Nel complesso e travagliato, ma pur sempre entusiasmante, rapporto tra la pagina scritta ed il suo adattamento per lo schermo, chiunque ami leggere avverte di solito l’esigenza di osservare alcune leggi fondamentali, indiscutibili, universali nell’avvicinarsi alla trasposizione: 1) il libro è sempre e comunque migliore del film che ne viene tratto & 2) non si può vedere il film senza aver letto prima il libro da cui è tratto. In modo inesorabile e feroce, semplicemente inorridisce di fronte a qualunque infrazione a queste sacre leggi. Ma ogni legge ha il brutto vizio di possedere, per natura, le sue brave eccezioni – che non possono mancare neppure nell’ormai lunghissimo e proficuo rapporto tra libro e pellicola.
Il film The Jane Austen Book Club (Il Club di Jane Austen) prodotto da Sony Pictures, che nel 2007 fu tratto dall’omonimo libro di Karen Joy Fowler, è un esempio perfetto quanto eclatante del sovvertimento delle due leggi sacre su citate perché: 1) è decisamente meglio del libro & 2) può essere serenamente visto senza nemmeno prendere in considerazione la fonte letteraria. Del resto, il film si discosta talmente dal libro, rielaborandone la materia da cima a fondo, che ci si ritrova di fronte a una diversa realizzazione della stessa idea. Un’idea peraltro bellissima, azzeccatissima, golosissima e, ahimè, sprecata malamente nel libro.
Ho effettivamente conosciuto questa idea seguendo proprio questo percorso poco ortodosso, cioè vedendo il film prima e leggendo il libro poi (per un gioco del destino che ho già raccontato in un tè delle cinque di qualche anno fa: Quando il libro è peggiore del film).
Mi preme precisare che nessuno dei due, tuttavia, dovrebbe mancare nel curriculum di ogni Janeite o, più in generale, di chiunque desideri conoscere il fenomeno Jane Austen e il suo impatto sulla cultura popolare perché entrambi, libro e film, ne sono un’espressione illuminante.
Per quanto mi dolga ammetterlo, il film prevale sul libro. Rispetto a quest’ultimo, infatti, ha innanzitutto il pregio di rendere la presenza di Jane Austen concreta, significativa e costante laddove il libro è clamorosamente lacunoso, ed ha la caratteristica preziosa quanto rara di non dimenticare mai l’intento, semplice e nobilissimo, di essere una commedia romantica di puro intrattenimento, sì, ma di buona qualità.
Per il tè delle cinque di oggi, quindi, non ci siederemo attorno a un tavolo ma sulle poltrone della sala cinematografica per vedere come The Jane Austen Book Club (Il Club di Jane Austen), film Sony Pictures del 2007 scritto e diretto da Robin Swicord, sia riuscito a raccontare la vita di un gruppo di persone che trovano nella lettura dei romanzi di Jane Austen uno strumento per conoscere meglio se stessi, le persone, il mondo, regalandoci così una scoppiettante anatomia dei Janeite.
La sceneggiatura di Robin Swicord prende gli elementi del libro e li rielabora completamente, pur conservando la struttura di fondo della storia. Tra i cambiamenti più eclatanti c’è il ringiovanimento pesante a cui vengono sottoposti tutti i personaggi, che sullo schermo sono al massimo quarantenni mentre nel libro sono tutti ben oltre la cinquantina. Ma è probabilmente un alleggerimento dovuto al terreno sul quale cammina questa storia, che è quello della commedia romantica basata sullo scontro non solo amoroso tra donne e uomini, e non c’è spazio per la riflessione minimalista sulla vita e sul rapporto tra i sessi, anzi.
La sceneggiatura, assai meglio del libro, decide di realizzare pienamente il titolo e l’idea che esprime mettendo in scena tutto il repertorio di piccole manie, parole d’ordine e persino stereotipi dei Janeite, i ferventi ammiratori di Jane Austen, e la loro vita in simbiosi con l’autrice che amano, da cui si lasciano ispirare, anche inconsapevolmente, nel gestire alti e bassi, piccoli e grandi eventi della loro vita quotidiana. Non è un caso che la sequenza iniziale sui titoli di testa mostri una lunga serie di scene di piccoli disastri della vita quotidiana.
