Uno straordinario destino?…

Marianne Dashwood was born to an extraordinary fate.
(Marianne Dashwood era nata con un destino straordinario)

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Kate Winslet nel film di Ang Lee del 1995

Quanti pensieri contrastanti, mai risolti e sempre irrisolvibili, suscita il personaggio di Marianne!
(Sì, non è una novità. Forse, è da due secoli che ci scervelliamo tutti, ammiratori ed esperti, su di lei, che pure è così trasparente)
Non so più tenere il conto delle riletture di Sense and Sensibility (Ragione e Sentimento): eppure, dopo tutti questi anni, non so ancora decidermi. O meglio: non riesco a rappacificarmi con la sensazione di dispiacere che provo immancabilmente, puntuale e fastidiosa come un acciacco meteoropatico, quando leggo l’ultimo capitolo.
Ecco, adesso lo dico chiaramente: ogni volta, chiudo il libro e sul momento penso che no, non mi piace affatto il modo in cui la vita si “risolve” per la giovanissima, intrepida, palpitante Marianne! E sì, hanno ragione tutti coloro che sostengono che non esista alcun lieto fine per lei, che lei sia la vittima sacrificale dell’intera opera!
Ma poi, immancabilmente, finisco sempre col credere di sapere perché zia Jane abbia voluto chiudere in quel modo: il raggio di sole, la brezza primaverile, il ruscello gorgogliante, prima o poi trovano un ostacolo che li ferma, li contiene, li instrada. Questa è la vita.
La società in cui vive richiede che Marianne l’Indomita diventi Marianne la Domata. O quasi…

Ma – ecco il bello di Jane Austen – tutto quanto abbiamo letto fino a quel fatidico ultimo capitolo ci dice, sotto sotto, che l’Indomita sarà anche Domata ma resta pur sempre Indomabile.
E allora questa è solo apparenza perché il fuoco interiore non è spento, affatto, arde ancora ed è semplicemente CONVOGLIATO.
Me la posso immaginare continuare a leggere ad alta voce poesie e romanzi con foga interpretativa, suonare e cantare con trasporto emotivo, camminare in lungo e in largo ammirando con esclamazioni entusiaste le bellezze della natura… Ma questa volta è nel salotto, nel giardino, nella camera di casa sua – sua e di Brandon.

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Charity Wakefield nello sceneggiato BBC del 2008

Laddove Brandon è il suo argine. La lascia scorrere, ammirandola come prima, più di prima, ma all’interno di argini sicuri e amorevoli. L’uomo attempato che ha vissuto molto ed amato molto ha anche imparato molto, soprattutto sull’impeto della gioventù che anima Marianne.
Tutto ciò che Willoughby, inetto maschio egoista che in lei vede solo il proprio divertimento, non sarebbe mai riuscito a fare neppure sotto minaccia della vita.

Come sono eloquenti, in questo senso, i regali che i due uomini della sua vita le fanno nel corso della vicenda! Il primo, un pianoforte; il secondo, un cavallo. Il primo asseconda la sua passione per la musica offrendole lo strumento giusto per alimentarla. Il secondo asseconda la sua passione per la natura ma senza pensare a lei, mettendola in difficoltà materiali e parentali, costringendola infine a rinunciarvi.

Il sentimento trova nella ragione la sua compiutezza, non il suo limite!  Lo straordinario destino per il quale Marianne è nata, forse, è proprio questo.

EN – Marianne Dashwood was born to an extraordinary fate. She was born to discover the falsehood of her own opinions, and to counteract, by her conduct, her most favourite maxims. […]
But so it was. […] – she found herself at nineteen, submitting to new attachments, entering on new duties, placed in a new home, a wife, the mistress of a family, and the patroness of a village.
Colonel Brandon was now as happy as all those who best loved him believed he deserved to be; […] and that Marianne found her own happiness in forming his, was equally the persuasion and delight of each observing friend. Marianne could not love by halves; and her whole heart became, in time, as much devoted to her husband, as it had once been to Willoughby.

ITA – Marianne Dashwood era nata per un destino straordinario. Era nata per scoprire la falsità delle proprie opinioni, e per smentire le proprie massime preferite.  […]
E così fu. […] – si ritrovò, a diciannove anni, ad arrendersi a nuovi affetti, ad assumere nuovi doveri, sistemata in una nuova casa, moglie, padrona di casa, signora di un villaggio.
Il Colonnello Brandon adesso era felice, come tutti quelli che lo amavano credevano che meritasse di essere; […] e che Marianne trovasse la propria felicità nel dar vita a quella di lui, era in egual misura la certezza e la delizia di tutti gli amici più attenti. Marianne non avrebbe potuto amare a metà; e tutto il suo cuore, col tempo, divenne devoto a suo marito come una volta lo era stato a Willoughby.
[liberamente tradotto da me]

Link utili:
– un interessante post su Austenprose: vi troverete una quantità di riflessioni contrastanti, se non addirittura ardite, eppure tutte assolutamente verosimili.

