Can there be a great artist without poetry? e rispondendo indirettamente alla domanda afferma “She (Austen) maybe is sensible, real (more real than true) [..] but she cannot be great” si limita ad una lettura superficiale dell’opera austeniana senza cogliere la profondità di sentimento, la poesia e l’anima che esistono dietro ciò che non vuole essere necessariamente espresso apertamente, ma piuttosto vissuto interiormente.
ML
My dear,would you mention some of our dear Jane Austen’s letters where her soul is burning with love and passion? I did’nt find any, may be I am superficial and careless. The Art of “minus dicere” is exquisite if the words flow from profound, if every word is full of its profound sense(poetry) not if is an amiable,polite,witty sign of a lady-like prose work. But in the first case heart must have ears, in the second, brain is enough.
La contrapposizione Austen/Bronte è sempre molto viva.
Sarà perché entrambe sanno toccare, seppure in modi molto diversi, le corde più sensibili dell’animo umano… e chi le ammira sente un legame profondo con le loro opera..
Non saprei dare spiegazioni autorevoli e veridiche. Ma, di certo, posso dire che sono rammaricata.
Perché non riesco a fare a meno di nessuna delle due, anche se – come è evidente – la mia preferenza va a Zia Jane.
Ma non riuscirò mai a dire di uno scrittore di provata capacità che è senz’anima. Scrivere è di per sé un atto creativo che apre all’altro (perché è espressione di sé e comunicazione) – il che presuppone sempre un’anima.
Grazie, sempre e comunque, per i commenti, soprattutto quando sono degli scambi di opinione, perché significa che, nel suo piccolo, questo angolino di blogosfera lancia qualche stimolo alla riflessione. Che fa sempre bene, al di là di come ognuno la pensi.
Pur adorando Jane, ammetto senza problemi che le Bronte sono fantastiche!
Ho letto tutti i loro romanzi; devo confessare che Shirley è quello che ai miei occhi possiede il maggior fascino, lo preferisco a Jane Eyre e a Cime Tempestose.
Le faziosità – IMHO – limitano sotto tutti i punti di vista.
Jane Austen ha un posto specialissimo nel mio cuore… ma si contende il primato con un grande – che dico, un GRANDISSIMO – del tutto diverso da lei: Dostoevskij.
Leggo e rileggo con accanimento e passione TUTTI i classici dall’età di otto anni – ora ne ho 31 – e credo sia bene coglier la grandezza ovunque essa si trovi… che sia Jane, che sia Fedor, che sia Charlotte o che so io… e in Shirley di grandezza ce n’è molta.
Anche Villette ha il suo perchè e ne consiglio la lettura.
Il meno gradevole di Ch. Bronte, a mio parere, è Il Professore,ma non posso dire che mi sia spiaciuto.
p.s. Anche io ho una edizione di Shirley della Oscar Mondadori dalla copertina rosa e bordeaux… l’ultima pare fosse prevista nel 2006, non ricordo quando esattamente l’ho acquistato, ma sicuramente prima.
spero siate riuscite a reperirlo!
Baci 😉
Di certo, la tua conoscenza delle sorelle Bronte e di Jane Austen è molto approfondita (più della mia, poiché mi mancano alcuni romanzi di Charlotte e Anne – a proposito: mi incuriosisce molto The Tenant of Wildfell Hall, che ne dici?).
E questo conferma quanto scrivi (e penso anch’io): cogliere la grandezza ovunque essa si trovi non può che fare bene!
Grazie per il tuo contributo.