In questo Trionfo di Jane Austen c’è anche tutto il Trionfo dell’Amore Per La Lettura e le sue Magiche Conseguenze, poiché la vicenda si innesca con la scelta di due donne di fondare un gruppo di lettura interamente dedicato ai romanzi di Jane Austen: sei romanzi, sei mesi, sei persone, sei incontri a casa di ognuno dei partecipanti, a turno.
L’incontro tra le due, emblematico delle dinamiche tra Janeite e detonatore della vicenda, è naturalmente propiziato dall’autrice (Jane Austen, Connecting People!): una di loro, la giovane insegnante di francese Prudie, tormentata da un matrimonio sempre più inaridito, si è rifugiata al cinema per rivedere Mansfield Park (il film di Patricia Rozema del 1999); mentre è in fila e versa lacrime copiose dovute al suo stato d’animo, si lamenta con una sconosciuta del fatto che il film non è fedele al romanzo e fa scelte narrative molto discutibili; poco più in là, c’è Bernadette (detta Bernie), signora matura con ben 7 matrimoni alle spalle, che cerca di consolarla dicendole che “un po’ di Jane Austen è sempre meglio di niente” e decide di distrarla portandola a mangiare gelato e proponendole un’immersione totale nell’antidoto sicuro a tutte le brutture della vita, ovvero la lettura dei sei romanzi di Jane Austen insieme ad altre persone, un vero Gruppo di Lettura Austeniano. La gioia di avere finalmente qualcuno con cui condividere la propria passione letteraria è incontenibile… “Tutti per Jane Austen, Jane Austen per tutti!” (in originale: “All Jane Austen, all the time!”)
Che la Lettura dei romanzi sia il perno su cui ruota la vicenda è provato anche dai deliziosi siparietti che annunciano l’inizio di ogni libro, mese per mese, con i protagonisti immersi nelle pagine dei libri di Jane.
Come nel libro, il Club non è tutto femminile: nonostante la dichiarazione di guerra iniziale di Bernie, decisa ad evitare la presenza di uomini (che, secondo lei, rovinerebbero l’atmosfera perché non amano condividere la lettura ma, semmai, ne fanno un ennesimo pretesto per pontificare), arriva presto un uomo a completare il gruppo e accollarsi il titolo che nessuna delle cinque Janeite vuole, L’Abbazia di Northanger. Si tratta del giovane Grigg, invitato da Jocelyn: lui ha accettato solo per avere l’occasione di conoscerla meglio, lei lo ha invitato con l’unico intento di trovare una distrazione per un’altra componente del gruppo, Sylvia, fresca di (dolorosissima) separazione dal marito.
Intorno a questo episodio si snodano alcuni motivi ricorrenti del mondo dei Janeite che il film racconta bene: l’incomprensibile sottovalutazione dell’Abbazia di Northanger (che ha effettivamente il triste destino di essere l’Incompreso del sestetto di romanzi perché tende ad essere poco letto, poco capito, poco amato anche dagli austeniani più sfegatati) e la pericolosa, altrettanto insensata radicalizzazione femminile (per cui Jane Austen è considerata “roba da donne” sia dagli uomini, che la fuggono a gambe levate come se fosse una minaccia fisica alla loro virilità, sia dalle donne, che troppo spesso si riferiscono ai Janeite esclusivamente usando il femminile, negando a prescindere qualunque inclusione e persino la realtà storica del seguito che l’autrice ha sempre avuto tra gli uomini).
Ma intanto è proprio l’uomo del gruppo, il neofita, ad incarnare lo spirito del gruppo di lettura: scopre Jane Austen e fa scoprire nuovi punti di vista alle esperte. No, non ha mai sentito parlare di Orgoglio e Pregiudizio e ammetterlo suscita la reazione di Prudie (che qui è esattamente tutti noi quando, di fronte a questa eresia, non riusciamo proprio a sopprimere un moto di sdegno!).