Silvia Ogier

15 pensieri su “Uno straordinario destino?…

  1. Simona

    L’anticonformismo e l’audacia di Marianne avevano bisogno di un argine sicuro come Brandon….curiosità: quanti Brandon conosci nella società attuale? Direi che lui è riuscito a comprendere e a non vincolare l’amore della sua vita, proteggendolo senza soffocarlo! Ahhh Jane…..bella figura di donna Marianne!

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  2. Claire

    Il sentimento trova nella ragione la sua compiutezza, non il suo limite!

    Carissima, niente di più esatto, in questa bellissima riflessione! 🙂
    Marianne è un fiume in piena costante, necessita di alti e solidi argini…sinceramente, ho sperato sin dall’inizio, alla mia prima lettura, che tale guida si celasse nel personaggio del Colonnello, che ho amato da subito.
    Ricordo che pensai a lui come ad una sorta di silenzioso guardiano delle sorti di Marianne, uno sguardo ai margini del campo visivo della storia, sempre vigile, comunque presente, se pur spesso muto, come in attesa…attesa, ripagata dalla costanza e dalla coerenza.
    Devo trovare il tempo di leggere il link che hai segnalato! 😀
    Grazie per questi post meravigliosi su Zia Jane! Mi emozionano ogni volta!
    Un sorriso,
    Claire

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  3. Lilly

    ragione e sentimento è stato il secondo libro che lessi di jane austen (il primo cime tempestose di cui mi innamorai completamente) ed effettivamente sul finale mi lasciò con l’amaro in bocca proprio per quelle ragioni che tu dici. ma col senno di poi, rileggendolo dopo oltre 10 anni, ne ho compreso la complessità…bello questo tuo post, ora vado a leggermi l’altro!

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  4. *Maristella*

    Buonasera Sylvia! Devo essere sincera, anch’io mi sarei aspettata un finale diverso per Marianne, più romantico, più palpitante, fuori dagli schemi….ma forse Brandon è la persona giusta per lei, che supporta, che convoglia la sua forza su sentieri più tranquilli e riflessivi! Forse la zia Jane ha visto giusto….non credi?
    Un caro saluto, *Maristella*.

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  5. sylvia-66

    @tutte: sì, è sempre così strano leggere la fine di S&S, che chiude “di botto” con Marianne che nel giro di pochi paragrafi passa dall’impetuosità della sua vita di giovanissima (raccontata magistralmente per ben 50 capitoli!) al matrimonio con il Col. Brandon, a sua volta risolto in poche righe. Ma anche qui è il fascino di questo romanzo!
    Sì, Marianne è proprio una bella figura femminile. Con i tempi che corrono nel nostro beneamato paese, potrebbe essere un ottimo modello per le giovanissime: amare la vita, sì, ma non buttarsi via.

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  6. Silvia

    Io credo che per Marianne questo era l’unico finale possibile, sposata e ridimensionata con Brandon. Questo perché tutti gli atteggiamenti di Marianne nei confronti dell’amore idealizzato e nell’incrollabile fiducia che in esso ripone e che la porta ad amare ciecamente, quasi fino alla morte, Willoughby non sono reali; lei insegue ciecamente un qualcosa che non esiste, un modello di perfezione amoroso che non c’è. Nel libro dice che Marianne “stava vivendo la sua breve stagione felice” con Willoughby, nel senso che una volta aperti gli occhi sulla vera natura di lui Marianne non potrà mai più vedere l’amore come in quel frangente: la terribile delusione le ha fatto perdere le illusioni, l’innocenza, quello slancio assolutamente immediato e spontaneo che aveva! Laddove prima si getteva a capofitto fiduciosa della perfezione amorosa, in seguito ciò non può più farlo perché l’esperienza le ha fatto comprendere che quel tipo di idealizzazione non era reale. E lei non sarà mai più in grado di vivere una stagione felice come quella perché adesso sente e comprende in modo diverso il mondo, ha capito cose che allora non vedeva…
    Perciò il fatto che lei si calmi e accetti di amare il ridimensionato Brandon è il senso di accettazione di un amore reale fatto della consapevolezza che i sentimenti e le relazioni si costruiscono su basi solide, giorno dopo giorno spesso con difficoltà, e non qualcosa di astratto e di poco reale. Per me Brandon simboleggia la realtà dell’amore a cui arriva Marianne dopo aver vissuto per anni con gli occhi bendati cercando a tentoni qualcosa che non esisteva. Ora che lei ha imparato com’è davvero l’amore saprà viverlo in maniera più reale accanto ad un uomo che le offre un amore reale.

    Ehehehehehehe, mi sono dilungata!!! Ma il fatto è che Marianne c’est moi: ho vissuto anche io una situazione simile alla sua, anche io come lei sono stata tanto cieca da idealizzare qualcosa che non era reale e ho vissuto la mia breve stagione felice senza capirlo, e alla fine ho compreso la lezione, ora so che l’amore non è cieca idealizzazione ma qualcosa di reale che va costruito con sacrificio e dedizione ogni giorno.

    Ehehehehehe, mi sento sempre chiamata in causa personalmente quando si parla di Marianne!!!