Cara Silvia, volevo proprio scriverti due parole sul romanzo di A. B. che hai citato, ma non volevo andare…. off topic! 😀
A me è piaciuto molto. E’ una “sorpresa”: diversissimo da Agnes Gray – umile ma assai piacevole ritratto di ragazza (l’istitutrice, personaggio caro alle Bronte, in special modo a Charlotte ed Anne)- tratteggia un’avvincente figura femminile, forte, affascinante e determinata… sa tener desta l’attenzione dalla prima all’ultima pagina; certo, pecca di eccessivo “romanticismo”, di troppi colpi di scena, inclina al moralismo, l’eroe “buono” del romanzo appare un po’ legnoso… ed ha altri diversi difetti, a mio parere. Tuttavia… devo confessare di averlo letto d’un fiato, e con molto piacere. Quando l’ho terminato ho provato un sincero dispetto per la morte prematura di Anne, che – se avesse potuto crescere artisticamente – son certa ci avrebbe regalato opere all’altezza di quelle delle sorelle. Mi spiace davvero che sia così negletta e sconosciuta. 🙁
Non ti dirò di più per non rovinarti la sorpresa, ma… fossi in te lo leggerei :)!
E grazie a te per questo blog.
p.s. Ti ho scritto su “le mie letture austeniane”, quando puoi ci dai un’occhiata?
Baci
Annalisa 😉
“The tenant of Wildfell Hall”, sarebbe stato un romanzo eccellente se la sua autrice avesse avuto la possibilità di revisionarlo prima di darlo alle stampe: l’editore che lo aveva acquistato non pensò tanto a migliorare la qualità dell’opera quanto a sfruttare il successo di “Jane Eyre” incoraggiando il pubblico a pensare che Currer e Acton Bell (pseudonimi usati rispettivamente da Charlotte ed Anne) fossero in realtà la stessa persona. A proposito, forse esiste una versione italiana dal titolo “Il segreto della signora in nero” (letto su Wikipedia), ma non deve essere molto recente.
“Villette”, opera matura di Charlotte, è considerata la più riuscita dal punto di vista letterario. Come “the professor”(il suo primo romanzo, pubblicato postumo) è fortemente autobiografico: è ispirato agli anni passati a Bruxelles e al suo infelice amore per il suo insegnante di francese, Monsieur Hèger.
Riguardo a Rochester: bè, i gusti sono gusti… In due famosi romanzi ispirati a Jane Eyre, “Il grande mare dei Sargassi” di J.Rhys e “La bambinaia francese” di B.Pitzorno, non viene trattato molto bene: nel primo, che racconta la vita di Bertha Mason (la moglie pazza), è un giovane inglese dalla tipica mentalità colonialista e dunque incapace di comprendere e rispettare ciò che è diverso da lui (inclusa la straniera che ha sposato); nel secondo è il classico uomo maturo (per di più brutto e arrogante) che cerca di far colpo su una ragazzetta inesperta atteggiandosi a cinico deluso dalla vita… Interpretazioni femministe o anti-colonialistiche a parte, mi sembra che Rochester sia un personaggio poco realistico (anzi, ben poco umano!), diretta rielaborazione del duca di Zamorna, l’eroe del ciclo di Angria, opera giovanile della Bronte, ed espressione della sue fantasie romantiche adolescenziali. Come ho detto, i gusti sono gusti..
Grazie infinite a @Pinklady e a @Donisan per gli ulteriori approfondimenti sui romanzi bronteniani citati nei commenti, che alimentano il mio desiderio di completarne la conoscenza!
Ah, Rochester… Confesso di subirne il fascino per quanto caratterizzato da una sorta di amore/odio per quel suo essere sempre sopra le righe persino quando non profferisce parola (del resto, l’impeto narrativo è un tratto tipico e personalissimo della sua autrice). Ma il mio ideale, come ben si sa, è altrove.
(Ricordo bene la sua figura decisamente negativa in “Il grande mare dei Sargassi”, una lettura che consiglio vivamente)
Quanto alle edizioni italiane, purtroppo la loro reperibilità rispecchia la loro commerciabilità vista dalle case editrici: a parte i due famosissimi Jane Eyre e Cime Tempestose ed il meno famoso Agnes Grey, è praticamente impossibile trovare altro a meno di rovistare le biblioteche o le librerie dei libri usati.
Sì, c’era una traduzione del Tenant, proprio il titolo che citi tu @Donisan, così come ci sarebbero traduzioni di Il Professore e La vita di Ch. B. scritta da E. Gaskell, ma sono fuori catalogo da tempo, ahimé.