Però ce la mette tutta ad imparare, e sfodera un volumone (peraltro famosissimo) con la raccolta completa dei romanzi (salvo pensare che si tratti di una saga da leggere in sequenza…).
Ma soprattutto, prende seriamente il romanzo che gli è stato affidato ed organizza una serata a tema Romanzo Gotico poiché, sì, ha letto anche I misteri di Udolpho di Ann Radcliffe a cui Jane Austen fa continui riferimenti (mentre le esperte rivelano la grande lacuna di non sapere nemmeno che questo romanzo esiste davvero!), e fa osservazioni intelligenti su un aspetto di primaria importanza dell’Abbazia di Northanger, ovvero che si tratta di un romanzo sul mestiere di scrivere romanzi:
Ancora meglio rispetto al libro, nel film Grigg riuscirà a diventare, in modo brillantissimo, un’ottima personificazione del lato più eroico degli eroi austeniani, cioè la capacità di mettersi in discussione, cercare risposte, conoscere, imparare, migliorare se stessi, porsi su un piano paritario con l’eroina, che da antagonista diviene compagna.
Un grande pregio di questo film è la capacità di coinvolgerci nelle discussioni del gruppo di lettura: le osservazioni dei personaggi sono pertinenti e realistiche, anche nei toni più accesi o fantasiosi, e trascinano anche un pubblico non esperto della materia. Ci sentiamo seduti lì, sotto la veranda in una bella giornata di sole con cibarie e beveraggi casalinghi a condividere le nostre impressioni sul libro e le riflessioni sulla nostra vita…
Il merito è non solo dei dialoghi ma anche dell’intero cast, dove tutti sono molto bravi e ben amalgamati, e senza il quale il film non avrebbe questa intensità.
Ma c’è una scena che, da sola, incarna lo spirito dei Janeite e basterebbe a spiegare tutto sulla peculiarissima relazione che lega inesorabilmente questa autrice di duecento anni fa ai suoi ammiratori moderni.
Prudie sta per fare un grande passo, di quelli che non solo sono senza ritorno ma addirittura scatenano una terza guerra mondiale di conseguenze catastrofiche. Ma non importa, è disperata e decisa, e farà qualcosa che mai, nella sua vita ordinatissima, avrebbe pensato di fare: perderà la testa. E lo farà oltre il limite della legalità, cioè… con un suo studente. Racconta la sua brava bugia al marito, si ferma lungo la strada per indossare abiti più adeguati alla follia, infine scende dall’auto e si avvia a piedi. C’è una strada da attraversare…
Che cosa compare sul semaforo pedonale di fronte a lei, quel semaforo che la separa di un soffio dall’oggetto del suo desiderio che la attende sornione sull’altro lato della strada?…
Già: che cosa farebbe Jane?... Questa è LA domanda che tutti i Janeite si pongono, anche inconsciamente, ogni volta in cui sentono il bisogno di un’ispirazione positiva, efficace.
La morale è sempre questa: come leggere Jane Austen e salvarsi la vita.
E no, non dico altro sulle chicche di questo film (non sono deliziose le incursioni nella fantascienza di cui è promotore Grigg?, al quale devo il sommo favore di avermi fatto scoprire la grande Ursula Le Guin!). E nulla dirò ovviamente sulle vicende delle protagoniste, lascio a chi mi legge e vedrà/ha già visto il film il divertimento di identificare in ognuna di loro i personaggi e i temi dei romanzi che li caratterizzano.