    😉

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  7. sylvia-66

    …@Silvia: e difatti ti aspettavo al varco! Credo di non fare torto a nussun altro/a dicendo che speravo proprio in un tuo intervento in proposito perché altre volte ho letto tuoi commenti su Marianne (anche in questo blog) ed ero olto curiosa di sapere che cosa ne pensasse una Marianne “verace” come te. Grazie mille per il tuo intervento, che ha anche un lato personale che lo fa apprezzare ancora di più!

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  8. Silvia

    Ehehehehehe, mi sento quasi una sorta di “esperta” di Marianne Dashwood, infatti! Capisco bene quello che voleva dire Jane e capisco bene la psicologia di Marianne perché è la mia stessa psicologia! Lo scorso marzo ho riletto Ragione e sentimento dopo qualche anno (e dopo la mia triste esperienza amorosa) e mi sono quasi messa paura mentre leggevo… perché più che di Marianne sembrava che zia Jane parlasse di me! Mi sono rivista in ogni singola scena! Io ripeto sempre la frase “breve stagione felice” perché leggendola ho ripensato alla mia breve stagione felice e alle illusioni di cui era piena; so che non vivrò mai più una stagione come quella perché non ho più le illusioni di allora e allo stesso modo so che Marianne non potrebbe più amare come durante la sua breve stagione felice perché ha perso quelle illusioni. Ehehehehehe, oltre ad essere nata lo stesso giorno di pubblicazione di O&P sono anche la personificazione di Marianne Dashwood!!!!

    😉

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  9. Phoebes

    Ho letto “Ragione e sentimento” solo due volte, quindi non lo ricordo proprio alla perfezione, ma nessuna delle due letture mi ha lasciato con questa impressione, io avevo interpretato il finale per Marianne in maniera del tutto diversa!
    Per me innanzitutto il capovolgimento delle situazioni delle due sorelle è un vero colpo di genio della zia Jane: per buon parte del libro ho creduto ingenuamente che Elinor rappresentasse la ragione e Marianne il sentimento. Solo gli ultimi capitoli (e ovviamente la seconda lettura) mi hanno aperto gli occhi! Tralasciando Elinor, che qui si parla di Marianne, io ho visto la sua scelta finale come una maturazione, che, attraverso le sofferenze fisiche e morali che ha passato, l’ha resa pronta ad un amore più adulto, cresciuto col tempo e la dedizione, e per certi versi anche più profondo, invece del colpo di fulmine per Willoughby basato sull’avvenenza fisica e una serie di passioni in comune.
    C’è da dire, comunque, che per quanto mi sia piaciuta come personaggio, ho trovato Marianne insopportabile per buon parte del romanzo! 😉

    Bellissimo questo blog, lo seguo da poco, ma già mi ci sono affezionata, tanto che mi sono gettata subito nella discussione (non lo faccio quasi mai, di solito faccio passare un bel po’ di tempo prima di trovare il coraggio di commentare qualche post!).
    Spero di non aver fatto fin da subito una brutta figura mettendo in luce la mia ignoranza Austeniana!

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  10. Claire

    Carissima, come va questo venerdì assolato? 🙂
    Vorresti vedere DA sottotitolato?
    Fammi sapere che volendo posso inviartelo! 😉
    Un baciotto! ❤
    Claire

    Rispondi
  11. Il Viaggio

    Quanti commenti intelligenti ed interessanti! Questo blog è veramente una fonte di riflessioni ed idée nuove. Ma siamo proprio sicure che il rapporto tra Marianne ed il colonnello Brandon sia stato privo di passione e sentimento? E´questo il fascino e la profonditá (da molti messa in questione) di Jane Austen…soprende con l’imprevedibile e apre le porte a nuove intrerpretazioni dell’amore tra due persone. Sense and sensibility rimarrá sempre il mio romanzo austeninano preferito. Buona serata a tutte da una gelida Stoccolma.

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  12. sylvia-66

    @tutte: potere di zia Jane (Austen Power…) che suscita questi bellissimi scambi!
    Marianne mi colpisce perché ha tutti i difetti ed i pregi dell’adolescente (@Phoebes: decisamente insopportabile, tavolta rasenta la maleducazione e la perfidia, ma le vogliamo bene anche per questo), si butta a capofitto nelle situazioni più palesemente sbagliate, proprio come noi!, e poi, appunto, come noi, dopo disperazioni da tragedia greca, un giorno si accorge di essere sopravvissuta e cresciuta. E alla fine di S&S, @IlViasggio, effettivamente non dubito che tra questa campionessa di sensibility ed il suo compagno very sensible ci sarà passione. Credo che Jane Austen semplicemente non ritenga più necessario, a quel punto, parlarne perché tutto quanto ci ha già raccontato lo rende ovvio.

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  13. sylvia-66

    A proposito, @Phoebes: benvenuta e grazie per le tue parole! – ma soprattutto per esserti avventurata a commentare questo post. Non esitare a rifarlo ogni volta che sentirai di avere qualcosa (qualunque cosa) da condividere! A presto!

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