Qualcuno ha scritto un romanzo dove la povera Lucia Mondella, da quella santarellina che era secondo il Manzoni, stuzzicava invece sottilmente quel birbone di don Rodrigo. Lo consiglio vivamente, così si vede come il Manzoni falsasse il carattere dei suoi personaggi, poi, anche don Abbondio, per la verità, risulta calunniato…ma fermiamo i pettegolezzi. Certo un Manzoni si difenderebbe meglio dagli scrittori-zecca e parassiti similari
(da Diletta di D.)
Gentile ML.
Un appassionato estimatore della Austen(G.Lewes) invitò la penna così poco “Lady-like” della Bronte a modellarsi su quella della dama che scriveva senza sentir bisogno di sentiment and poetry: era questo, a suo giudizio, un pregio ineguagliabile. Charlotte, poveretta, aveva invece a che fare con sentiment and poetry, insomma con quel sentire genuino che rivela la luce dell’anima e che sola ha a che fare con l’arte.La Austen sarebbe dunque “troppo fine e pudica” per essere trovata artista da coarse readers, e induce la scrupolosa Charlotte, con una lettura superficiale a ritenerla superficiale.. davvero un peccato!E meno male che quella distratta ha saputo leggersi senza equivoci e leggerezze almeno un Thakeray.
Charlotte non si limita a dire che la Austen “fu una perfetta Lady, ma una donna insensibile(non priva di sensi)e incompleta ” ne spiega anche il perchè, ma solo a chi abbia ear to hear : “le passioni sono a lei sconosciute..ai sentimenti concede non più di un’eccezionale, distaccata ricognizione:un rapporto troppo frequente con essi sconvolgerebbe la levigata eleganza del suo procedere..ma ignora ..ciò che pulsa rapido e con pienezza..quanto il sangue anima e travolge, ciò che è l’invisibile fulcro della vita e il vulnerabile bersaglio della morte. Ella osserva il cuore con la vista intellettuale. Non trovo pregiudizio e superficialità di sorta in ciò che la schietta Charlotte afferma, nè antipatia, semmai un’abissale discrepanza fra ciò che è truly romantic e un dilettarsi nel miniar interni con delicata eleganza cinese,interni adattissimi a sorbirsi il tè coi Tilson e gli Smith citati nel tiepido brano dell’infuocata lettera qui sotto scritta alla sorella Cassandra.
Posso aggiungere che le Bronte non danno “giudizi di valore” sul romanticismo, giudizi cui disciplinare lo scritto. Loro sono romantiche, ove essere tali significa in ogni tempo “percepire l’anelito a non essere qui, a non essere in questo luogo, in questo secolo, in questo mondo”. La loro “spirituale incontinenza” è l’ascolto del ritmo del proprio sangue e della voce dell’anima. Si scrive quello che non può essere detto senza essere deturpato e svilito- arte e responsabilità grandi-. Il pudore di Charlotte ha la rigorosa misura che la vera arte accorda. Quanto a “de gustibus”credo che solo il cattivo gusto abbia caratteristiche opinabili.(Ancora anonima)
vedo solo ora questo articolo su un libro che io ho amato tantissimo! l’ho scoperto per caso dopo aver letto “Jane Eyre” e “Cime tempestose” ed è stato a lungo un ottimo compagno di serate, l’ho di gran lunga preferito a questi due..
Io avevo trovato l’edizione degli Oscar Mondadori, quella con la copertina rosa, e ho sempre pensato che buona parte della “sfortuna” di questo romanzo in Italia derivasse dalla traduzione; io l’ho letto perché il genere mi piace e la storia mi ha appassionata, ma quando ho provato a prestarlo mi è stato restituito prima della fine, con lamentele sulla pesantezza della scrittura.. col tempo ho avuto a disposizione l’edizione in inglese ed effettivamente la traduzione che io avevo ammazza il testo e lo rende di una pesantezza che l’originale non ha..