Aggiungo soltanto che oggi, probabilmente, non si coglie più la portata che questo film ebbe all’epoca (2007) sulle abitudini di Lettrici e Lettori (non solo di Jane Austen) in tutto il mondo. Fu l’ispiratore di una felice nuova primavera dei Gruppi di Lettura, che letteralmente esplosero come splendidi fiori di pagine scritte sui prati di tutto il pianeta, e continuano ancora oggi a vivere rigogliosi. La sua forza di fenomeno di costume, virtuoso e duraturo, è tale che ci sono circoli di lettrici/lettori che prendono il nome da questo film pur leggendo poco o per niente l’autrice a cui è dedicato. Il suo grande merito, quindi, è di aver favorito la lettura e la sua condivisione su scala planetaria.
Concludo dichiarando soltanto che Il Club di Jane Austen è un bel film perché non pretende di essere nulla di diverso da ciò che è, ovvero una commedia romantica, e nella sua onesta semplicità di buona fattura è deliziosamente coinvolgente e appagante – anche per chi nulla sa di Jane Austen (che qui, ne sono sicura, trova parecchi stimoli all’approfondimento). Più lo guardo e più mi piace – e più mi ci ritrovo, tanto che ormai questo film è diventato uno dei miei antidoti preferiti allo stress della vita moderna.
Dopo i romanzi di Jane Austen, ovviamente.
Una menzione d’onore per la colonna sonora, niente affatto scontata, piacevolissima, che pesca a piene mani dal repertorio musicale folk rock e indie di quegli anni, con artisti del calibro di Aimée Mann (la bellissima Save me che viene direttamente dal film Magnolia), Leslie Feist con So Sorry, Paolo Nutini e l’irresistibile New Shoes, solo per citarne alcuni esempi.
Buona visione e buona lettura, Janeite!
Raccomandazione
Nel DVD, tra gli extra c’è un’illuminante intervista alla regista/sceneggiatrice Robin Swicord che consiglio di guardare (ci sono anche i sottotitoli in italiano).
Per saperne di più
☞ Recensione del libro Jane Austen Book Club di Karen Joy Fowler da cui è (molto liberamente) tratto il film Il Club di Jane Austen Leggi
☞ Che cosa farebbe Jane – What Would Jane Do? (abbreviato: WWJD) un approfondimento su Un tè con Jane Austen Leggi
Scheda film
Il Club di Jane Austen (The Jane Austen Book Club) 2007, Sony Pictures (106 min.)
Regia e Sceneggiatura: Robin Swicord
Interpreti: Kathy Baker, Maria Bello, Emily Blunt, Amy Brenneman, Hugh Dancy, Maggie Grace, Lynn Redgrave, Jimmy Smits, Marc Blucas, Kevin Zegers, Gwendoline Yeo
Per ulteriori dettagli, vai alla pagina DA VEDERE, scorrendo verso il basso trovi la scheda del film.
Ho letto questo articolo con molto piacere e lo condivido in ogni suo aspetto. Avevo letto il libro prima dell’uscita del film e lo avevo trovato deludente ed insignificante. Il film invece è gradevole e delicato in ogni suo aspetto e, anche se trattasi di commedia romantica, offre numerosi spunti di riflessione, mantenendo un’aria dolcemente malinconica, pur nel rispetto di un lieto fine alla “maniera” di Jane, dove il risanamento delle situazioni non è voglia superficiale di vedere tutto in rosa, bensì autentica propensione a superare gli ostacoli della vita con una grande capacità di comprensione, giustificazione e perdono.
Grazie per questi spunti sempre brillanti.
Cara @Angela, la tua lettura del film aggiunge considerazioni preziose, soprattutto sul lieto fine, che secondo Jane Austen è sempre una conquista di crescita personale.
(Che peccato quel libro, vero?, un’ottima occasione sprecata)
Film visto una sola volta, anni fa, gradito molto e poi inspiegabilmente tralasciato. Ottimo articolo, mi hai convinta ad acquistare il DVD. Lettrice convinta, se devo tuttavia scegliere tra il libro e una BUONA trasposizione cinematografica, il film vince sempre – perché soddisfa più di un senso, e perché adoro il cinema.
Buon proseguimento!
Grazie del tuo commento da appassionata di cinema, @Angela! E quando avrai rivisto il film, non esitare a ripassare di qui a raccontare com’è andata.