Tra vari saggi sulle sorelle Bronte ho letto che “Shirley” non ha la forza espressiva di “Jane Eyre” o “Cime tempestose”, che è solo un pallido tentativo di scrivere una storiella poco entusiasmante.. non sono d’accordo con questa critica, secondo me “Shirley” ha tanto da dare al lettore, già alla prima lettura, ma ancora di più ogni volta successiva; ogni volta che lo rileggo trovo una frase, un passo che magari la volta prima non avevo notato o che non ero nelle condizioni emotive di trovare, ma che adesso ha un suono e un senso diversi e apre nuove emozioni..
se poi si legge sapendo i passaggi con cui Charlotte l’ha scritto, nei momenti in cui ha perso le sorelle, allora si leggono quei passi con un occhio diverso e i suoi stati d’animo si possono sentire..
Personalmente mi è piaciuto molto di più “Shirley” rispetto agli altri libri delle Bronte, mi è piaciuto il contesto in cui la storia è stata inserita, i riferimenti alla Storia del periodo, oltre che ovviamente la trama..
Certo, Jane Austen e Charlotte Bronte sono molto distanti tra loro, ma io le vedo come espressioni diverse della stessa idea di base: forza dei sentimenti e rivalutazione delle protagoniste femminili; ognuna lo fa col proprio stile, che può piacere o meno, vengono anche da due esperienze di vita differenti che inevitabilmente si riflettono nei loro romanzi, ma amandole entrambe io credo non si possa dire che una delle due sia inutile o senza anima.. semplicemente sono diverse..
Sì, Nadia, sono molto diverse e nessuna esclude l’altra anche perché sono entrambe geniali e appassionanti.
In questo periodo, più mi diletto a guardare gli sceneggiati BBC in italiano su laeffe, e più mi chiedo perché mai la suddetta BBC non abbia ancora pensato a portare sullo schermo Shirley. Ribadisco: sarebbe perfetto!
Oggi ho iniziato a leggere “Shirley”; più di seicento pagine in lingua inglese mi spaventano non poco, ma credo che l’estate mi aiuterà! E’ grazie anche al tuo post che ho scelto questa lettura :). Ho visto che su anobii le discussioni sono ancora aperte, quindi magari, ad ogni tappa ultimata, passerò nel gruppo a lasciare un commento. Purtroppo sembra che la mia edizione non abbia nessuna nota esplicativa: sarò costretta a vagare nel web alla ricerca di informazioni, ma potrebbe essere un modo per rendere ancora più “attiva” la lettura.
Non mancherò di farti sapere la mia opinione a lettura conclusa! 🙂
Sono molto contenta e onorata di saperti alle prese con Shirley, in versione originale, anche grazie alla mia entusiastica recensione. Probabilmente, nella discussione di Anobii riuscirai a trovare qualche nota utile. Buonissima lettura!
Cara Silvia, è stata una lettura piacevolissima! Non riuscivo a staccare gli occhi dal libro e, dato che sono in vacanza, ho passato giornate intere in compagnia di Caroline e Shirley.
L’ostacolo dell’inglese non è stato poi così insormontabile come pensavo: dopo i primi capitoli la lettura è diventata scorrevole. Mi è sembrato di sentire la bella voce, con accento inglese, di Robert o di Louis o delle nostre protagoniste!
Un romanzo davvero bello, un’emozione ad ogni pagina. Inoltre sono rimasta colpita soprattutto dalle moltissime riflessioni sulla condizione femminile, così coinvolgenti.
Oh, sì, qui Charlotte lascia davvero fluire liberamente i suoi pensieri sulla condizione femminile, sia attraverso le riflessioni dirette sia grazie alle azioni e alle parole che affida alle sue donne. Un grande libro!
Sono felice! Leggere commenti come questo, cara Sophie, è un vero piacere perché è evidente il tuo entusiasmo per questa esperienza di lettura, perché questo romanzo effettivamente merita di essere conosciuto come il suo fratello più famoso, e anche perché (chiedo scusa per l’impennata di orgoglio personale) gongolo molto nel sapermi responsabile di queste belle scoperte libresche. Grazie mille per avercelo raccontato!